Radiazioni e iodoprofilassi: facciamo chiarezza

11 marzo 2022
Aggiornamenti e focus, Speciale Tiroide

Radiazioni e iodoprofilassi: facciamo chiarezza



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La iodoprofilassi si effettua in caso di esposizione a radiazioni con isotopi dello iodio, come per esempio consigliato in caso di incidente, alle persone che vivono entro i 200km da una centrale nucleare. Secondo quanto riportato nel sito dell'ISS, durante un incidente nucleare, lo iodio radioattivo (isotopi 131, 132 e 133) può essere rilasciato contaminando l'ambiente, con conseguente esposizione esterna. L'inalazione di aria contaminata e l'ingestione di cibo e acqua potabile contaminati possono portare all'esposizione interna alle radiazioni e all'assorbimento di iodio radioattivo principalmente da parte della tiroide. La ghiandola tiroidea utilizza lo iodio per produrre ormoni tiroidei e non distingue tra iodio radioattivo e iodio stabile.

Quindi, dopo un incidente nucleare, se lo iodio radioattivo viene inalato o ingerito, la ghiandola tiroidea lo assorbe allo stesso modo dello iodio stabile. In queste particolari situazioni si parla sempre di iodoprofilassi, ma in questo caso riferendosi al blocco della captazione di radioiodio e non allo stesso termine utilizzato alla correzione di deficit alimentari. Se lo iodio stabile viene somministrato prima o all'inizio dell'esposizione allo iodio radioattivo, l'assorbimento di quest'ultimo sarà bloccato dalla saturazione della ghiandola tiroidea con iodio stabile, riducendo così efficacemente l'esposizione interna della tiroide. Nel complesso, la somministrazione orale di iodio stabile (insieme al controllo degli alimenti e dell'acqua potabile) è considerata una strategia appropriata per ridurre il rischio di effetti negativi sulla salute delle persone esposte a un rilascio accidentale di iodio radioattivo ed è inclusa in molti paesi nei piani di emergenza.

Integratori e farmaci a base di iodio, se usati male sono dannosi


Le elevate dosi di iodio indicate per questo tipo di profilassi, sono tali da creare un rischio di effetti collaterali, quando utilizzato senza necessità. L'uso indiscriminato e inconsapevole di questi prodotti è da sconsigliare, sia a scopo preventivo, per il quale non vi sono evidenze di efficacia, sia per finalità terapeutiche. L'assunzione di farmaci a base di iodio, come per tutti i medicinali, deve avvenire esclusivamente su indicazione e sotto la supervisione del personale sanitario, e in base agli indirizzi delle autorità sanitarie competenti

«Fare la corsa per acquistare integratori a base di iodio non serve. Anzi: può essere dannoso. La profilassi, in questo momento, non è necessaria. E semmai si verificasse un'evoluzione di questo tipo, non servirebbero gli integratori. Bensì dei farmaci, la cui distribuzione spetterebbe alla Protezione Civile e alle Regioni» come ha spiegato Gianluca Aimaretti, ordinario all'università del Piemonte Orientale e presidente eletto della Società Italiana di Endocrinologia.

Il nuovo Piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari


Inoltre, secondo quanto riporta la bozza del nuovo Piano per la gestione delle emergenze radiologiche e nucleari, il periodo ottimale di somministrazione di iodio stabile è meno di 24 ore prima e fino a due ore dopo l'inizio previsto dell'esposizione. Risulta ancora ragionevole somministrare lo iodio stabile fino a otto ore dopo l'inizio stimato dell'esposizione. Invece assumere iodio stabile dopo le 24 ore successive all'esposizione può causare più danni che benefici, prolungando l'emivita biologica dello iodio radioattivo che si è già accumulato nella tiroide. La misura della iodoprofilassi è prevista per le classi di età 0-17 anni, 18-40 anni e per le donne in stato di gravidanza e allattamento. È il Ministro della Salute a decidere l'eventuale attivazione delle procedure per la distribuzione di iodio stabile nelle aree interessate.

Cos’è lo iodio?

Lo iodio è un elemento chimico che si trova nell'ambiente in piccola quantità nelle acque marine e, come iodato di sodio, in abbondanza in alcuni depositi salini. Lo iodio svolge un'importante azione preventiva nei confronti di una serie di malattie, tra cui principalmente quelle tiroidee. L'organismo umano infatti concentra lo iodio nella tiroide, dove entra nella formulazione di due ormoni, triiodiotironina (T3) e tiroxina (T4), che svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo del sistema nervoso centrale e dell'accrescimento e, nella vita adulta, nel mantenimento dell'equilibrio metabolico.

Iodio e funzione tiroidea

La corretta funzione della ghiandola tiroidea è garantita da un adeguato apporto nutrizionale di iodio. La carenza nutrizionale di iodio costituisce uno dei più gravi problemi di salute pubblica secondo stime dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), tra i problemi più diffusi si ricorda il gozzo endemico. Per il ruolo svolto dagli ormoni tiroidei, gli effetti della carenza di iodio possono interessare tutte le fasi della vita, anche se gravidanza e prima infanzia rappresentano le fasi in cui gli effetti possono essere più gravi.

Integrazione di iodio e profilassi del gozzo endemico

L'apporto giornaliero necessario è stimato in 150 mcg/giorno per un adulto. Tuttavia, la presenza di questo elemento negli alimenti e nelle acque è molto variabile e spesso troppo scarsa rispetto ai fabbisogni umani. Lo iodio è contenuto soprattutto nel pesce di mare, nei crostacei, nei molluschi e nei prodotti caseari. Il contenuto di iodio è invece molto scarso nelle verdure e nella frutta. Una profilassi iodica può aiutare nella prevenzione del gozzo endemico e degli altri disordini da carenza iodica. La profilassi consiste in misure semplici come l'assunzione di sale iodato. Nel nostro Paese il sale iodato è fortificato con 30 mg di iodio per chilo di sale. Un consumo di sale normale, assicura la corretta quantità di iodio. in casi particolari possono essere prescritti integratori con basso dosaggio di iodio.

Riferimenti bibliografici:



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