Nel mondo troppe le bibite zuccherate consumate dai giovani, controtendenza per l’Italia

19 settembre 2024
Aggiornamenti e focus

Nel mondo troppe le bibite zuccherate consumate dai giovani, controtendenza per l’Italia



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Uno studio ha analizzato i consumi mondiali di bevande zuccherate tra bambini e adolescenti in 185 paesi tra il 1990 e il 2018. I risultati evidenziano un incremento preoccupante del consumo di queste bevande, che ha seguito una crescita parallela all'aumento dell'obesità in questa fascia di popolazione.

"Questo studio evidenzia la necessità di politiche mirate e approcci nazionali per ridurre il consumo di bibite zuccherate tra i giovani, in particolare nelle aree urbane e rurali dell'America Latina e dei Caraibi e nell'Africa subsahariana, dove la situazione è più critica" concludono Lara-Castor e colleghi, secondo cui l'aumento globale dei consumi rappresenta una sfida per la salute pubblica che richiede interventi urgenti, come la tassazione delle bevande zuccherate, regolamentazioni più severe sulla pubblicità e il miglioramento dell'educazione alimentare nelle scuole.

I dati italiani

In realtà in Italia i dati sul consumo pro-capite delle bevande analcoliche sono tra i più bassi d'Europa (54 litri/annui) e anche i consumi tra i giovani sono molto ridotti. Il Rapporto italiano "Okkio alla salute" sui bambini 8-9 anni certifica la costante riduzione negli ultimi 13anni, con una frequenza quotidiana dimezzata. Trend che con il crescere dell'età non sembra variare nella fascia di età degli adolescenti -notoriamente i principali consumatori di soft drink - ed anzi si riduce ancora di più la frequenza. Il Rapporto "La Sorveglianza HBSC-Italia 2022, HealthBehaviour in School-aged Children: le abitudini alimentari, lo stato ponderale e l'attività fisica degli adolescenti" condotto per l'Istituto Superiore di Sanità, recentemente pubblicato, mostra infatti come in Italia solo il 5% degli adolescenti consuma una bevanda analcolica tutti i giorni.  

Le imprese del settore in Italia sono da tempo impegnate nella promozione di un consumo responsabile delle bevande analcoliche e nella riduzione degli zuccheri che negli ultimi anni è stata pari al 41%, attraverso la riformulazione delle ricette e l'implementazione di prodotti zero o low sugar. La transizione per diminuire le calorie immesse in consumo in corso, con un'ampia offerta di prodotti riformulati già disponibili sul mercato. 

In aggiunta, nel 2015 e nel 2020, ASSOBIBE ha sottoscritto un protocollo con il Ministero della Salute, che ha portato a superare gli obiettivi di taglio degli zuccheri immessi sul mercato e fissare importanti obiettivi di autoregolamentazione nelle attività di marketing, pubblicità e vendita, con particolare attenzione ai bambini e ragazzi. Tra gli impegni assunti, vi è l'astensione della vendita diretta di bibite zuccherate anche nelle scuole superiori (già da anni le bevande analcoliche non sono vendute nelle scuole primarie e nelle scuole secondarie sono offerte solo versioni senza zuccheri aggiunti) e della pubblicità e attività di marketing per gli under 13. 

L'articolo fa riferimento all'appello dell'autrice della ricerca Lara-Castor e dei suoi colleghi, sulla necessità di "interventi urgenti, come la tassazione delle bevande zuccherate". La non corretta percezione dei dati reali ha portato in passato il Legislatore ad approvare, anche in Italia, la cosiddetta "Sugar tax". Una misura che nel nostro Paese è priva di necessità, oltre che di efficacia, in quanto l'imposta non si applica allo zucchero né ai prodotti contenenti zucchero, ma solo alle bevande analcoliche, anche quando prive di zucchero e questo nonostante un impatto nutrizionale estremamente marginale nella dieta degli italiani. Questa misura provocherebbe quindi danni evitabili senza apportare effetti positivi in termini di salute per i consumatori; nei mercati in cui la tassa è già applicata non si riscontra, infatti, un impatto diretto su obesità e sovrappeso. Al punto che, diversi Paesi hanno iniziato ad eliminarla (Norvegia: 2000; Islanda: 2000;Danimarca: 2016; Australia: 2018; Israele: 2022). Anche la Commissione europea ha chiarito che tale tassa potrebbe non avere effetti su sovrappeso e obesità.

 

Riferimenti bibliografici:



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