Human Technopole: dove si studia in Italia la scienza del futuro
Intervista al professor Marco Simoni, presidente della Fondazione Human Technopole
In poco più di due anni, Human Technopole, il nuovo istituto italiano di ricerca per le scienze della vita, ha avuto una crescita esponenziale e si appresta a divenire un punto di riferimento non solo nazionale, ma anche e soprattutto internazionale, nella ricerca e nella diffusione della cultura scientifica. A raccontare l'incredibile sviluppo del centro tecnologico e scientifico che sorge nell'area di Expo Milano 2015, è il professor Marco Simoni, presidente della Fondazione Human Technopole, docente di politica economica europea alla Luiss Business School, già consigliere del Presidente del Consiglio dei ministri su temi di Relazioni economiche internazionali e Politica industriale tra il 2014 e il 2018.
In una intervista a Doctor33, il professor Simoni spiega che «a gennaio 2019 c'era soltanto una persona assunta, un direttore di Human Technopole, oggi siamo circa in cento. I tempi di sviluppo all'inizio sembravano ambiziosi, invece siamo stati al passo. In poco più di due anni abbiamo strutturato la Fondazione e stiamo continuando ad assumere scienziati senza sosta e lo faremo per i prossimi tre anni. Abbiamo costruito laboratori sperimentali e ristrutturato Palazzo Italia, l'iconico simbolo di Expo. Sono orgoglioso che siamo riusciti fin ora a reclutare molti scienziati e tecnici dal resto del mondo, sia italiani sia stranieri. Questo significa 'circolazione di cervelli': oggi abbiamo dodici nazionalità tra queste persone e nel tempo contiamo di aumentare il numero di scienziati di nazionalità presenti». Ciò che rende all'avanguardia il polo nelle scienze della vita sono alcune tecnologie presenti ma anche la possibilità di cooperare a progetti di ricerca con imprese private affinché avvenga il trasferimento tecnologico.
«Stiamo installando tecnologie su larga scala che prima non esistevano nel panorama italiano - approfondisce il Presidente -. Per esempio, il centro genomica ad alta capacità di genotipizzazione, un centro di microscopia dotato anche di un microscopio di punta, una facility di organoidi. Si tratta di una serie di tecnologie che saranno fondamentali per la ricerca italiana e saranno aperte a tutto il sistema della ricerca del nostro Paese. Avere un centro di ricerca come il nostro, internazionale, che si interfaccia alla pari con altri centri di ricerca esteri, è un valore aggiunto per tutta la ricerca italiana».
Tra i punti di forza, dunque, secondo Simoni, «c'è la nostra maggiore flessibilità nel cooperare in progetti di ricerca con le imprese private per fare in modo che il trasferimento tecnologico possa diventare qualcosa di concreto. Il trasferimento tecnologico, insieme alla carenza di fondi nella ricerca, è proprio il tallone d'Achille in Italia perché ne abbiamo pochissimo, anche rispetto a paesi più deboli di noi. Questo aspetto è un impegno netto in questa direzione da parte nostra». Per stimolare questa collaborazione pubblico-privato, secondo Simoni, «è necessario incoraggiare il dialogo tra ricercatori e specialisti di mercato. Negli altri paesi esistono strutture che fanno proprio questo: ci sono cioè persone che dialogano sia con i ricercatori sia con le imprese per arrivare a progetti di ricerca più applicativi. Il nostro obiettivo è trovare questo tipo di professionalità ma anche di formarne di nuove».
«Tra poco in Human Technopole inizieremo corsi di formazione sistematica per alta e altissima formazione su per fare in modo che anche in Italia gli scienziati possano formarsi su determinate tecnologie che non sono ancora sul mercato mentre le aziende hanno bisogno di confrontarsi con loro - precisa -. Ci vuole un lavoro lungo e di organizzazione delle Istituzioni per far crescere il trasferimento tecnologico». Proprio a questo riguardo, il Presidente di Human Technopole ritiene fondamentale che venga valorizzata la conoscenza scientifica. «La cultura scientifica è fondamento della nostra civiltà. Però in questi anni si è verificato un calo della fiducia nelle Istituzioni, non tanto nella scienza. Rispetto agli anni '70, oggi la società è più atomizzata e quindi il ricercatore deve avere tra i propri compiti quello di comunicare in modo semplice e trasparente e spiegare il valore sociale di quello che fa - conclude -. Non esiste la scienza solo fine a se stessa, la scienza esiste per migliorare la condizione degli esseri umani, ma bisogna spiegare perché e come questo viene realizzato».
Fonte: Doctor33
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