02 novembre 2022
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Allergie ai pollini tutto l’anno? Responsabile il riscaldamento globale
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Con l'autunno sempre più caldo, tornano le allergie primaverili, con il rischio di starnuti e occhi rossi da pollini per tutto l'anno. Una cattiva notizia per i 10 milioni di italiani che soffrono di allergie ai pollini: i cambiamenti climatici hanno infatti stravolto il calendario dei pollini, non solo anticipando la pollinazione primaverile e prolungando quella invernale, ma anche determinando la diffusione di allergeni 'fuori stagione'. Lo dimostra uno studio pubblicato su 'Nature Communications', evidenziando che in pochi decenni la stagione critica per le allergie inizierà fino a 40 giorni prima in primavera e si prolungherà di 3 settimane in autunno.
Per gli allergici, quindi, non ci saranno più le 'basse stagioni'. "A causa del riscaldamento globale, la stagione critica delle allergie è destinata a divenire sempre più lunga e massiccia, con ondate di pollini in contemporanea nelle stesse settimane. Non solo. Si rilevano effetti anche sulla quantità totale dei pollini, che in pochi decenni potrebbero aumentare del 200%. Moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l'anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo", avverte Gianenrico Senna, professore di malattie respiratorie all'Università di Verona e presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic), nel corso del Congresso nazionale della Siaaic a Verona fino al 18 ottobre.
"A causa delle sempre più ricorrenti anomalie climatiche stiamo registrando un aumento delle richieste di aiuto - spiega Senna - anche in periodi in passato insoliti, da parte di chi soffre di allergie solo in primavera". In effetti, le rilevazioni effettuate dalle reti di monitoraggio dei pollini aerodiffusi nell'atmosfera, negli ultimi 30 anni, mostrano evidenti cambiamenti.
Ad esempio, per la parietaria, in Italia e in tutto il Mediterraneo, e per l'ambrosia, nel Nord Italia e in tutto il Centro Europa, si registra allungamento della stagione di pollinazione. In particolare, a causa dell'aumento delle temperature, la parietaria rimane quasi tutto l'anno e continua a liberare polline fino a tutto settembre e ottobre. L'ambrosia, invece, comincia a fiorire a luglio e, complice il caldo, continua anche in autunno.
"Questo comporta che le stagioni dei pollini delle diverse piante sono destinate sempre più ad emergere in contemporanea: se una volta si iniziava ad esempio con i pollini di cipresso e solo in un secondo momento arrivava la betulla, in futuro le ondate di pollini avverranno contemporaneamente nelle stesse settimane", chiosa Senna, commentando i dati della ricerca pubblicata su 'Nature Communications' e condotta negli Stati Uniti, con l'obiettivo di studiare l'effetto dei cambiamenti climatici su una quindicina tra piante erbacee e alberi, particolarmente allergenici.
"Lo studio mostra uno scenario in cui la stagione critica per questo tipo di allergie, oltre a iniziare fino a 40 giorni prima in primavera, si prolunga anche di 19 giorni in più rispetto ad ora, fino a fine estate o in autunno - riporta il presidente Siaaic - Se non ci decideremo a dare un taglio drastico alle emissioni di Co2, entro pochi decenni registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. È ormai innegabile che i cambiamenti climatici - rimarca - stanno avendo effetti non solo sulla durata delle malattie allergiche da pollini, ma anche sulla loro intensità, con un più abbondante carico pollinico e sintomi peggiori".
La produzione di polline è infatti strettamente legata alla crescita delle piante e le massicce quantità di Co2 in atmosfera incoraggiano la fotosintesi, mentre le temperature più elevate allungano la finestra utile per la crescita delle piante, che hanno più tempo per liberare il polline e per riprodursi.
Gli allergologi raccomandano di rivolgersi sempre allo specialista prima di procedere con i farmaci. "Sia le terapie con gli antistaminici, efficaci per gli starnuti e il naso che cola, sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali, non presentano particolari controindicazioni - chiarisce Senna - Ma è comunque fondamentale che a prescriverli sia il medico con cui valutare anche la possibilità di ricorrere all'immunoterapia allergene specifica".
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Per gli allergici, quindi, non ci saranno più le 'basse stagioni'. "A causa del riscaldamento globale, la stagione critica delle allergie è destinata a divenire sempre più lunga e massiccia, con ondate di pollini in contemporanea nelle stesse settimane. Non solo. Si rilevano effetti anche sulla quantità totale dei pollini, che in pochi decenni potrebbero aumentare del 200%. Moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l'anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo", avverte Gianenrico Senna, professore di malattie respiratorie all'Università di Verona e presidente della Società italiana di allergologia, asma e immunologia clinica (Siaaic), nel corso del Congresso nazionale della Siaaic a Verona fino al 18 ottobre.
"A causa delle sempre più ricorrenti anomalie climatiche stiamo registrando un aumento delle richieste di aiuto - spiega Senna - anche in periodi in passato insoliti, da parte di chi soffre di allergie solo in primavera". In effetti, le rilevazioni effettuate dalle reti di monitoraggio dei pollini aerodiffusi nell'atmosfera, negli ultimi 30 anni, mostrano evidenti cambiamenti.
Ad esempio, per la parietaria, in Italia e in tutto il Mediterraneo, e per l'ambrosia, nel Nord Italia e in tutto il Centro Europa, si registra allungamento della stagione di pollinazione. In particolare, a causa dell'aumento delle temperature, la parietaria rimane quasi tutto l'anno e continua a liberare polline fino a tutto settembre e ottobre. L'ambrosia, invece, comincia a fiorire a luglio e, complice il caldo, continua anche in autunno.
"Questo comporta che le stagioni dei pollini delle diverse piante sono destinate sempre più ad emergere in contemporanea: se una volta si iniziava ad esempio con i pollini di cipresso e solo in un secondo momento arrivava la betulla, in futuro le ondate di pollini avverranno contemporaneamente nelle stesse settimane", chiosa Senna, commentando i dati della ricerca pubblicata su 'Nature Communications' e condotta negli Stati Uniti, con l'obiettivo di studiare l'effetto dei cambiamenti climatici su una quindicina tra piante erbacee e alberi, particolarmente allergenici.
"Lo studio mostra uno scenario in cui la stagione critica per questo tipo di allergie, oltre a iniziare fino a 40 giorni prima in primavera, si prolunga anche di 19 giorni in più rispetto ad ora, fino a fine estate o in autunno - riporta il presidente Siaaic - Se non ci decideremo a dare un taglio drastico alle emissioni di Co2, entro pochi decenni registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. È ormai innegabile che i cambiamenti climatici - rimarca - stanno avendo effetti non solo sulla durata delle malattie allergiche da pollini, ma anche sulla loro intensità, con un più abbondante carico pollinico e sintomi peggiori".
La produzione di polline è infatti strettamente legata alla crescita delle piante e le massicce quantità di Co2 in atmosfera incoraggiano la fotosintesi, mentre le temperature più elevate allungano la finestra utile per la crescita delle piante, che hanno più tempo per liberare il polline e per riprodursi.
Gli allergologi raccomandano di rivolgersi sempre allo specialista prima di procedere con i farmaci. "Sia le terapie con gli antistaminici, efficaci per gli starnuti e il naso che cola, sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali, non presentano particolari controindicazioni - chiarisce Senna - Ma è comunque fondamentale che a prescriverli sia il medico con cui valutare anche la possibilità di ricorrere all'immunoterapia allergene specifica".
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