Gotta, una malattia antica tornata di grande attualità
Perché ci si ammala di gotta
Sfortunatamente la gotta è ancora oggi sottodiagnosticata e sottotrattata, come confermano recenti studi. È importante per prima cosa tenere sotto controllo i livelli di acido urico, anche in assenza di sintomi, poiché i primi attacchi possono manifestarsi anche a distanza di anni dal momento in cui si è riscontrata una condizione iperuricemica. Bisogna inoltre tenere ben presente che la gotta si può manifestare anche con sintomi meno evidenti del tipico attacco infiammatorio estremamente doloroso, come ad esempio dolori articolari, e quindi non essere facilmente riconosciuta. Infine la malattia è caratterizzata da lunghi periodi asintomatici, durante i quali tuttavia la malattia progredisce silenziosamente. Un intervento tempestivo è quindi necessario per evitare gravi conseguenze, considerando anche il rischio più alto per chi ne soffre di andare incontro ad altre malattie di rilevante impatto per la salute, come quelle renali, cardiovascolari e il diabete.
Che disturbi dà la gotta
Il disturbo più comune della malattia è un dolore molto forte e improvviso che colpisce più frequentemente le articolazioni del piede, in particolare dell'alluce, ma anche quelle di caviglia, ginocchio, polso e gomito, e che di solito si manifesta durante le ore serali o di notte. La parte interessata appare gonfia e calda, ricoperta da una cute arrossata e tesa, ed è talmente sensibile che può bastare un semplice sfioramento o una pressione molto lieve (come il contatto con le lenzuola) per scatenare il dolore.
Come si cura la gotta
Se identificata per tempo e trattata adeguatamente, la gotta può essere controllata. Il trattamento della gotta prevede che durante l'attacco acuto vengano usati farmaci anti-infiammatori, che servono a trattare il dolore e l'infiammazione nella fase acuta. Ben più importante è però il trattamento cronico della causa della malattia, l'iperuricemia. Per il trattamento dell'iperuricemia, si ricorre a farmaci ipouricemizzanti, cioè in grado di abbassare e mantenere il livello di uricemia sempre al di sotto di 6,0 mg/dl (5,0 mg/dl nelle forme più gravi), come raccomandato dalle linee guida europee. Per prevenire gli attacchi e le altre conseguenze nel lungo termine, è necessario continuare la terapia nel tempo e monitorare regolarmente i livelli di uricemia, anche nelle fasi in cui non sono presenti i sintomi.
Claudio Buono
Articolo realizzato con il contributo educazionale di Grünenthal Italia
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