Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Kustermann: educare all’affettività sin da piccoli

25 novembre 2023
Interviste

Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Kustermann: educare all’affettività sin da piccoli



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Il 25 novembre si celebra la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ogni 72 ore in Italia una donna è vittima di femminicidio, viene uccisa dal marito, dal compagno dall'ex fidanzato. 

Dica33 ha chiesto ad Alessandra Kustermann, ginecologa, già Direttrice di Ginecologia e Ostetricia, della Clinica Mangiagalli del Policlinico di Milano e fondatrice del Soccorso Violenza Sessuale e Domestica (SVSeD). Primo centro antiviolenza pubblico in Italia per l'assistenza alle vittime di Violenza Sessuale e Domestica, oggi presidente di SVS Donna Aiuta Donna, con quali azioni si potrebbe prevenire questo fenomeno e come riconoscere una relazione maltrattante.


Violenza sulle donne: educare all’affettività già dalla scuola dell’infanzia


«Alla luce dei recenti fatti di cronaca è ancora più urgente cominciare a mettere in atto azioni di prevenzione» ha spiegato Kustermann «Dobbiamo iniziare ad introdurre già dalla scuola dell'infanzia e in quella primaria. In modo differenziato, l'educazione all'affettività, non limitarci agli ultimi anni di scuola, perché a quel punto i ragazzi hanno già appreso comportamenti sbagliati. Quindi ritengo che si debba, cominciare dalla scuola dell'infanzia, sia educando i bambini sia con incontri per insegnanti e genitori, per insegnare loro a esprimere le emozioni, compresa la tristezza, per imparare a controllare la rabbia, ad accettare di perdere, cosa vuol dire l'empatia -quindi comprendere cosa sta provando l'altro. Si consideri che già alla primaria si rilevano i primi episodi di bullismo, con aggressioni fisiche e verbali, invece è importante insegnare fin da piccoli una relazione tra pari, che non sia di prevaricazione e che non sia di imposizione ed umiliazione».



Violenza sulle donne: i segnali di una relazione maltrattante


Passando invece ai ragazzi e agli adulti di oggi, il cambiamento - sottolinea Kustermann - deve passare anche e soprattutto «attraverso la consapevolezza da parte dell'uomo che i comportamenti di una relazione maltrattante sono già un grave reato di lesione dei diritti umani della donna». È, dunque, importante imparare a riconoscere i segnali di allarme di una relazione disfunzionale, soprattutto «questi segnali devono essere colti anche e soprattutto da chi è fuori dalla coppia, perché chi è nella relazione di coppia maltrattante non riesce a vedere».

Il ciclo della violenza prevede una crescita della tensione e l'esplosione della rabbia con aggressione verbale, alla quale può seguire la fase, in cui viene promesso un cambiamento a fronte di un però: 'giuro che cambierò, però tu non devi...fare/dire...'. I campanelli di allarme devono essere: episodi di umiliazione davanti agli altri, manipolazione ('è vero cara che ti piace stare solo con me', 'tu se mi ami fai quello che voglio io'), tentativo di controllo delle amicizie, nella vita reale e attraverso i social media, compreso whatsapp. Una gelosia che si manifesta con la richiesta di non avere alcuna relazione o contatto con altri, amiche ed amici, parenti, estranei in genere. Tutto questo porta ad un progressivo isolamento della ragazza e a minare profondamente la sua autostima. Fino alla lesione del diritto di autodeterminazione della ragazza e della donna, per esempio obbligandola a smettere di lavorare, mettendola così nelle condizioni di subire anche violenza economica».



Violenza sulle donne: i comportamenti lesivi dei diritti della donna

Ci sono alcune frasi a cui prestare particolarmente attenzione, spiega Kustermann: «per esempio se un uomo dice 'senza di te non posso vivere, piuttosto mi uccido' non bisogna prenderlo in modo letterario perché molto più frequentemente vuol dire 'io e te siamo in simbiosi, siamo una sola cosa, se tu non ci sei più io uccido te e dopo me stesso'. La gelosia non è amore, gelosia vuol dire non avere fiducia, vuol dire mettere davanti a tutto la volontà di possesso». Inoltre, «tentare di recuperare una relazione amicale con un uomo maltrattante, è praticamente impossibile. L'uomo non accetterà e comincerà a sviluppare una reazione di odio nei confronti della persona amata, con un senso di possesso, che è sempre foriero delle peggiori conseguenze».



Violenza sulle donne: chiedere aiuto al 1522

Le donne che si riconoscono in una relazione maltrattante, «devono riuscire a chiedere aiuto a madri, sorelle, amiche, per farsi accompagnare ai centri antiviolenza- anche attraverso il numero antiviolenza 1522. In queste strutture ci sono persone in grado di aiutarle a capire come uscire dalla relazione, che non vuol dire per forza anche denunciare» conclude Kustermann.

Chiara Romeo





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