Trigliceridi alti, un occhio alla dieta e uno alla genetica

06 novembre 2017
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Trigliceridi alti, un occhio alla dieta e uno alla genetica



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Il livello di trigliceridi nel sangue rappresenta uno dei marcatori di salute più noti anche per chi non è esperto di medicina e oggi uno studio dimostra che tali livelli dipendono dal nostro Dna, ma anche dal cibo che portiamo in tavola ogni giorno. «Ormai da tempo sappiamo che la genetica non è qualcosa di immutabile o un destino al quale non si può sfuggire» spiegano gli autori dell'articolo pubblicato sulla rivista Journal of nutrigenetics and nutrigenomics che poi aggiungono: «I risultati di questa analisi confermano che possiamo fare molto con i nostri comportamenti quotidiani per prenderci cura della nostra salute, anche quando il Dna è potenzialmente sfavorevole».

Tra polimorfismi genetici e zucchero


I ricercatori dell'Università dell'Illinois (Stati Uniti) guidati da Katie Robinson, assieme ai colleghi della Università di San Luis Potosi in Messico hanno coinvolto nel loro recente studio un gruppo di 641 giovani adulti messicani di età compresa tra 18 e 25 anni. «Questa ricerca fa parte di un progetto che punta a identificare i fattori genetici e ambientali legati all'obesità e alle condizioni di salute a essa correlate, un problema sempre più preoccupante in Messico, come del resto in molte aree del mondo» precisa Robinson.
In particolare l'attenzione dei ricercatori è stata rivolta a una proteina chiamata FetA, prodotta dal fegato e dal tessuto adiposo e che rappresenta un interessante legame tra infiammazione e diabete. Guardando nel dettaglio le varianti genetiche (polimorfismi) all'interno del gene dal quale la proteina FetA deriva, gli esperti hanno notato che una particolare variante era legata a un maggior rischio di avere livelli di trigliceridi elevati.
«L'associazione tra questo polimorfismo e i livelli di trigliceridi nel sangue dipende molto anche dall'alimentazione e dall'indice di massa corporea, ovvero il rapporto tra peso e altezza» spiega Robinson, ricordando che avere un peso nella norma aiuta a tenere a bada i livelli di grassi nel sangue anche se la genetica è sfavorevole. Importante anche ciò che si sceglie di mettere nel piatto ogni giorno: troppi zuccheri aumentano i livelli di trigliceridi soprattutto in alcuni gruppi genetici. «Tutti dati che possono aiutare gli esperti a disegnare interventi di salute personalizzati per ciascun paziente» concludono gli autori.

Sindrome metabolica: trigliceridi e molto altro


I trigliceridi sono uno dei fattori da tenere in considerazione quando si parla di sindrome metabolica, una condizione sempre più diffusa sia tra gli adulti che tra i bambini e che aumenta notevolmente il rischio di numerose patologie, incluse malattie cardiovascolari e diabete.

La diagnosi di sindrome metabolica arriva quando sono presenti almeno tre delle seguenti condizioni:
  • circonferenza vita superiore a 88 cm per le donne e 102 per gli uomini
  • livelli di trigliceridi superiori a 150 mg/dl
  • colesterolo Hdl (quello buono) inferiore a 50 mg/dl per le donne e a 40 mg/dl per gli uomini
  • pressione sanguigna superiore a 130/85 mm Hg
  • glicemia a digiuno superiore a 100 mg/dl

I dati sulla diffusione della sindrome metabolica sono preoccupanti, ma c'è anche una buona notizia: con un corretto stile di vita basato su alimentazione sana e movimento molti di questi fattori di rischio possono essere modificati, tenendo alla larga molti problemi di salute.

Fonte: J Nutrigenet Nutrigenomics. 2017. doi: 10.1159/000478657




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