13 luglio 2020
Aggiornamenti e focus
Mangiare sano previene le malattie cardiovascolari anche con modelli alimentari diversi
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Uno studio pubblicato su Jama Internal Medicine suggerisce che un maggior aderenza a diversi modelli dietetici sani è associata a un minor rischio di malattie cardiovascolari (Cvd). «Queste scoperte supportano le raccomandazioni del Dietary Guidelines for Americans 2015-2020, secondo cui multipli modelli alimentari sani possono essere adattati alle tradizioni e alle preferenze alimentari individuali» scrive Zhilei Shan, primo autore dello studio.
Nell'indagine sono stati inclusi individui da 3 ampi studi di coorte con un follow-up fino a 32 anni, per un totale di oltre 165.000 donne (dal Nurses' Health Study e dal Nurses' Health Study II) e oltre 43.000 uomini (dal Health Professionals Follow-up Study).
Anche se le associazioni con il rischio Cvd dei singoli nutrienti o alimenti erano già state esaminate, è importante ricordare che questi vengono consumati in numerose combinazioni. Shan e colleghi si sono chiesti quindi se diversi modelli alimentari sani fossero associati al rischio Cvd a lungo termine.
Le informazioni dietetiche dei partecipanti sono state raccolte ogni 2-4 anni e sono stati ricavati i punteggi alimentari per 4 modelli: Healthy Eating Index-2015 (Hei-2015), Alternate Mediterranean Diet Score (Amed), Healthful Plant-Based Diet Index (Hpdi) e Alternate Healthy Eating Index (Ahei). Durante 5.257.190 anni-persona di follow-up, sono stati documentati 23.366 casi incidenti di Cvd, di cui 18.092 di malattia coronarica (Chd) e 5.687 ictus (alcuni individui hanno avuto entrambi).
Dal confronto tra i quintili più alto e più basso sono stati osservati hazard ratio (Hr) aggregati aggiustati per multivariabili di Cvd pari a 0,83 per Hei-2015, a 0,83 per Amed, a 0,86 per Hpdi e a 0,79 per Ahei. Inoltre, un punteggio dietetico maggiore del 25° percentile è stato associato a una percentuale compresa tra 10% e 20% di minor rischio di Cvd (Hr aggregato rispettivamente di 0,80, 0,90; 0,86 e 0,81).
I punteggi dietetici sono risultati associati in modo statisticamente significativo a minor rischio di Chd e ictus quando considerati separatamente. Inoltre, gli autori hanno mostrato, in analisi stratificate per etnia e altri potenziali fattori di rischio per Cvd, che le associazioni tra i punteggi dietetici e il rischio di Cvd era coerente nella maggior parte dei sottogruppi. «Questi risultati supportano il concetto che gli individui possano scegliete differenti modelli alimentari sani basati sulle loro personali tradizioni o preferenze per prevenire le Cvd» spiegano. Lo studio ha diversi limiti, tra cui il fatto che la valutazione dietetica è stata basata su auto-segnalazione dei partecipanti.
Fonte: Doctor33
Jama Intern Med. 2020. Doi: 10.1001/jamainternmed.2020.2176
https://doi.org/10.1001/jamainternmed.2020.2176
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Nell'indagine sono stati inclusi individui da 3 ampi studi di coorte con un follow-up fino a 32 anni, per un totale di oltre 165.000 donne (dal Nurses' Health Study e dal Nurses' Health Study II) e oltre 43.000 uomini (dal Health Professionals Follow-up Study).
Anche se le associazioni con il rischio Cvd dei singoli nutrienti o alimenti erano già state esaminate, è importante ricordare che questi vengono consumati in numerose combinazioni. Shan e colleghi si sono chiesti quindi se diversi modelli alimentari sani fossero associati al rischio Cvd a lungo termine.
Le informazioni dietetiche dei partecipanti sono state raccolte ogni 2-4 anni e sono stati ricavati i punteggi alimentari per 4 modelli: Healthy Eating Index-2015 (Hei-2015), Alternate Mediterranean Diet Score (Amed), Healthful Plant-Based Diet Index (Hpdi) e Alternate Healthy Eating Index (Ahei). Durante 5.257.190 anni-persona di follow-up, sono stati documentati 23.366 casi incidenti di Cvd, di cui 18.092 di malattia coronarica (Chd) e 5.687 ictus (alcuni individui hanno avuto entrambi).
Dal confronto tra i quintili più alto e più basso sono stati osservati hazard ratio (Hr) aggregati aggiustati per multivariabili di Cvd pari a 0,83 per Hei-2015, a 0,83 per Amed, a 0,86 per Hpdi e a 0,79 per Ahei. Inoltre, un punteggio dietetico maggiore del 25° percentile è stato associato a una percentuale compresa tra 10% e 20% di minor rischio di Cvd (Hr aggregato rispettivamente di 0,80, 0,90; 0,86 e 0,81).
I punteggi dietetici sono risultati associati in modo statisticamente significativo a minor rischio di Chd e ictus quando considerati separatamente. Inoltre, gli autori hanno mostrato, in analisi stratificate per etnia e altri potenziali fattori di rischio per Cvd, che le associazioni tra i punteggi dietetici e il rischio di Cvd era coerente nella maggior parte dei sottogruppi. «Questi risultati supportano il concetto che gli individui possano scegliete differenti modelli alimentari sani basati sulle loro personali tradizioni o preferenze per prevenire le Cvd» spiegano. Lo studio ha diversi limiti, tra cui il fatto che la valutazione dietetica è stata basata su auto-segnalazione dei partecipanti.
Fonte: Doctor33
Jama Intern Med. 2020. Doi: 10.1001/jamainternmed.2020.2176
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