19 giugno 2017
Interviste
L’uso di internet può causare dipendenza. Chi è a rischio e come capirlo
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La pressione aumenta e i battiti cardiaci diventano veloci; a questo si associa ansia e talvolta si può arrivare alla depressione. Sembra la descrizione di una sindrome da astinenza causata dall'uso di alcol o droghe, invece si tratta degli effetti che si verificano su alcune persone quando sono costrette a smettere di utilizzare internet.
Questi sintomi sono stati riscontrati in uno studio condotto in collaborazione tra le università di Swansea, nel Regno Unito, e di Milano e pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Plos One.
I ricercatori hanno verificato che alcune persone che utilizzano internet in maniera problematica subiscono dei veri e propri cambiamenti fisiologici quando "navigano" in rete, in accompagnamento alla sensazione di ansia e a effetti psicologici che erano già noti. Tali cambiamenti non si sono invece verificati per i partecipanti che non hanno mostrato problemi collegati all'utilizzo di Internet.
Queste variazioni, anche se non pongono un pericolo immediato per la vita, possono ridurre le risposte immunitarie e condurre a uno stato simile all'astinenza, che costringe a ricollegarsi alla rete per liberarsi dai sintomi. Chi sono le persone a rischio, e come difendersi da questo problema? Dica33 ne ha parlato con Roberto Truzoli, dell'Università di Milano, che ha guidato il gruppo di studio in Italia.
Professor Truzoli, come avete definito le persone con problemi con internet nel vostro campione? Vi siete basati sul tempo che si trascorre in rete?
«Abbiamo utilizzato un riferimento validato noto in letteratura, cioè un test, conosciuto come Internet Addiction Test, della dottoressa Kimberly Young. In questo test esiste un punteggio oltre il quale si considera il soggetto dipendente. Per valutare la dipendenza si tiene conto di diversi aspetti, tra i quali il tempo è uno di tanti parametri, ma non il più importante, perché chiaramente va calibrato in quanto molte persone trascorrono parecchio tempo collegate alla rete per questioni lavorative. I parametri più importanti sono altri, come l'aver tentato di disconnettersi senza successo o mentire sul tempo passato sul web, o ancora gli eventuali effetti negativi su sonno, alimentazione, relazioni, rendimento scolastico».
Avete individuato in particolare qualche gruppo di persone a rischio maggiore di altre?
«In generale abbiamo notato delle tendenze. Esiste una correlazione con l'età: le persone più giovani sono a rischio maggiore perché hanno più familiarità col mezzo, è innegabile, ma iniziamo a vedere anche qualcuno più in là negli anni, per esempio cinquantenni, con questi problemi. Un'altra tendenza è che ormai siamo alla parità tra uomini e donne anche in questo campo, mentre prima vi era una presenza soprattutto maschile nell'eccesso».
Che uso facevano di internet le persone che avete incluso nello studio?
«I partecipanti al nostro studio hanno usato internet in modo piuttosto tipico, ad esempio in prevalenza un buon 40 per cento navigava sui social media, e poi via via in percentuali discendenti leggevano le e-mail o facevano shopping, quindi confidiamo che questi risultati possano essere generalizzati. Per queste persone il meccanismo di astinenza portava a continuare a usare la rete come una sorta di ansiolitico per eliminare le sensazioni negative causate dal distacco dal mezzo. Tuttavia, ci sono persone che usano internet in altri modi e se parliamo di pornografia o gioco d'azzardo online, probabilmente si entra più nel campo della ricerca di una sensazione che di quello dell'astinenza».
Quando è il caso di "staccare la spina"? Come accorgersi che esiste un problema?
«La dipendenza da internet non va sottovalutata, perché crea problemi sociali e come abbiamo visto nello studio anche fisici. Bisogna staccare la spina quando ci si accorge di ricercare anche mentalmente in modo eccessivo il collegamento con internet, si sente un bisogno di trascorrere sempre più tempo in rete per ottenere soddisfazione, vi è una riduzione di interesse per altre attività nella vita reale, si hanno più relazioni online che nella realtà, fino ad arrivare all'assenza di relazioni dirette con importante isolamento, e si verificano sintomi come agitazione psicomotoria, ansia, pensieri ossessivi su cosa accade online. Inoltre spesso le persone con problemi cadono nell'impossibilità di interrompere o di tenere sotto controllo l'uso di internet, e continuano a utilizzarlo nonostante sia chiaramente per loro la causa di problemi sociali, lavorativi, psicologici».
