08 novembre 2016
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Per fare un buon padre non basta un buon reddito
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Chi l'ha detto che i padri poveri o che magari sono in carcere non sono dei buoni genitori? «Spesso questa è l'opinione comune, ma il nostro studio dimostra che la realtà è ben diversa e anche i padri in difficoltà economica dedicano attenzione alla loro relazione con i figli» afferma Robert Keefe, professore associato alla School of social work dell'Università di Buffalo e autore di un articolo sull'argomento da poco pubblicato sulla rivista Families in society.
Per arrivare a questa conclusione, Keefe e colleghi hanno analizzato i dati raccolti tra il 1996 e il 2011 attraverso interviste a coppie di genitori a basso reddito, nelle quali spesso il padre era rinchiuso in carcere. «Il 94 per cento delle donne intervistate ha dichiarato che il padre era coinvolto in diversa misura - spesso ad alto livello - nella vita dei propri figli» spiega l'autore che poi aggiunge: «Indipendentemente dal momento difficile che stavano attraversando, i padri si sono rimboccati le maniche per cercare di rimanere vicini ai propri figli e presenti nella loro vita».
Da dove arriva quindi l'idea che i padri che si trovano ad affrontare un momento difficile dal punto di vista economico siano poco presenti nella vita dei figli? «Il problema di fondo è l'abitudine a considerare il contributo di un padre alla vita di un figlio solo in termini economici a differenza di quanto succede quando si pensa alla madre» dice Keefe.
In altre parole per stabilire chi è una "buona madre" si prendono in considerazione una serie di parametri molto diversi tra loro, mentre per definire un "buon padre" si guarda a quanto denaro riesce a devolvere per l'educazione, la crescita e il mantenimento dei propri figli.
«Ma il denaro non è tutto» prosegue Keefe, ricordando i gesti, apparentemente semplici, ma in realtà molto importanti, che questi padri in difficoltà compiono ogni giorno per non perdere il contatto con i figli: dalle lettere e telefonate dal carcere fino allo svolgimento di più lavori per poter guadagnare a sufficienza e contribuire al benessere dei figli. Un atteggiamento maturo e responsabile che però spesso passa inosservato o viene sminuito e mal interpretato a causa di vecchi pregiudizi.
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