La febbre: sintomo da curare o difesa dell’organismo da sostenere?
La febbre può rappresentare, dunque, una risposta fisiologica e sistemica alle infezioni, conosciuta come risposta della fase acuta. (1) Durante questa fase, il corpo reagisce all'infezione da parte di un agente patogeno introducendo una serie di risposte, tra cui l'insorgenza di altri sintomi che provocano disagio, come generale senso di malessere, calo dell'umore, letargia e dolore. (1)
La comparsa di febbre può essere percepita come una situazione allarmante e fonte di disagio, così come ugualmente non confortevole sono le ultime fasi, quelle in cui la temperatura corporea infine cala. (1)
Nonostante la febbre venga spesso considerata come un sintomo di cui liberarsi, essa rappresenta, quindi, un importante meccanismo che l'organismo mette in atto per difendersi dai patogeni, come ben documentato da numerosi studi in vivo e in vitro. (1) L'errore di fondo che spesso si commette è credere che la febbre sia causata dall'infezione stessa e non dall'organismo che cerca di combatterla. (1)
L'innalzamento della temperatura che si manifesta con la febbre stimola l'attivazione di una varietà di funzioni delle cellule immunitarie, tra cui la motilità, la fagocitosi e la produzione di specie reattive dell'ossigeno ad opera dei neutrofili e dei monociti. Allo stesso modo, la febbre facilita la funzione delle cellule dendritiche, delle natural killer, dei linfociti T e stimolando inoltre la produzione di anticorpi. (1) La febbre stimola anche la risposta cellulare a sostanze come l'interferone di tipo 1, molecola dotata di spiccata attività antivirale. (1)
Un aumento della temperatura corporea, se da una parte supporta l'azione protettiva del sistema immunitario, dall'altra ostacola le attività degli organismi patogeni, aumentandone la vulnerabilità e quindi facilitandone ulteriormente l'eliminazione da parte delle cellule immunitarie. (1)
In presenza di febbre, dunque, è importante valutare con attenzione i rischi e i benefici di un'azione mediante terapia antipiretica. Vi sono infatti casi in cui è bene lasciare che la temperatura si alzi e che l'organismo possa sfruttare tale innalzamento per la propria difesa, e situazioni in cui invece è opportuno agire riducendo il calore accumulato, mediante l'uso di prodotti antipiretici, appunto. (1)
Quest'ultimo comportamento è valido nello specifico in tutti quei casi in cui il paziente sia particolarmente provato dal discomfort derivato dalla febbre (fatto che si verifica con particolare frequenza quando si analizza la popolazione pediatrica) o che sia affetto da altre condizioni che ne debilitino l'organismo, come disturbi a livello cardiovascolare, oppure se sia in stato di gravidanza. (1,2)
Nel caso specifico dei bambini, le raccomandazioni della Società Italiana di Pediatria (SIP) ribadiscono la necessità di utilizzare antipiretici in caso di discomfort o presenza di altre patologie ulteriormente debilitanti, prediligendo la somministrazione orale rispetto a quella per via rettale. (2) I soli antipiretici raccomandati nella popolazione pediatrica sono paracetamolo e ibuprofene. (2) Il paracetamolo, in particolare, appare lo strumento farmacologico maggiormente indicato, grazie al suo favorevole profilo di sicurezza e all'efficacia nel ridurre la sensazione di discomfort, oltre ad essere l'unico indicato fin dalla nascita. (2,3)
Bibliografia
Wrotek S, et al. Let fever do its job. The meaning of fever in the pandemic era. Evol Med Public Health. 2021; 9(1): 26-35.
Chiappini E, et al. 2016 Update of the Italian Pediatric Society Guidelines for Management of Fever in Children. J Pediatr 2017 Jan;180:177-183.e1.
Doria M, et al. Comprendere il discomfort per il trattamento appropriato della febbre. Il medico pediatra 2019;28(3):11-23
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