01 febbraio 2006
Aggiornamenti e focus
Dietro la disfunzione erettile
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Se il medico fa strane domande sulla funzionalità sessuale non sono poi così fuori luogo, perché esiste un nesso piuttosto diretto tra le patologie cardiovascolari e la disfunzione erettile. Per esempio, i fattori di rischio sono simili, in particolare con la patologia vascolare aterosclerotica; nei pazienti diabetici, poi, la disfunzione erettile è in grado di predire la malattia coronarica silente. E ancora, negli uomini asintomatici e senza fattori di rischio cardiovascolari o patologie vascolari note, la disfunzione erettile è stata associata ad anomalie della funzione endoteliale. Il sospetto è che, quindi, la disfunzione possa essere un campanello d’allarme o un vero e proprio segnale di una patologia sottostante del sistema cardiovascolare, e indichi anche una possibile evoluzione negativa.
Uno dei metodi non invasivi per evidenziare la malattia coronarica è la tomografia ad emissione di fotone singolo (SPECT), in questo modo è possibile identificare i pazienti colpiti e stabilirne la prognosi in base ai risultati ottenuti. Infatti, si riescono a individuare la gravità, la reversibilità e l’estensione dei difetti di perfusione del muscolo cardiaco e la frazione di eiezione del ventricolo sinistro (in pratica, quanto sangue raggiunge il muscolo e quando sangue riesce a pompare). Nel complesso, quindi, a predire anche i futuri eventi cardiovascolari fatali e non. Sulla base delle osservazioni fatte da questo strumento si è cercato di capire se fosse possibile attribuire un valore predittivo alla presenza di disfunzione erettile nel soggetto. Per stabilirlo, sono stati osservati circa 200 pazienti che incontravano i criteri per essere indirizzati alla SPECT e, in effetti, più della metà (54,8%) soffriva di disfunzione erettile. C’erano anche parecchie comorbidità tipicamente cardiovascolari con una prevalenza abbastanza alta: 26,7% con diabete mellito, 59,7% con ipertensione e il 21,3% aveva subito angioplastiche percutanee o bypass coronarico. Confrontando il gruppo con disfunzione erettile e senza, il primo era più avanti negli anni, e i valori di prevalenza erano più elevati. Inoltre, sulla base dei risultati dell’esame tomografico era evidente che la disfunzione era associata, in particolari sottogruppi di pazienti, a una maggiore gravità della patologia coronarica: per esempio in soggetti senza precedenti rivascolarizzazioni, senza diabete, ipertensione o uso di beta-bloccanti. Sempre in questi sottogruppi di pazienti, la disfunzione sessuale era associata a una maggior disfunzione ventricolare sinistra.
Anche in assenza di altri fattori di rischio tipicamente cardiovascolari, in conclusione, la disfunzione erettile rappresenta un fattore di rischio indipendente. Probabilmente perché le arterie peniene sono relativamente piccole rispetto alle arterie coronariche e quindi si ostruiscono più facilmente, causando il disturbo erettile, anche se l’aterosclerosi è minima. La disfunzione diventa quindi una sorta di barometro di un danno vascolare globale, un segno clinicamente importante proprio perché evidente anche al paziente. E parlarne con il proprio medico di base è l’occasione per approfondire le indagini. E scoprire che cosa c’è dietro.
Simona Zazzetta
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Pazienti a confronto
Uno dei metodi non invasivi per evidenziare la malattia coronarica è la tomografia ad emissione di fotone singolo (SPECT), in questo modo è possibile identificare i pazienti colpiti e stabilirne la prognosi in base ai risultati ottenuti. Infatti, si riescono a individuare la gravità, la reversibilità e l’estensione dei difetti di perfusione del muscolo cardiaco e la frazione di eiezione del ventricolo sinistro (in pratica, quanto sangue raggiunge il muscolo e quando sangue riesce a pompare). Nel complesso, quindi, a predire anche i futuri eventi cardiovascolari fatali e non. Sulla base delle osservazioni fatte da questo strumento si è cercato di capire se fosse possibile attribuire un valore predittivo alla presenza di disfunzione erettile nel soggetto. Per stabilirlo, sono stati osservati circa 200 pazienti che incontravano i criteri per essere indirizzati alla SPECT e, in effetti, più della metà (54,8%) soffriva di disfunzione erettile. C’erano anche parecchie comorbidità tipicamente cardiovascolari con una prevalenza abbastanza alta: 26,7% con diabete mellito, 59,7% con ipertensione e il 21,3% aveva subito angioplastiche percutanee o bypass coronarico. Confrontando il gruppo con disfunzione erettile e senza, il primo era più avanti negli anni, e i valori di prevalenza erano più elevati. Inoltre, sulla base dei risultati dell’esame tomografico era evidente che la disfunzione era associata, in particolari sottogruppi di pazienti, a una maggiore gravità della patologia coronarica: per esempio in soggetti senza precedenti rivascolarizzazioni, senza diabete, ipertensione o uso di beta-bloccanti. Sempre in questi sottogruppi di pazienti, la disfunzione sessuale era associata a una maggior disfunzione ventricolare sinistra.
Segni indipendenti
Anche in assenza di altri fattori di rischio tipicamente cardiovascolari, in conclusione, la disfunzione erettile rappresenta un fattore di rischio indipendente. Probabilmente perché le arterie peniene sono relativamente piccole rispetto alle arterie coronariche e quindi si ostruiscono più facilmente, causando il disturbo erettile, anche se l’aterosclerosi è minima. La disfunzione diventa quindi una sorta di barometro di un danno vascolare globale, un segno clinicamente importante proprio perché evidente anche al paziente. E parlarne con il proprio medico di base è l’occasione per approfondire le indagini. E scoprire che cosa c’è dietro.
Simona Zazzetta
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