Susanna Guzzetti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Questi sintomi sono stati riscontrati in uno studio condotto in collaborazione tra le università di Swansea, nel Regno Unito, e di Milano e pubblicato recentemente sulla rivista scientifica Plos One.
I ricercatori hanno verificato che alcune persone che utilizzano internet in maniera problematica subiscono dei veri e propri cambiamenti fisiologici quando "navigano" in rete, in accompagnamento alla sensazione di ansia e a effetti psicologici che erano già noti. Tali cambiamenti non si sono invece verificati per i partecipanti che non hanno mostrato problemi collegati all'utilizzo di Internet.
Queste variazioni, anche se non pongono un pericolo immediato per la vita, possono ridurre le risposte immunitarie e condurre a uno stato simile all'astinenza, che costringe a ricollegarsi alla rete per liberarsi dai sintomi. Chi sono le persone a rischio, e come difendersi da questo problema? Dica33 ne ha parlato con Roberto Truzoli, dell'Università di Milano, che ha guidato il gruppo di studio in Italia.
Professor Truzoli, come avete definito le persone con problemi con internet nel vostro campione? Vi siete basati sul tempo che si trascorre in rete?
«Abbiamo utilizzato un riferimento validato noto in letteratura, cioè un test, conosciuto come Internet Addiction Test, della dottoressa Kimberly Young. In questo test esiste un punteggio oltre il quale si considera il soggetto dipendente. Per valutare la dipendenza si tiene conto di diversi aspetti, tra i quali il tempo è uno di tanti parametri, ma non il più importante, perché chiaramente va calibrato in quanto molte persone trascorrono parecchio tempo collegate alla rete per questioni lavorative. I parametri più importanti sono altri, come l'aver tentato di disconnettersi senza successo o mentire sul tempo passato sul web, o ancora gli eventuali effetti negativi su sonno, alimentazione, relazioni, rendimento scolastico».
Avete individuato in particolare qualche gruppo di persone a rischio maggiore di altre?
«In generale abbiamo notato delle tendenze. Esiste una correlazione con l'età: le persone più giovani sono a rischio maggiore perché hanno più familiarità col mezzo, è innegabile, ma iniziamo a vedere anche qualcuno più in là negli anni, per esempio cinquantenni, con questi problemi. Un'altra tendenza è che ormai siamo alla parità tra uomini e donne anche in questo campo, mentre prima vi era una presenza soprattutto maschile nell'eccesso».
Che uso facevano di internet le persone che avete incluso nello studio?
«I partecipanti al nostro studio hanno usato internet in modo piuttosto tipico, ad esempio in prevalenza un buon 40 per cento navigava sui social media, e poi via via in percentuali discendenti leggevano le e-mail o facevano shopping, quindi confidiamo che questi risultati possano essere generalizzati. Per queste persone il meccanismo di astinenza portava a continuare a usare la rete come una sorta di ansiolitico per eliminare le sensazioni negative causate dal distacco dal mezzo. Tuttavia, ci sono persone che usano internet in altri modi e se parliamo di pornografia o gioco d'azzardo online, probabilmente si entra più nel campo della ricerca di una sensazione che di quello dell'astinenza».
Quando è il caso di "staccare la spina"? Come accorgersi che esiste un problema?
«La dipendenza da internet non va sottovalutata, perché crea problemi sociali e come abbiamo visto nello studio anche fisici. Bisogna staccare la spina quando ci si accorge di ricercare anche mentalmente in modo eccessivo il collegamento con internet, si sente un bisogno di trascorrere sempre più tempo in rete per ottenere soddisfazione, vi è una riduzione di interesse per altre attività nella vita reale, si hanno più relazioni online che nella realtà, fino ad arrivare all'assenza di relazioni dirette con importante isolamento, e si verificano sintomi come agitazione psicomotoria, ansia, pensieri ossessivi su cosa accade online. Inoltre spesso le persone con problemi cadono nell'impossibilità di interrompere o di tenere sotto controllo l'uso di internet, e continuano a utilizzarlo nonostante sia chiaramente per loro la causa di problemi sociali, lavorativi, psicologici».
Susanna Guzzetti
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