03 novembre 2004
Aggiornamenti e focus
Prevenire le complicanze fin da giovani
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Il diabete tipo 1 è caratterizzato dalla necessità di ricorrere da subito all'insulina e, sfortunatamente, è quello a esordio giovanile. Al di là della necessità di ricorrere all'ormone, il diabete in generale porta con sé conseguenze su diversi organi e sistemi, definite conseguenze a lungo termine. Ora però è proprio il fatto che si tratti di conseguenze a lungo termine che viene messo in discussione da uno studio statunitense condotto su giovanissimi pazienti diabetici. I danni cardiovascolari, infatti potrebbero presentarsi prima di quanto supposto.
L'oggetto della ricerca era lo sviluppo dell'aterosclerosi in queste persone, fenomeno che è stato valutato misurando l'IMT, cioè lo spessore dell'intima-media (gli strati più interni del vaso) delle arterie carotidi (posizionate nel collo). Questo dato, infatti, è uno degli indicatori più affidabili per individuare l'aterosclerosi subclinica, cioè quella che ancora non è in grado di dare manifestazioni evidenti. Questo però non è stato l'unico aspetto preso in considerazione: nella valutazione rientravano anche il livello di lipidi a digiuno, quello di omocisteina, la pressione arteriosa, l'indice di massa corporea e il controllo glicemico (cioè la valutazione dell'emoglobina glicata che riflette l'andamento della glicemia nel tempo). In totale sono stati controllati 142 pazienti di età compresa tra 12 e 25 anni, i cui dati sono stati confrontati con quelli di 87 giovani di età comparabile ma sani.
Effettivamente lo spessore carotideo è risultato superiore nei giovani diabetici rispetto ai coetanei del gruppo di controllo, e il risultato non cambiava sia considerando le diverse fasce di età sia considerando i due sessi. Inoltre, come era atteso, tanto maggiore era l'ispessimento delle arterie, tanto più frequenti erano le complicanze del diabete (come ipertensione, retinopatia e microalbuminuria) e la gravità stessa della malattia, valutata attraverso il grado di controllo glicemico. Altre conclusioni tratte riguardano il rapporto tra ispessimento della carotide e livelli di colesterolo nel sangue: mentre negli uomini un valore elevato di colesterolo HDL era inversamente proporzionale all'IMT, questo effetto non si vedeva nelle ragazze. Al contrario, in entrambi i sessi l'IMT era proporzionale al rapporto tra colesterolo LDL e HDL, quanto più è alto tanto maggiore è il rischio di aterosclerosi.
E' ormai pratica standard curare nelle persone diabetiche anche aspetti come l'ipertensione e la colesterolemia, proprio per ridurre le complicanze, quello che lo studio dice oggi è che questo tipo di prevenzione deve essere cominciato prima o, quantomeno, che molto prima devono cominciare i controlli del caso.
Maurizio Imperiali
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La ricerca
L'oggetto della ricerca era lo sviluppo dell'aterosclerosi in queste persone, fenomeno che è stato valutato misurando l'IMT, cioè lo spessore dell'intima-media (gli strati più interni del vaso) delle arterie carotidi (posizionate nel collo). Questo dato, infatti, è uno degli indicatori più affidabili per individuare l'aterosclerosi subclinica, cioè quella che ancora non è in grado di dare manifestazioni evidenti. Questo però non è stato l'unico aspetto preso in considerazione: nella valutazione rientravano anche il livello di lipidi a digiuno, quello di omocisteina, la pressione arteriosa, l'indice di massa corporea e il controllo glicemico (cioè la valutazione dell'emoglobina glicata che riflette l'andamento della glicemia nel tempo). In totale sono stati controllati 142 pazienti di età compresa tra 12 e 25 anni, i cui dati sono stati confrontati con quelli di 87 giovani di età comparabile ma sani.
I risultati
Effettivamente lo spessore carotideo è risultato superiore nei giovani diabetici rispetto ai coetanei del gruppo di controllo, e il risultato non cambiava sia considerando le diverse fasce di età sia considerando i due sessi. Inoltre, come era atteso, tanto maggiore era l'ispessimento delle arterie, tanto più frequenti erano le complicanze del diabete (come ipertensione, retinopatia e microalbuminuria) e la gravità stessa della malattia, valutata attraverso il grado di controllo glicemico. Altre conclusioni tratte riguardano il rapporto tra ispessimento della carotide e livelli di colesterolo nel sangue: mentre negli uomini un valore elevato di colesterolo HDL era inversamente proporzionale all'IMT, questo effetto non si vedeva nelle ragazze. Al contrario, in entrambi i sessi l'IMT era proporzionale al rapporto tra colesterolo LDL e HDL, quanto più è alto tanto maggiore è il rischio di aterosclerosi.
E' ormai pratica standard curare nelle persone diabetiche anche aspetti come l'ipertensione e la colesterolemia, proprio per ridurre le complicanze, quello che lo studio dice oggi è che questo tipo di prevenzione deve essere cominciato prima o, quantomeno, che molto prima devono cominciare i controlli del caso.
Maurizio Imperiali
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