Marcata leucoencefalopatia cronica microvascolare

12 giugno 2024

Marcata leucoencefalopatia cronica microvascolare


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30 maggio 2024

Marcata leucoencefalopatia cronica microvascolare

Buongiorno, ho 56 anni e ad aprile 2023 ho avuto ictus talamo capsulare destro e ancora porto le conseguenze fisiche (difficoltà a camminare per parastesia gamba sx e ad usare mano sinistra) e psicologici (depressione, ansia, problemi di concentrazione e memoria ). 10 giorni fa ho avuto un disturbo visivo occhio sinistro che mi ha costretto ad andare al pronto soccorso. Nel campo visivo ho una macchia nell'occhio ed è correlata all'ictus che ho avuto. Dalla Tac senza mezzo di contrasto non è emerso niente di nuovo rispetto alla risonanza magnetica fatta durante il ricovero. Ho prenotato una risonanza magnetica per stare più tranquilla dietro consigliio del neurologo. Ed è emerso questo : marcata leucoencefalopatia microvascolare cronica (Fazekas 3) con piccolo esito infartuale talamico destro. Multiple alterazioni di segnale della sostanza bianca dei centri semi ovali, delle corone radiate che tendono alla confluenza, delle regioni capsulo lenticolari. Non alterazioni di segnale dei nervi ottici. Ho casi di Parkison in famiglie (zio di primo grado e un fratello). Mio padre ha avuto un ictus a 56 anni e vari attacchi ischemici. Non ha sviluppato ne' parkinson né demenza ed è deceduto a 90 anni. Ho paura tanta. In attesa di celere riscontro porgo cordiali saluti. Ho già scritto questa stessa richiesa. Se cortesemente mi potete rispondere ringrazio infinitamente.

Risposta del 12 giugno 2024

Risposta a cura di:
Dott. LORENZO FONTANELLI


Gentilissima, i reperti RM, oltre ad evidenziare l'esito dell'ictus talamico mostra gli esiti di un'alterazione microvascolare diffusa (quella che viene chiamata nel referto "leucoencefalopatia microvascolare cronica"). Frequentemente tale patologia è associata all'ipertensione (le piccole arterie cerebrali, a seguito dell'ipertensione prolungata si ispessiscono fino a ridurre il proprio calibro e, nel tempo, si obliterano) e il controllo dei fattori di rischio cardiovascolari (pressione arteriosa, colesterolo) riduce il rischio di progressione. In altre situazioni la causa può trovarsi altrove (alcuni casi possono avere riscontro genetico). Le consiglio di parlare con il suo neurologo di riferimento che saprà indirizzarla verso l'interpretazione più corretta di questo risultato, tenendo conto l'intera sua storia clinica. Riguardo ai disturbi di concentrazione, questi possono essere abbastanza frequenti in questi casi e, purtroppo, tendono ad essere aggravati dallo stato ansioso. Anche qui un consulto con il suo neurologo la aiuterà per trovare una possibile soluzione. Cordiali Saluti, Lorenzo Fontanelli


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