05 aprile 2017
Aggiornamenti e focus
Più social media, più isolamento sociale
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Facebook, Twitter, Google+, Youtube e molti altri social network che, almeno in teoria, dovrebbero servire per mantenere i contatti tra le persone e per conoscerne di nuove rischiano di aumentare il senso di isolamento sociale di chi li utilizza.
È quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista American journal of preventive medicine che ha coinvolto poco meno di 1.800 statunitensi tra 19 e 32 anni, parte di un campione rappresentativo del 97 per cento della popolazione Usa.
«Sentirsi isolati dal punto di vita sociale è associato a problemi di salute importanti» spiega Brian Primack, direttore dello University of Pittsburgh's center for research on media, technology, and health e primo autore dell'articolo. «I social media, piattaforme molto utilizzate dai giovani adulti, potrebbero rappresentare uno strumento importante contro l'isolamento sociale» continua l'autore, che assieme ai colleghi ha valutato l'associazione tra utilizzo di diverse piattaforme social e senso di isolamento sociale negli utilizzatori.
E a conti fatti dallo studio è emerso un risultato in un certo senso paradossale: chi utilizzava di più i social media - sia in termini di tempo totale di utilizzo sia di frequenza dell'uso - vedeva raddoppiate o triplicate le proprie probabilità di sentirsi socialmente isolato. «Questo studio sottolinea che i social network, pur avendo un potenziale importante per limitare l'isolamento sociale, non sono la panacea di tutti i mali in questo senso» afferma Primack, ricordando alcune domande ancora senza risposta quando si parla di effetto dei social media sull'isolamento sociale.
«Innanzitutto sarebbe opportuno distinguere tra le diverse piattaforme social: essere attivi su Facebook potrebbe avere un significato diverso rispetto ad esserlo su Snapchat» spiega e poi conclude: «E inoltre lo studio non ci ha permesso di identificare la direzione di questa associazione tra social network e isolamento sociale: forse chi si sente socialmente isolato si dedica ai social media per cercare di cambiare le cose».
Fonte: Am J Prev Med. 2017 Feb 24. pii: S0749-3797(17)30016-8. doi: 10.1016/j.amepre.2017.01.010
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
È quanto emerge da uno studio recentemente pubblicato sulla rivista American journal of preventive medicine che ha coinvolto poco meno di 1.800 statunitensi tra 19 e 32 anni, parte di un campione rappresentativo del 97 per cento della popolazione Usa.
«Sentirsi isolati dal punto di vita sociale è associato a problemi di salute importanti» spiega Brian Primack, direttore dello University of Pittsburgh's center for research on media, technology, and health e primo autore dell'articolo. «I social media, piattaforme molto utilizzate dai giovani adulti, potrebbero rappresentare uno strumento importante contro l'isolamento sociale» continua l'autore, che assieme ai colleghi ha valutato l'associazione tra utilizzo di diverse piattaforme social e senso di isolamento sociale negli utilizzatori.
E a conti fatti dallo studio è emerso un risultato in un certo senso paradossale: chi utilizzava di più i social media - sia in termini di tempo totale di utilizzo sia di frequenza dell'uso - vedeva raddoppiate o triplicate le proprie probabilità di sentirsi socialmente isolato. «Questo studio sottolinea che i social network, pur avendo un potenziale importante per limitare l'isolamento sociale, non sono la panacea di tutti i mali in questo senso» afferma Primack, ricordando alcune domande ancora senza risposta quando si parla di effetto dei social media sull'isolamento sociale.
«Innanzitutto sarebbe opportuno distinguere tra le diverse piattaforme social: essere attivi su Facebook potrebbe avere un significato diverso rispetto ad esserlo su Snapchat» spiega e poi conclude: «E inoltre lo studio non ci ha permesso di identificare la direzione di questa associazione tra social network e isolamento sociale: forse chi si sente socialmente isolato si dedica ai social media per cercare di cambiare le cose».
Fonte: Am J Prev Med. 2017 Feb 24. pii: S0749-3797(17)30016-8. doi: 10.1016/j.amepre.2017.01.010
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