Le frontiere della ricerca su nutrizione e malattie neurodegenerative
Dall'intestino al cervello attraverso il nervo vago
La malattia di Parkinson potrebbe aver origine nell'intestino e diffondersi nel cervello attraverso il nervo vago, i ricercatori della Hopkins University di Baltimora riportano la loro ipotesi in un articolo pubblicato il 26 giugno 2019 sulla rivista Neuron.
Alcune ricerche in passato avevano evidenziato alterazioni del microbiota intestinale nei pazienti parkinsoniani e problemi intestinali anche prima dell'esordio della malattia.
"Poiché questo modello ha origine nell'intestino, è possibile utilizzarlo per studiare l'intero spettro e il decorso della patogenesi della malattia", afferma l'autore dello studio Ted Dawson, professore di neurologia. "Ad esempio, si potrebbero testare le terapie preventive nelle prime fasi pre-sintomatiche del morbo di Parkinson in un modello animale."
Ora gli scienziati studieranno in maniera approfondita in che modo il nervo consenta la risalita della molecola tossica nel cervello.
Mucuna pruriens
Tra i nuovi studi sugli alimenti, quello sugli effetti benefici dei semi di Mucuna sui pazienti Parkinson, sta trovando una vasta applicazione in Africa e nei Paesi poveri. La Mucuna pruriens è un legume che cresce spontaneamente nei Paesi tropicali e contiene alte percentuali dell'aminoacido Levodopa, la molecola di prima scelta nel trattamento della malattia di Parkinson. «Con gli studi sulla Mucuna siamo riusciti a trovare un prodotto naturale e nutrizionale che sta cambiando il futuro del trattamento della malattia per milioni di malati non abbienti - spiega Gianni Pezzoli, Presidente Associazione Italiana Parkinsoniani -. L'utilizzo della Mucuna, non autorizzato in Italia, rappresenta un'alternativa per i pazienti che vivono nei Paesi poveri e non possono sostenere i costi della terapia farmacologica».
Malattia di Parkinson
La sperimentazione nel campo della nutrizione nelle malattie neurodegenerative sta raggiungendo obiettivi rilevanti e nuovi studi dimostrano come i pazienti con malattia di Parkinson abbiano necessità di integratori nutrizionali di aminoacidi, vitamine (prevalentemente vitamina D) e omega 3, soprattutto durante la riabilitazione motoria. Nella ricerca sul rallentamento della progressione della malattia di Parkinson sono emerse nuove evidenze scientifiche che collegano l'attività del microbiota (l'insieme dei batteri che popola l'intestino) al rischio di sviluppare disturbi neurologici. «Il nostro gruppo di ricerca - spiega Roberto Cilia, neurologo del Centro Parkinson ASST G. Pini al CTO di Milano - ha recentemente studiato le caratteristiche del microbiota in una popolazione di quasi 200 pazienti con malattia di Parkinson (includendo anche pazienti in stadio iniziale e mai trattati con farmaci) e rari parkinsonismi atipici a confronto con oltre 100 individui sani. I nostri risultati non solo confermano l'ipotesi che il microbiota differisca significativamente tra pazienti e soggetti sani, ma anche che specifiche anomalie della flora batterica intestinale possano influenzare la progressione della malattia stessa».
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