31 gennaio 2007
Aggiornamenti e focus
Embolizzare i fibromi?
Tags:
I fibromi uterini sono i più comuni tumori del sistema riproduttivo femminile tipici dell'età fertile (dopo la menopausa tendono a ridursi), il nome non deve però spaventare poiché si tratta di forme benigne, che in molti casi non provocano disturbi né impediscono la gravidanza. Quando i fibromi sono invece sintomatici, causano disturbi quali dolori pelvici, dismenorrea, problemi urinari e intestinali, rischio di aborto che possono costituire un'indicazione al trattamento. Le opzioni più utilizzate sono quelle chirurgiche e l'alternativa classica è tra l'isterectomia, cioè la rimozione dell'utero e la miomectomia, impiegata in genere per le donne che intendano mantenere le capacità procreative (per la chirurgia ora c'è anche la modalità meno invasiva della via vaginale e laparoscopica): un'altra possibilità abbastanza recente è l'embolizzazione dell'arteria uterina, una tecnica minimamente invasiva che si è andata affermando come efficace nell'alleviare i sintomi a breve termine ma della quale non era stato sufficientemente valutato l'effetto sulla qualità di vita delle pazienti, in confronto alle altre procedure.
Il team scozzese REST (Randomized Trial of Embolization versus Surgical Treatment for Fibroids) ha quindi condotto una ricerca con periodo di osservazione di un anno dalla quale risulta che l'embolizzazione è efficace quanto la chirurgia nel migliorare la qualità di vita delle donne trattate, con altri vantaggi, ma anche alcuni svantaggi. La tecnica consiste nell'iniezione, attraverso un catetere inserito nell'arteria femorale che arriva all'arteria uterina, di particelle o sostanze embolizzanti che impediscono l'afflusso di sangue al o ai fibromi causandone la contrazione di volume. Introdotta nei primi anni Novanta per ridurre il sanguinamento nella donne con fibromi ad alto rischio di complicanze con la chirurgia, l'embolizzazione uterina è stata poi applicata intraoperatoriamente e in seguito come trattamento primario; si calcola che nell'ultimo decennio siano stati eseguiti più di 100 mila interventi, soprattutto in Stati Uniti ed Europa occidentale, e i dati Usa relativi a 3.160 casi riferiscono nel 5,5% complicanze a trenta giorni e nello 0,1% necessità di isterectomia.
Lo studio, su 157 donne di almeno 18 anni con uno o più fibromi di almeno 2 cm e sintomi tali da giustificare la terapia chirurgica, ha confrontato con scale di valutazione la qualità di vita a 1, 6, 12, 21 mesi e poi annualmente, in seguito a embolizzazione o a intervento (isterectomia o miomectomia, per via addominale). A un anno non sono risultate differenze significative tra i due gruppi, inoltre il ricovero post-embolizzazione è stato significativamente più breve e il ritorno alle attività usuali notevolmente più rapido; anche il dolore a 24 ore era minore, anche se a un mese e a un anno i punteggi erano migliori nel gruppo chirurgia. Complicanze ed eventi indesiderati sono stati di più tra le embolizzate ma non significativamente, il 9% delle embolizzate poi ha dovuto ripetere la procedura o ricorrere a isterectomia per controllo inadeguato dei sintomi e dopo il primo anno il 13% è stato ricoverato per eventi avversi o reintervento. Dal punto di vista economico, infine, a un anno l'embolizzazione è risultata più vantaggiosa.
Considerare l'intenzione procreativa
Come sottolinea l'editoriale di accompagnamento, se optare prima per la chirurgia o per l'embolizzazione dipenderà dalla situazione clinica, dall'età della paziente, dalle sue preferenze, dall'eventuale desiderio di avere figli. Considerando che con l'embolizzazione in meno dell'1% dei casi può insorgere una menopausa anticipata e non è chiaro se ci siano rischi per il feto, la miomectomia potrebbe essere la prima scelta nelle donne con fibromi sintomatici che intendono procreare; l'embolizzazione invece potrebbe essere offerta alle pazienti ad alto rischio chirurgico, come quelle con fibromi diffusi o nelle quali la miomectomia presenti difficoltà tecniche; l'isterectomia resta un'alternativa ragionevole all'embolizzazione nelle donne che preferiscono un intervento risolutivo senza la preoccupazione di ulteriori sanguinamenti o bisogno di reinterventi.
