16 luglio 2004
Aggiornamenti e focus
Pustole da piercing
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Uno degli effetti del clima estivo può essere il riacutizzarsi di fenomeni allergici o simil-allergici. E il caso della dermatite da contatto dovuta al nickel. Questo metallo è ormai ubiquitario, visto che se è intuitiva la sua presenza in gioielli da piercing, fibbie di cinturini di orologi e bigiotteria varia, è presente anche in cosmetici (articoli per il make-up ma anche saponi e detergenti). Quale sia il ruolo del caldo è stato spiegato, assieme ad altri aspetti interessanti, in una recente conferenza stampa. Come ha detto il professor Antonino Di Pietro, dermatologo e presidente dellISPLAD (International Society of Plastic and Aesthetic Dermatology) il sudore è uno degli agenti che contribuisce a ''liberare'' il nickel dalle leghe metalliche, così come dalla matrice degli altri prodotti in cui è contenuto. ''Peraltro nel presentarsi della reazione allergica, oltre al contatto con il cinturino dellorologio o con il detergente conta anche lesposizione totale cui è soggetta la persona. Infatti il nickel tende ad accumularsi nellorganismo, anche attraverso alcuni alimenti, specie quelli in scatola, e attraverso lacqua, a causa dellinquinamento del suolo ma anche della cessione allacqua del metallo da parte di tubature e condotte''.
Casi in aumento
In effetti il ruolo del nickel nelle manifestazioni dermatologiche è inascesa: oggi in Europa si stima che siano sensibili al nickel dall8 al 15% delle donne e dall1 al 3% degli uomini. Ovviamente le percentuali possono variare in funzione delle fasce detà e quindi delle abitudini. E ovviamente probabile che vi sia una predisposizione genetica allo sviluppo di questo disturbo, ma è chiaro che vi è un evento scatenante, cioè la sensibilizzazione. Per esempio, in unaltra statistica, le ragazze tra 8 e 15 anni con i lobi forati sono risultate sensibili al nickel nel 15% dei casi contro il 2% di quelle che non si erano fatte praticare i fori. Infatti il contatto prolungato tra lorecchino contenente nickel e la parete del foro in via di guarigione facilita enormemente il passaggio di particelle del metallo nel sangue, con il successivo riconoscimento da parte del sistema immunitario, meccanismo che è alla base di tutte queste manifestazioni.
Di qui limportanza di arrivare a prodotti nickel-free: per evitare le crisi nelle persone già sensibili ma anche la sensibilizzazione di chi ancora non lo è.
L'orecchino, ma anche il fard
Se realizzare gioielli senza questo elemento è relativamente semplice, il discorso cambia un po con i cosmetici.''Il metallo può essere presente o perchè cè nelle materie prime impiegate o perchè ceduto dai macchinari durante la produzione'' ha puntualizzato la Dottoressa Laura Pecis, responsabile medico diBio-Nike. ''Non esistono riferimenti internazionali o altre norme che stabiliscano un tetto per questa contaminazione, fatta eccezione per una direttiva della Comunità Europea del 1994, che fissa in 20 parti per milione il limite da non superare''. Tuttavia questa soglia è già abbastanza alta, se si pensa che nei soggetti già sensibilizzati un valore di 1 ppm è già sufficiente a provocare i sintomi.''Per evitare o ridurre al minimo la presenza di nickel nei cosmetici si deve agire su più fronti: impiegare acciai speciali nei macchinari, selezionare le materie prime e preparare formulazioni dei diversi prodotti capaci di''trattenere'' il metallo anzichè rilasciarlo alla cute. Se per i detergenti il lavoro è relativamente più semplice, il discorso cambia per il make-up''. Infatti, anche una recente indagine dellARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) del Piemonte ha mostrato che il contenuto è più elevato in prodotti come il mascara, le tinture e i rossetti, cioè quelli in cui maggiore è il contenuto dei pigmenti, spesso a base metallica. Formulare adeguatamente un prodotto, ha detto ancora la dottoressa Pecis, richiede molto tempo e test in vitro e in vivo, senza contare le prove che consentono di valutare in quanto tempo e in quale quantità il nickel viene estratto dalla matrice che lo contiene sotto lazione degli agenti esterni. Insomma un buon cosmetico, in tempi di intolleranze rampanti, non si improvvisa.
Sveva Prati
Fonte
Conferenza stampa Nickel e allergie. Milano 7 luglio 2004
Salute oggi:
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Casi in aumento
In effetti il ruolo del nickel nelle manifestazioni dermatologiche è inascesa: oggi in Europa si stima che siano sensibili al nickel dall8 al 15% delle donne e dall1 al 3% degli uomini. Ovviamente le percentuali possono variare in funzione delle fasce detà e quindi delle abitudini. E ovviamente probabile che vi sia una predisposizione genetica allo sviluppo di questo disturbo, ma è chiaro che vi è un evento scatenante, cioè la sensibilizzazione. Per esempio, in unaltra statistica, le ragazze tra 8 e 15 anni con i lobi forati sono risultate sensibili al nickel nel 15% dei casi contro il 2% di quelle che non si erano fatte praticare i fori. Infatti il contatto prolungato tra lorecchino contenente nickel e la parete del foro in via di guarigione facilita enormemente il passaggio di particelle del metallo nel sangue, con il successivo riconoscimento da parte del sistema immunitario, meccanismo che è alla base di tutte queste manifestazioni.
Di qui limportanza di arrivare a prodotti nickel-free: per evitare le crisi nelle persone già sensibili ma anche la sensibilizzazione di chi ancora non lo è.
L'orecchino, ma anche il fard
Se realizzare gioielli senza questo elemento è relativamente semplice, il discorso cambia un po con i cosmetici.''Il metallo può essere presente o perchè cè nelle materie prime impiegate o perchè ceduto dai macchinari durante la produzione'' ha puntualizzato la Dottoressa Laura Pecis, responsabile medico diBio-Nike. ''Non esistono riferimenti internazionali o altre norme che stabiliscano un tetto per questa contaminazione, fatta eccezione per una direttiva della Comunità Europea del 1994, che fissa in 20 parti per milione il limite da non superare''. Tuttavia questa soglia è già abbastanza alta, se si pensa che nei soggetti già sensibilizzati un valore di 1 ppm è già sufficiente a provocare i sintomi.''Per evitare o ridurre al minimo la presenza di nickel nei cosmetici si deve agire su più fronti: impiegare acciai speciali nei macchinari, selezionare le materie prime e preparare formulazioni dei diversi prodotti capaci di''trattenere'' il metallo anzichè rilasciarlo alla cute. Se per i detergenti il lavoro è relativamente più semplice, il discorso cambia per il make-up''. Infatti, anche una recente indagine dellARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) del Piemonte ha mostrato che il contenuto è più elevato in prodotti come il mascara, le tinture e i rossetti, cioè quelli in cui maggiore è il contenuto dei pigmenti, spesso a base metallica. Formulare adeguatamente un prodotto, ha detto ancora la dottoressa Pecis, richiede molto tempo e test in vitro e in vivo, senza contare le prove che consentono di valutare in quanto tempo e in quale quantità il nickel viene estratto dalla matrice che lo contiene sotto lazione degli agenti esterni. Insomma un buon cosmetico, in tempi di intolleranze rampanti, non si improvvisa.
Sveva Prati
Fonte
Conferenza stampa Nickel e allergie. Milano 7 luglio 2004
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