15 ottobre 2018
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Stenosi aortica, terapie meno invasive con la procedura TAVI
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La stenosi aortica è una patologia cardiaca che comporta il restringimento della valvola aortica; questo impedisce il passaggio del sangue dal ventricolo sinistro all'aorta ascendente durante la sistole prima di immettersi nel sistema arterioso. L'apertura incompleta della valvola obbliga il ventricolo sinistro ad aumentare la pressione con il conseguente ingrossamento della parete cardiaca.
Si tratta di un problema che riguarda principalmente le persone al di sopra dei 65 anni e che può anche manifestarsi in assenza di sintomi con gravi conseguenze, fino alla morte improvvisa. Se non trattata la malattia progredisce; le stime a cinque anni dalla diagnosi indicano una mortalità superiore al 50%.
La diagnosi precoce è fondamentale ma nella maggior parte dei casi la malattia decorre senza sintomi fino al momento in cui la loro comparsa è indice di uno stadio già avanzato.
I sintomi della stenosi aortica sono dispnea da sforzo, cioè mancanza di respiro, dolore al petto durante uno sforzo e sincope, cioè svenimento improvviso.
Il progredire della patologia comporta la completa ostruzione della valvola dovuta, in assenza di cause congenite o infezioni che l'abbiano determinata, all'accumulo di sali di calcio a livello delle cuspidi, che divengono per il naturale processo di invecchiamento meno elastiche e più resistenti alle contrazioni sistoliche.
La terapia risolutiva per la stenosi aortica è l'intervento di sostituzione della valvola compromessa; ogni anno vengono eseguiti in Italia circa 17mila interventi che restituiscono al paziente una aspettativa di vita uguale a quella della popolazione generale.
Accanto all'intervento chirurgico tradizionale "a cuore aperto" da alcuni anni viene impiegata anche la procedura TAVI (Trancatheter aortic valve implantation) una tecnica non invasiva che permette di sostituire la valvola aortica attraverso l'arteria femorale, può essere eseguita senza anestesia totale e comporta una degenza di tre-quattro giorni.
La tecnica TAVI è stata messa a punto nel 2002 e introdotta in Italia nel 2007. Inizialmente è stata riservata solo ai casi per i quali l'intervento chirurgico tradizionale, che prevede incisione del torace e circolazione extracorporea a cuore fermo, non è indicato in quanto troppo rischioso. La tendenza è quella di estendere la procedura anche ad altre categorie di pazienti; nonostante i vantaggi, infatti, in Italia viene utilizzata meno che in altri paesi europei e si stima che ne abbiano beneficiato circa un terzo dei pazienti che avrebbero potuto essere trattati in questo modo.
Allo scopo di sensibilizzare la comunità scientifica e la popolazione sul tema della stenosi aortica nasce TAVI è VITA , un progetto divulgativo e formativo che prevede anche weekend della salute dedicati ai cittadini, oltre che tavoli di lavoro in ambito medico-sanitario. Il progetto verrà avviato dapprima in Piemonte e Campania e a seguire in altre regioni. Obiettivo del progetto, realizzato da Gise (Società italiana di cardiologia interventistica) in collaborazione con Sic (Società italiana di cardiologia) e Sicch (Società italiana di chirurgia cardiaca) anche quello di sensibilizzare i medici del territorio al riconoscimento della patologia e diffondere i dati attuali sulla sicurezza della procedura in un numero più ampio di pazienti.
Stefania Cifani
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Si tratta di un problema che riguarda principalmente le persone al di sopra dei 65 anni e che può anche manifestarsi in assenza di sintomi con gravi conseguenze, fino alla morte improvvisa. Se non trattata la malattia progredisce; le stime a cinque anni dalla diagnosi indicano una mortalità superiore al 50%.
La diagnosi precoce è fondamentale ma nella maggior parte dei casi la malattia decorre senza sintomi fino al momento in cui la loro comparsa è indice di uno stadio già avanzato.
I sintomi della stenosi aortica sono dispnea da sforzo, cioè mancanza di respiro, dolore al petto durante uno sforzo e sincope, cioè svenimento improvviso.
Il progredire della patologia comporta la completa ostruzione della valvola dovuta, in assenza di cause congenite o infezioni che l'abbiano determinata, all'accumulo di sali di calcio a livello delle cuspidi, che divengono per il naturale processo di invecchiamento meno elastiche e più resistenti alle contrazioni sistoliche.
La tecnica TAVI
La terapia risolutiva per la stenosi aortica è l'intervento di sostituzione della valvola compromessa; ogni anno vengono eseguiti in Italia circa 17mila interventi che restituiscono al paziente una aspettativa di vita uguale a quella della popolazione generale.
Accanto all'intervento chirurgico tradizionale "a cuore aperto" da alcuni anni viene impiegata anche la procedura TAVI (Trancatheter aortic valve implantation) una tecnica non invasiva che permette di sostituire la valvola aortica attraverso l'arteria femorale, può essere eseguita senza anestesia totale e comporta una degenza di tre-quattro giorni.
La tecnica TAVI è stata messa a punto nel 2002 e introdotta in Italia nel 2007. Inizialmente è stata riservata solo ai casi per i quali l'intervento chirurgico tradizionale, che prevede incisione del torace e circolazione extracorporea a cuore fermo, non è indicato in quanto troppo rischioso. La tendenza è quella di estendere la procedura anche ad altre categorie di pazienti; nonostante i vantaggi, infatti, in Italia viene utilizzata meno che in altri paesi europei e si stima che ne abbiano beneficiato circa un terzo dei pazienti che avrebbero potuto essere trattati in questo modo.
Il progetto TAVI è VITA
Allo scopo di sensibilizzare la comunità scientifica e la popolazione sul tema della stenosi aortica nasce TAVI è VITA , un progetto divulgativo e formativo che prevede anche weekend della salute dedicati ai cittadini, oltre che tavoli di lavoro in ambito medico-sanitario. Il progetto verrà avviato dapprima in Piemonte e Campania e a seguire in altre regioni. Obiettivo del progetto, realizzato da Gise (Società italiana di cardiologia interventistica) in collaborazione con Sic (Società italiana di cardiologia) e Sicch (Società italiana di chirurgia cardiaca) anche quello di sensibilizzare i medici del territorio al riconoscimento della patologia e diffondere i dati attuali sulla sicurezza della procedura in un numero più ampio di pazienti.
Stefania Cifani
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