10 luglio 2015
Aggiornamenti e focus
Carboidrati a fine pasto per glucosio e insulina più bassi
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Per evitare i picchi di glucosio e insulina post-prandiali (quelli che si verificano dopo il pasto) non conta solo cosa si mangia, ma anche in che ordine si consumano gli alimenti. Lo affermano dalle pagine della rivista Diabetes care i ricercatori coordinati da Louise Aronne, del Well cornell medical college di New York.
«Studi precedenti hanno suggerito che modificare la composizione del pasto e iniziare con particolari proteine può influenzare i livelli di glucosio e insulina dopo il pasto, ma i dati sono ancora insufficienti» spiega l'esperto ricordando che i diabetici devono stare particolarmente attenti a evitare i picchi di iperglicemia dopo pranzo per mitigare i rischi di complicazioni come per esempio la formazione di placche aterosclerotiche e l'indurimento delle arterie tipici della malattia di tipo 2.
Per valutare se anche l'ordine di consumo dei nutrienti fosse in grado di influenzare la glicemia post-prandiale, Aronne e colleghi hanno portato a termine uno studio pilota su 11 persone con diabete di tipo 2 .
Dopo aver misurato i livelli di glicemia e insulina al mattino dopo 12 ore di digiuno, ai partecipanti è stato chiesto di consumare un pasto di 628 kcal fatto di pane, succo d'arancia, petto di pollo, pomodori e insalata con un condimento a basso contenuto di grassi e broccoli con burro.
«Un giorno abbiamo chiesto di consumare il pasto partendo dai carboidrati (pane e succo d'arancia) e di proseguire dopo 15 minuti con le proteine e i grassi, mentre la seconda volta, dopo una settimana, abbiamo chiesto di invertire l'ordine degli alimenti, partendo da proteine e finendo con i carboidrati» dice l'autore.
E i risultati dimostrano che anche l'ordine dei cibi è importante. Partendo dalle proteine, il glucosio post-prandiale diminuiva del 29 per cento, 37 per cento e 17 per cento dopo 30, 60 e 120 minuti dal pasto rispetto a quando i primi nutrienti consumati erano i carboidrati. Risultati in linea anche per i livelli di insulina. «Anche se servono ulteriori conferme, questi dati pongono le basi per un approccio diverso alla dieta dei pazienti con diabete di tipo 2» spiega Aronneche poi conclude: «invece di dire cosa si può e cosa non si può mangiare, potremmo dire ai pazienti in che ordine consumare gli alimenti all'interno del pasto».
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