E la macchia non c'è più

22 giugno 2007
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E la macchia non c'è più



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La vitiligine (o vitiligo), di per sé, non è una condizione maligna che desta grandi preoccupazioni, ma gli effetti psicosociali non vanno trascurati. La pigmentazione non uniforme esaltata dal contrasto con le parti abbronzate può creare disagio nelle relazione e nella socialità. Ma le soluzioni esistono e sono diverse, tanto che più che domandarsi se trattare o meno il disturbo, rimane solo da decidere in che modo.

Luce terapeutica


L’approccio può essere diverso, in quanto, in base all’estensione delle macchie depigmentate, si può procedere con la repigmentazione o con la depigmentazione. Alcuni approcci, per altro, sono stati superati: l’uso di autoabbronzanti (diidrossiacetone) o del tatuaggio in genere non danno i risultati sperati in quanto la differenza di colore rimane comunque evidente. Sono stati invece raccolti, in un editoriale di The Lancet, numerosi dati di letteratura che testimoniano, con più o meno forza scientifica, la validità di altri metodi. Una delle ricerche più recenti, pubblicata sullo stesso numero della rivista, riporta la superiorità della fototerapia con raggi UV-B a banda stretta sulla combinazione di fototerapia con raggi UV-A e somministrazioni orali di psoralene (PUVA), una sostanza che favorisce l’assorbimento delle radiazioni impiegate. E anche se il numero dei trattamenti necessari per avere il successo clinico era più alto, nei pazienti in cui lo si otteneva era al 100% in termini di colorazione, mentre nei soggetti trattati con PUVA la corrispondenza esatta della pigmentazione si raggiungeva solo nel 44% del campione. Se la lesione non supera il 10% della superficie corporea, si procede con la fototerapia sulle aree localizzate che combinata con un unguento al tacrolimus (un immunosoppressore) ha dimostrato un efficacia nel 100% contro l’85% ottenuto con laser excimer. Inoltre, nel 70% dei casi si otteneva una repigmentazione di oltre il 75% che invece si raggiungeva solo nel 20% dei pazienti trattati con il laser. Il vantaggio si manteneva anche trattando aree sensibili agli UV (viso, collo, tronco, mani e piedi) e lesioni normalmente resistenti agli UV stessi

Creme e bisturi


Le altre opzioni terapeutiche consistono di trattamenti farmacologici, sistemici o topici. Alcuni dei quali anche piuttosto datati: la dimostrazione di efficacia sulla vitiligine dell’uso dei corticosteoridi topici risale al 1974 ed è stata più volte confermata come soluzione più efficace nei casi di vitiligo localizzata. Mentre non vengono raccomandate le infiltrazioni direttamente sulle lesioni in quanto non hanno dimostrato vantaggi rispetto al placebo.
I trattamenti topici, creme o unguenti, possono contenere inibitori della calcineurina oppure un analogo della vitamina D. Nel secondo caso è stata valutata l’opportunità di una combinazione con fototerapia ma non sono stati accertati in modo definitivo i vantaggi. Ma resta il fatto che l’applicazione sulla lesione di una crema alla vitamina D sembra avere un effetto minimo, la si consiglia in associazione con corticosteoridi topici, fototerapia e fotochemioterapia.
Quando niente di tutto ciò riesce a migliorare la situazione e la vitiligine resta stabile (e refrattaria) si può ricorrere alla chirurgia. Le tecniche sono diverse ma sostanzialmente si parla sempre di trapianto di tessuto epidermico prelevato dalla pelle del soggetto in siti pigmentati. Cambia la modalità di prelievo, lo spessore e l’estensione, e la messa in coltura o meno dell’epidermide prelevata prima che venga impiantata. La coltura in vitro consente di coprire aree depigmentate maggiori con prelievi di minore estensione ma richiede costi e strutture idonee e espone al rischio di proliferazioni tumorigene. Anche la chirurgia non è esente da effetti collaterali e da variabilità nell’efficacia, anche per questo viene spesso combinata con la fototerapia. Infine nei casi di vitiligine resistente al trattamento ed estesa oltre l’80% della superficie corporea si può ricorrere alla depigmentazione con creme opportune oppure mediante il laser. Dunque, gli strumenti ci sono, basta solo decidere quali usare.

Simona Zazzetta



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