Per l'ernia basta poca anestesia

07 ottobre 2003
Aggiornamenti e focus

Per l'ernia basta poca anestesia



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La riduzione dell'ernia inguinale è uno degli interventi più frequenti: malgrado se ne eseguano tante, però, non tutte le équipe chirurgiche adottano le stesse procedure, soprattutto per quanto riguarda l'anestesia. Infatti tuttora coesistono l'anestesia generale, quella regionale (epidurale e spinale) e quella locale. Però, ricorda uno studio svedese, vi è una distribuzione non casuale delle tre opzioni: nei centri specializzati in questa procedura, o che comunque hanno interesse e pratica superiori verso questo intervento, predomina largamente l'anestesia locale, mentre nelle chirurgie generali si ricorre più frequentemente alle altre due.

Specialisti e no


Questo intervento, inoltre, sembra riuscire meglio nei centri specializzati, soprattutto in termini di benessere del paziente nella prima fase successiva all'operazione. La spiegazione sembrerebbe scontata: si fanno più interventi di quel tipo, quindi i chirurghi sono più esperti. Secondo gli autori dello studio, invece, il miglior decorso postoperatorio potrebbe essere dovuto alla scelta dell'anestesia locale. Per verificare se l'ipotesi aveva senso, è stato condotto uno studio nel quale sono stati coinvolti 616 pazienti giunti a 10 reparti di chirurgia generale con diagnosi di ernia inguinale. I pazienti sono poi stati divisi in tre gruppi: uno operato con anestesia generale, un secondo con anestesia regionale e un terzo con anestesia locale. I chirurghi non avevano precedente esperienza dell'anestesia locale e quindi, la tecnica gli è stata insegnata nell'arco di una giornata da uno dei ricercatori. Per il resto, non venivano posti vincoli all'operatore, che poteva servirsi della metodica chirurgica preferita, con l'unico vincolo di non impiegare per la sutura materiale riassorbibile. I ricercatori hanno poi valutato diversi aspetti cruciali: le complicanze postoperatorie immediate e a lungo termine, con valutazione di dolore e nausea, tempo per il recupero e il ritorno al lavoro, ricorso ad analgesici, riammissione in ospedale e ricorso al medico. La valutazione è stata condotta immediatamente prima delle dimissioni, e a 8 e 30 giorni dall'intervento mediante intervista telefonica.

Meno dolore dopo l'intervento


I risultati sembrano confermare l'ipotesi di partenza. All'uso dell'anestesia locale è corrisposto un risultato migliore per praticamente tutti gli aspetti più importanti. Immediatamente dopo l'intervento, dolore e nausea erano significativamente inferiori; i punteggi più elevati nella valutazione del dolore erano quelli riscontrati nei pazienti sottoposti all'anestesia generale. Soltanto l'8% di chi aveva subito anestesia locale ha dovuto ricorrere ad analgesici oppioidi, che sono invece stati necessari per il 34% dei pazienti trattati con l'anestesia generale e il 22% di quelli trattati con anestesia regionale e regionale. Per quanto riguarda le complicanze, va innanzitutto segnalata la frequenza dei nuovi ricoveri che ha riguardato il 14% dei pazienti sottoposti ad anestesia regionale il 22% di quelli sottoposti all'anestesia generale e solo il 3% del gruppo della locale. Inoltre, mentre nessun paziente trattato localmente ha dovuto ricorrere al catetere a causa di difficoltà a urinare, l'applicazione del catetere è stata eseguita nell'8% del gruppo dell'anestesia generale e, prevedibilmente, nel 29% del gruppo dell'anestesia regionale. La durata dell'atto chirurgico è stata superiore con l'anestesia locale, compensata però dal tempo più breve per ottenere la desensibilizzazione.
In sostanza, un vantaggio significativo c'è, anche se poi la differenza non si ripresenta a lungo termine: alle successive interviste telefoniche i tre gruppi di pazienti mostravano risultati sovrapponibili. Il decorso più favorevole nelle primissime fasi dipende dunque proprio dall'anestesia locale. Insomma, fatte salve le eventuali preferenze del paziente, o altre necessità cliniche, sembra il caso di generalizzare questo tipo di anestesia. Oltretutto non è certo una novità: è stata introdotta già da 100 anni e, come è stato dimostrato, non serve un lungo addestramento per applicarla correttamente.

Maurizio Imperiali



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