01 ottobre 2015
Aggiornamenti e focus, Speciale Salute del respiro
Sanità pubblica: quartieri poveri più esposti ad asma
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È trascorso quasi mezzo secolo da quando gli esperti hanno iniziato a parlare di epidemia di asma dei quartieri poveri dei centri cittadini. Da allora parecchie cose sono cambiate e, secondo un gruppo di ricercatori statunitensi della Johns Hopkins University, è giunto il momento di rivedere le cose.
Da un'analisi effettuata da questi ricercatori si conferma apparentemente una maggior frequenza di asma nei quartieri poveri rispetto alle altre aree cittadine, tuttavia la differenza osservata tende a scomparire quando vengono presi in considerazioni altri elementi, quali l'etnia di appartenenza e i fattori socioeconomici. Lo studio fornisce dati relativi alla realtà statunitense e tiene conto del fatto che in questi ultimi decenni si è verificata una serie di flussi migratori e di mutamenti sociali ed economici, dei quali per altro non è esente neanche l'Europa.
Con la povertà in aumento nelle aree rurali e suburbane e le minoranze etniche che si spostano fuori città, i ricercatori suggeriscono che la sanità pubblica dovrebbe adeguarsi ai nuovi orientamenti demografici. Un'affermazione che trova conferma nei risultati dell'indagine condotta in cui sono stati considerati i dati relativi a 23.065 bambini e ragazzi di età compresa fra 6 e 17 anni. Dall'indagine emergeva che ad avere l'asma è il 12,9 per cento dei bambini delle aree povere delle città rispetto al 10,6 per cento dei coetanei che vivono in altre aree cittadine.
«Una differenza già scarsa, che sfuma normalizzando i dati per etnia» ribadisce Elizabeth Matsui, coordinatrice dello studio e professore associato alla Johns Hopkins university school of medicine. La ricercatrice sottolinea inoltre che sul rischio asmatico di un bambino l'indigenza della singola famiglia ha un'influenza più forte di quella del quartiere. E mentre la povertà personale spinge il rischio di asma, lo studio individua anche le differenze etniche: i tassi di asma tra i bambini portoricani e afroamericani sono rispettivamente il 20 e 17 per cento, mentre si attestano all'8 per cento negli asiatici, al 9 per cento negli altri ispanici e al 10 per cento nei bianchi.
Fonte: Journal of Allergy and Clinical Immunology. 2015. Published Online: January 20, 2015 DOI: 10.1016/j.jaci.2014.11.022
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Da un'analisi effettuata da questi ricercatori si conferma apparentemente una maggior frequenza di asma nei quartieri poveri rispetto alle altre aree cittadine, tuttavia la differenza osservata tende a scomparire quando vengono presi in considerazioni altri elementi, quali l'etnia di appartenenza e i fattori socioeconomici. Lo studio fornisce dati relativi alla realtà statunitense e tiene conto del fatto che in questi ultimi decenni si è verificata una serie di flussi migratori e di mutamenti sociali ed economici, dei quali per altro non è esente neanche l'Europa.
Con la povertà in aumento nelle aree rurali e suburbane e le minoranze etniche che si spostano fuori città, i ricercatori suggeriscono che la sanità pubblica dovrebbe adeguarsi ai nuovi orientamenti demografici. Un'affermazione che trova conferma nei risultati dell'indagine condotta in cui sono stati considerati i dati relativi a 23.065 bambini e ragazzi di età compresa fra 6 e 17 anni. Dall'indagine emergeva che ad avere l'asma è il 12,9 per cento dei bambini delle aree povere delle città rispetto al 10,6 per cento dei coetanei che vivono in altre aree cittadine.
«Una differenza già scarsa, che sfuma normalizzando i dati per etnia» ribadisce Elizabeth Matsui, coordinatrice dello studio e professore associato alla Johns Hopkins university school of medicine. La ricercatrice sottolinea inoltre che sul rischio asmatico di un bambino l'indigenza della singola famiglia ha un'influenza più forte di quella del quartiere. E mentre la povertà personale spinge il rischio di asma, lo studio individua anche le differenze etniche: i tassi di asma tra i bambini portoricani e afroamericani sono rispettivamente il 20 e 17 per cento, mentre si attestano all'8 per cento negli asiatici, al 9 per cento negli altri ispanici e al 10 per cento nei bianchi.
Fonte: Journal of Allergy and Clinical Immunology. 2015. Published Online: January 20, 2015 DOI: 10.1016/j.jaci.2014.11.022
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