Occhi sbarrati dopo un caffè? Forse è questione di Dna

17 novembre 2016
Aggiornamenti e focus

Occhi sbarrati dopo un caffè? Forse è questione di Dna



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C'è chi resta sveglio per ore dopo aver bevuto una tazza di caffè nel tardo pomeriggio e chi al contrario può bere un caffè doppio e subito dopo dormire sonni profondi. Colpa o merito del Dna secondo uno studio da poco pubblicato sulla rivista Human Molecular Genetics , prima autrice Marilyn Cornelis, del dipartimento di medicina preventiva alla Northwestern University feinberg school of medicine di Chicago.

«La caffeina è la sostanza psico-attiva più ampiamente consumata al mondo e viene metabolizzata diversamente nei vari individui» esordisce l'esperta, precisando che tali differenze possono modificare i potenziali effetti positivi o negativi della caffeina sulla salute.

In un precedente lavoro, Cornelis e colleghi avevano notato la presenza di associazioni tra particolari varianti nel patrimonio genetico individuale e consumo di caffè e con la ricerca più recente hanno deciso di verificare l'esistenza di un'associazione tra queste varianti e il metabolismo della caffeina.

«Nella nostra analisi abbiamo puntato l'attenzione sui livelli plasmatici di caffeina e di alcune sostanze ad essa legate come paraxantina, teobromina e teofillina» dicono gli autori, che hanno coinvolto nello studio circa 10mila persone di origine europea da 6 studi di popolazione.
E a conti fatti i dati hanno dimostrato che esiste un'associazione tra Dna e capacità d metabolizzare la caffeina. Per esempio alcune varianti legate a bassi livelli di sostanze chimiche derivate dalla caffeina - indicativi di un metabolismo della caffeina più rapido - sono le stesse precedentemente associate ad alti consumi di caffè.

E dallo studio è emersa anche una nuova informazione e potenzialmente interessante dal punto di vista medico: uno dei geni legati al metabolismo della caffeina ha un ruolo anche nel metabolismo di lipidi e glucosio. «Nel complesso lo studio ci ha permesso di identificare fattori genetici che contribuiscono alle differenze nel metabolismo della caffeina» afferma l'autrice che poi conclude: «E non bisogna sottovalutare il fatto che le proteine derivate dei geni identificati hanno funzioni cliniche importanti che vanno ben oltre il metabolismo della caffeina».



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