Elettra Vecchia
In evidenza:
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Qualità di vita simile
Il team scozzese REST (Randomized Trial of Embolization versus Surgical Treatment for Fibroids) ha quindi condotto una ricerca con periodo di osservazione di un anno dalla quale risulta che l'embolizzazione è efficace quanto la chirurgia nel migliorare la qualità di vita delle donne trattate, con altri vantaggi, ma anche alcuni svantaggi. La tecnica consiste nell'iniezione, attraverso un catetere inserito nell'arteria femorale che arriva all'arteria uterina, di particelle o sostanze embolizzanti che impediscono l'afflusso di sangue al o ai fibromi causandone la contrazione di volume. Introdotta nei primi anni Novanta per ridurre il sanguinamento nella donne con fibromi ad alto rischio di complicanze con la chirurgia, l'embolizzazione uterina è stata poi applicata intraoperatoriamente e in seguito come trattamento primario; si calcola che nell'ultimo decennio siano stati eseguiti più di 100 mila interventi, soprattutto in Stati Uniti ed Europa occidentale, e i dati Usa relativi a 3.160 casi riferiscono nel 5,5% complicanze a trenta giorni e nello 0,1% necessità di isterectomia.
Lo studio scozzese
Lo studio, su 157 donne di almeno 18 anni con uno o più fibromi di almeno 2 cm e sintomi tali da giustificare la terapia chirurgica, ha confrontato con scale di valutazione la qualità di vita a 1, 6, 12, 21 mesi e poi annualmente, in seguito a embolizzazione o a intervento (isterectomia o miomectomia, per via addominale). A un anno non sono risultate differenze significative tra i due gruppi, inoltre il ricovero post-embolizzazione è stato significativamente più breve e il ritorno alle attività usuali notevolmente più rapido; anche il dolore a 24 ore era minore, anche se a un mese e a un anno i punteggi erano migliori nel gruppo chirurgia. Complicanze ed eventi indesiderati sono stati di più tra le embolizzate ma non significativamente, il 9% delle embolizzate poi ha dovuto ripetere la procedura o ricorrere a isterectomia per controllo inadeguato dei sintomi e dopo il primo anno il 13% è stato ricoverato per eventi avversi o reintervento. Dal punto di vista economico, infine, a un anno l'embolizzazione è risultata più vantaggiosa.
Considerare l'intenzione procreativa
Come sottolinea l'editoriale di accompagnamento, se optare prima per la chirurgia o per l'embolizzazione dipenderà dalla situazione clinica, dall'età della paziente, dalle sue preferenze, dall'eventuale desiderio di avere figli. Considerando che con l'embolizzazione in meno dell'1% dei casi può insorgere una menopausa anticipata e non è chiaro se ci siano rischi per il feto, la miomectomia potrebbe essere la prima scelta nelle donne con fibromi sintomatici che intendono procreare; l'embolizzazione invece potrebbe essere offerta alle pazienti ad alto rischio chirurgico, come quelle con fibromi diffusi o nelle quali la miomectomia presenti difficoltà tecniche; l'isterectomia resta un'alternativa ragionevole all'embolizzazione nelle donne che preferiscono un intervento risolutivo senza la preoccupazione di ulteriori sanguinamenti o bisogno di reinterventi.
Elettra Vecchia
In evidenza:
Salute oggi:
- Notizie e aggiornamenti
- Libri e pubblicazioni
- Dalle aziende
- Appunti di salute
- Nutrire la salute
- Aperi-libri
- Allenati con noi
...e inoltre su Dica33: