Il neo della disinformazione

03 novembre 2004
Aggiornamenti e focus

Il neo della disinformazione



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Per quanto se ne parli non se parla mai abbastanza, o per lo meno abbastanza perchè siano in molti, se non la maggioranza, a conoscere i rischi del melanoma. Infatti non si direbbe che gli italiani siano molto ben informati sui comportamenti a rischio e su cosa fare in caso di sospetto. Per ora non è il caso di generalizzare ma la ricerca condotta dallAeronautica militare italiana in collaborazione con la Clinica dermatologica delluniversità La Sapienza di Roma, su un campione abbastanza ampio denuncia una disinformazione che dovrebbe far riflettere.

Risposta deludente
In una edizione precedente, nel 2001, erano stati intervistati 8690 reclute militari tra i 18 e i 20 anni, questa volta altri 1160 tra i 20 e i 50 anni. Si tratta di persone con un livello di istruzione alto che per lavoro sono considerate categoria a rischio, in quanto esposti più di altri alle radiazioni solari in quota. Con un totale di nove mila soggetti, la risposta che si ottiene è purtroppo sempre la stessa, pochi sanno che il melanoma è il tumore più diffuso nella razza bianca e pochi si proteggono adeguatamente o controllano lesioni sospette. I piloti in particolare, per quanto in voloindossino un abbigliamento adeguato e usino aerei schermati, nella quotidianità non osservano particolari norme di protezione, come se dimenticassero o semplicemente non fossero consapevoli dei danni provocati dalle radiazioni solari.

Poche informazioni e pure scorrette
In realtà la metà degli intervistati (53%) conosce o ha avuto modo di leggere gli opuscoli delle campagne informative, ma di questa percentuale solo metà (55%) usa creme solari per proteggersi e la maggior parte (73%) non fa un controllo periodico dei nei. E quelli che lo fanno (27%) non sempre sirivolgono ai professionisti giusti, infatti se l80% va dal dermatologo è abbastanza allarmante che ci sia un 4% che chiede consiglio allestetista, allistruttore della palestra o al responsabile di un centro abbronzante. Una maggior attenzione alla prevenzione si osserva nelle persone che hanno avuto casi di melanoma in famiglia ocolpite dalla malattia oppure in persone i cui figli hanno preso parte a una campagna di informazione condotta a scuola.Ma la disinformazione interessa anche le procedure con cui agire in caso di lesioni sospette, per esempio il 9% degli intervistati ritiene che lasportazione di un neo sia pericolosa e il 53% non sa dire se questo pericolo ci sia o meno. Infine, il 44% dichiara di aver avuto più di una scottatura della pelle ma di questi solo il 57% è al corrente delle campagne di informazione in merito, tramite le quali saprebbe che la scottatura è un importante fattore di rischio.
Eppure basta veramente poco perchè le indagini diagnostiche non sono complicate è sufficiente una visita specialistica dermatologica per scoprire in tempo un tumore cutaneo. Ma la mancanza di informazione e linsufficienza di quella che cè, per quanto riscontrata in un campione un po particolare dovrebbero far riflettere sullinefficacia della comunicazione istituzionale rispetto ai rischi di melanoma. Servono nuovi strumenti e nuove idee per trasmettere da un lato limportanza della prevenzione e dallaltro la facilità con cui questa si può realizzare.

Simona Zazzetta

Fonti

Adnkronos Salute. 27/10/2004



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