11 dicembre 2017
Aggiornamenti e focus
L’autolesionismo diventa digitale e passa dai social network
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Si tratta di vere e proprie "aggressioni digitali" contro se stessi, sempre più comuni tra i ragazzi adolescenti e che spesso rappresentano una richiesta di aiuto da parte dei ragazzi. «Negli anni gli esperti hanno imparato a dare importanza alle forme di "aggressione digitale" diffuse tra gli adolescenti e che rappresentano oggi una riconosciuta forma di bullismo definita cyberbullismo» esordisce Sameer Hinduja, professore alla Florida Atlantic university, co-direttore del Centro di ricerca sul cyberbullismo e autore di uno studio recentemente pubblicato sulla rivista Journal of adolescent health. «Oggi però sta emergendo una nuova forma di bullismo digitale nella quale bullo e vittima sono la stessa persona: è una sorta di autolesionismo nella quale un ragazzo pubblica in forma anonima immagini o testi che lo danneggiano in qualche modo» continua l'esperto che assieme ai colleghi ha cercato di comprendere dimensioni del problema e le ragioni alla base della sua diffusione.
Autolesionismo digitale
Analizzando le risposte a un sondaggio condotto nel 2016 su 5.593 studenti statunitensi di età compresa tra 12 e 17 anni, i ricercatori hanno scoperto che circa il 6 per cento degli intervistati aveva praticato l'autolesionismo digitale con una percentuale leggermente maggiore nei maschi rispetto alle femmine. Come precisano gli autori della ricerca, le ragioni che hanno portato gli adolescenti a pubblicare questo tipo di contenuti in rete sono molto diverse tra di loro. «I ragazzi hanno descritto le loro azioni come scherzi o come modo per attirare l'attenzione, mentre le ragazze hanno affermato di aver ceduto all'autolesionismo digitale perché si sentivano depresse o ferite psicologicamente» racconta Hinduja, spiegano che alcune delle molle di questo cyberbullismo sono le stesse che portano anche all'autolesionismo più classico (come odio verso se stessi, ricerca di attenzione, sintomi depressivi), mentre altre sono più tipiche della rete come sembrare divertenti o vedere se qualcuno reagisce alle "provocazioni". «Questi dati dimostrano che l'autolesionismo digitale è un nuovo problema del quale autorità scolastiche e istituzioni in genere devono tenere conto» concludono gli autori.
Journal of adolescent health, 2017. Doi: 10.1016/j.jadohealth.2017.06.012
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Autolesionismo digitale
Analizzando le risposte a un sondaggio condotto nel 2016 su 5.593 studenti statunitensi di età compresa tra 12 e 17 anni, i ricercatori hanno scoperto che circa il 6 per cento degli intervistati aveva praticato l'autolesionismo digitale con una percentuale leggermente maggiore nei maschi rispetto alle femmine. Come precisano gli autori della ricerca, le ragioni che hanno portato gli adolescenti a pubblicare questo tipo di contenuti in rete sono molto diverse tra di loro. «I ragazzi hanno descritto le loro azioni come scherzi o come modo per attirare l'attenzione, mentre le ragazze hanno affermato di aver ceduto all'autolesionismo digitale perché si sentivano depresse o ferite psicologicamente» racconta Hinduja, spiegano che alcune delle molle di questo cyberbullismo sono le stesse che portano anche all'autolesionismo più classico (come odio verso se stessi, ricerca di attenzione, sintomi depressivi), mentre altre sono più tipiche della rete come sembrare divertenti o vedere se qualcuno reagisce alle "provocazioni". «Questi dati dimostrano che l'autolesionismo digitale è un nuovo problema del quale autorità scolastiche e istituzioni in genere devono tenere conto» concludono gli autori.
Journal of adolescent health, 2017. Doi: 10.1016/j.jadohealth.2017.06.012
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