La fame ti fa bello

02 ottobre 2020
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La fame ti fa bello



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Trovare che cosa arresti l'invecchiamento è una di quelle scommesse cui i ricercatori non rinunciano. E se pare via via meno probabile trovare una risposta complessiva, effettivamente vi sono indizi che alcune misure di "igiene" possano intervenire sul alcuni fattori. Vi è l'attività fisica oculata e vi è anche la restrizione calorica, cioè una dieta un po' meno generosa. Quest'ultimo aspetto è stato già indagato nell'animale, arrivando anche a dimostrare, in diverse specie che vanno dagli insetti ai primati, o la riduzione di certe forme tumorali legate all'invecchiamento o il miglioramento di alcuni marker o addirittura l'allungamento della vita media. Più limitatamente, un nuovo studio viene ora a portare nuove prove sugli effetti della restrizione calorica a proposito di un aspetto che riscuote molto interesse: l'invecchiamento della cute. Un tema non semplice, visto che ai meccanismi dell'invecchiamento fisiologico si aggiungono gli effetti dell'ambiente, soprattutto dell'esposizione alla radiazione solare. In questo senso, le indagini sul modello animale consentono di separare in buona misura i due aspetti.

Più collagene, più fibre elastiche


La ricerca è stata condotta sulle cavie, per la precisione sui ratti Fischer 344. Sono stati selezionati 36 animali (che costano piuttosto cari) di tre gruppi di età: giovani, adulti e anziani. Metà del campione poteva alimentarsi a volontà, l'altra era invece tenuta a una dieta. Come è triste necessità, i ratti sono poi stati soppressi, così da ottenere campioni della cute nella zona ventrale, da esaminare poi al microscopio. Prima di illustrare i risultati è bene premettere che in questi ratti gli effetti dell'invecchiamento sulla cute non ricalcano esattamente quelli che si presentano nell'uomo. Per esempio, mentre la cute umana tende ad assottigliarsi, in questi animaletti diviene più spessa con l'età. Ciononostante, lo scopo dello studio era vedere se la restrizione calorica riduceva i fenomeni di senescenza, indipendentemente dalla loro natura. La risposta è stata positiva, proprio a cominciare dall'ispessimento della cute, che era ridotto nei topi a dieta, soprattutto a spese dello strato di grasso. Anche gli altri parametri però risentivano positivamente: aumentava l'attività dei fibroblasti, cioè le cellule che costruiscono le strutture elastiche della pelle, così come miglioravano altri parametri significativi come la quantità di collagene e di fibre. Questi, a differenza, del primo, sono fenomeni comuni anche alla cute umana: con il passare degli anni i fibroblasti tendono effettivamente a perdere di attività, così come si riducono il collagene e le fibre.

Meno stress ossidativo


Ovviamente c'è molta cautela nel generalizzare questi risultati, anche perché esiste una certa variabilità da un animale all'altro, ma effettivamente è un ulteriore dato a supporto. E' evidente che, visto il gran numero di fattori metabolici con cui interagisce la restrizione calorica, non è nemmeno così facile dare spiegazioni. La più generale è quella che si rifà allo stress ossidativo, e in effetti i sottoprodotti delle reazioni di glicosilazione del collagene erano effettivamente più bassi nei topi a stecchetto. Considerato che comunque, male non fa indipendentemente dagli effetti sulla pelle, sembra che ridurre le calorie sia proprio un imperativo...

Fonte:
  • Bhattacharyya TK et al. Modulation of cutaneous aging with calorie restriction in Fischer 344 rats: ahistological study. Arch Facial Plast Surg. 2005 Jan-Feb;7(1):12-6



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