13 settembre 2021
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Tenere attivo il cervello ritarda Alzheimer
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Dagli scacchi alle carte, dalla lettura all'enigmistica, mantenere in attività il cervello in età anziana può ritardare l'esordio della malattia di Alzheimer anche di un quinquennio, secondo uno studio pubblicato su Neurology firmato da Robert Wilson, del Rush University Medical Center a Chicago che ha seguito per diversi anni lo stato di salute di 1.978 anziani dell'età media di 80 anni, di cui 457 si sono ammalati di Alzheimer durante il follow-up.
Ogni anno gli anziani hanno fornito informazioni ai clinici sullo svolgimento di attività mentalmente stimolanti, come scacchi e carte, lettura ed enigmistica, e in base a quanto fossero mentalmente attivi sono stati suddivisi in sottogruppi.
I partecipanti con scarsa attività mentale si sono ammalati di Alzheimer intorno agli 89 anni, mentre quelli attivi dal punto di vista cognitivo hanno sviluppato la malattia intorno ai 94 anni. E sulla base degli esami autoptici del tessuto cerebrale di pazienti deceduti, risulta che è proprio il rimanere mentalmente attivi a ritardare l'esordio dell'Alzheimer. «Lo studio conferma quanto già emerso in precedenza: svolgere attività semplici e alla portata di tutti che tengano il cervello in esercizio aiuta a mantenere una buona performance cognitiva» afferma Francesco Landi, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg) e direttore della UOC di Medicina interna geriatrica del Policlinico Gemelli di Roma. Secondo l'esperto questo studio è la dimostrazione che mantenere il cervello attivo può ritardare la comparsa delle malattie neurodegenerative. «Un parallelismo calzante è quello tra esercizio fisico ed esercizio cognitivo: il primo è in grado di prevenire fragilità e disabilità fisica, il secondo fragilità e disabilità mentale». Di certo esiste un'azione sinergica tra i due tipi di esercizio: chi è attivo dal punto di vista cognitivo lo è anche dal punto di vista fisico. «Coltivare interessi fino da quando siamo giovani, dalla lettura alle attività mentalmente stimolanti è la chiave per arrivare in età anziana con un cervello ancora attivo e ritardare l'esordio delle demenze» conclude Landi.
Fonte: Doctor33
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Ogni anno gli anziani hanno fornito informazioni ai clinici sullo svolgimento di attività mentalmente stimolanti, come scacchi e carte, lettura ed enigmistica, e in base a quanto fossero mentalmente attivi sono stati suddivisi in sottogruppi.
I risultati
I partecipanti con scarsa attività mentale si sono ammalati di Alzheimer intorno agli 89 anni, mentre quelli attivi dal punto di vista cognitivo hanno sviluppato la malattia intorno ai 94 anni. E sulla base degli esami autoptici del tessuto cerebrale di pazienti deceduti, risulta che è proprio il rimanere mentalmente attivi a ritardare l'esordio dell'Alzheimer. «Lo studio conferma quanto già emerso in precedenza: svolgere attività semplici e alla portata di tutti che tengano il cervello in esercizio aiuta a mantenere una buona performance cognitiva» afferma Francesco Landi, presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia (Sigg) e direttore della UOC di Medicina interna geriatrica del Policlinico Gemelli di Roma. Secondo l'esperto questo studio è la dimostrazione che mantenere il cervello attivo può ritardare la comparsa delle malattie neurodegenerative. «Un parallelismo calzante è quello tra esercizio fisico ed esercizio cognitivo: il primo è in grado di prevenire fragilità e disabilità fisica, il secondo fragilità e disabilità mentale». Di certo esiste un'azione sinergica tra i due tipi di esercizio: chi è attivo dal punto di vista cognitivo lo è anche dal punto di vista fisico. «Coltivare interessi fino da quando siamo giovani, dalla lettura alle attività mentalmente stimolanti è la chiave per arrivare in età anziana con un cervello ancora attivo e ritardare l'esordio delle demenze» conclude Landi.
Fonte: Doctor33
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