L'infertilità di lei

31 ottobre 2003
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L'infertilità di lei



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La specie umana non è tra le più prolifiche, lo conferma il fatto che la possibilità di concepire in un rapporto non protetto è pari a circa il 20%. Il concepimento umano, infatti, è un processo difficile e complicato anche in condizioni ottimali. Perché lo sperma, sano e vitale, completi il cammino della fecondazione è necessario che gli spermatozoi superino il muco cervicale, entrino nell'utero e lo attraversino per penetrare nelle tube di Falloppio. Una volta lì, gli spermatozoi devono raggiungere l'ovulo, penetrarne il rivestimento protettivo e la membrana interna e fecondarlo. Un processo che viene completato dall'impianto dell'embrione nell'utero e dal suo successivo sviluppo, che deve essere il più possibile armonioso. Perché avvenga il concepimento, così, si devono verificare molte condizioni nell'uomo e nella donna. L'infertilità, cioè non è come lungamente ritenuto un problema solo femminile, anche se, indiscutibilmente, la donna deve essere in grado di ovulare, cioè di produrre uova fecondabili, e deve avere tube integre e pervie che permettano allo spermatozoo di raggiungere l'uovo.

Cause di infertilità femminile


Le più frequenti sono i disturbi ovulatori, cioè gli squilibri ormonali che impediscono il regolare funzionamento dell'ovaio e, quindi, la formazione delle cellule uovo. Si pensa che il 10-15% dei problemi di sterilità sia dovuto a queste cause. Perché avvenga l'ovulazione si deve produrre una sorta di "reazione a catena" ormonale. Alcuni neuroni dell'ipotalamo liberano l'ormone chiamato GnRH, questo raggiunge la ghiandola pituitaria anteriore che, a sua volta, rilascia le gonadotropine, cioè gli ormoni follicolo-stimolante (FSH) e luteinizzante (LH). Sono questi ad agire sull'ovaio portando a maturazione il follicolo e, quindi, alla produzione della cellula uovo. Questa reazione può interrompersi in un punto qualsiasi, provocando o l'assenza dell'ovulazione o un suo andamento irregolare (oligovulazione).

Cause ghiandolari - Di norma bassi livelli di GnRH devono far pensare a problemi dell'ipotalamo, a volte causati anche da forti e rapidi dimagrimenti o situazioni di intenso stress fisico come quelle frequenti tra le atlete professioniste. In altri casi, invece, a essere in crisi è la ghiandola pituitaria e in questo caso anche altri ormoni prodotti da questa ghiandola risultano carenti. La funzionalità della pituitaria può essere compromessa da neoplasie o altri tipi di lesione.
Quando invece si hanno bassi livelli di gonadotropine e bassi livelli di steroidi sessuali (estrogeni eccetera) è quasi sempre in causa l'ovaio. Un discorso a parte per l'iperprolattinemia. La prolattina è un ormone fisiologico, che di norma viene inibito salvo dopo la gravidanza, quando è liberato per avviare la produzione di latte. Tra i suoi effetti c'è anche l'interruzione dell'ovulazione: una funzione anticoncezionale, dunque, giustificata dalla necessità, in natura, di non esaurire le risorse materne con una nuova gravidanza. Parecchie situazioni possono indurre la liberazione di prolattina "fuori tempo" e, secondo alcuni autori, anche lo stress psicofisico. Tuttavia questo è un punto ancora controverso, così come è controversa l'associazione generale tra stress e infertilità.
Infine, sempre tra le cause endocrine, vanno citati i disturbi della tiroide.

Cause ovariche - Anche nell'ovulazione irregolare (cicli irregolari) le cause possono essere diverse. La più frequente è la sindrome dell'ovaio policistico, che è accompagnata da un innalzamento dei valori degli ormoni maschili (androgeni). Altre cause sono la presenza di tumori secernenti, cioè che liberano androgeni, di solito localizzati alle surrenali o all'ovaio stesso.
Da non trascurare, poi, le situazioni irreversibili. Tra queste spicca la menopausa precoce, una condizione che rende impossibile il concepimento se non per mezzo di uova donate con la fertilizzazione in vitro. Inoltre vanno considerate anche anormalità genetiche come la sindrome di Turner, nella quale si ha un sottosviluppo ovarico, o alcune translocazioni e delezioni del cromosoma X, che conducono ugualmente al mancato sviluppo ovarico

Non solo ormoni


Un'altra causa frequente di infertilità sono le lesioni delle tube, che collegano l'ovaio all'utero e nelle quali avviene l'incontro tra ovulo e spermatozoo. Spesso queste lesioni sono lo strascico di infiammazioni della pelvi (dovute a malattie veneree, oppure all'uso della spirale) o dell'endometriosi (l'anormale proliferazione del tessuto dell'utero che causa aderenze e cisti). Anche interventi chirurgici nella pelvi eseguiti senza troppi riguardi, per esempio le appendicectomie, possono creare aderenze sulle tube che impediscono il concepimento. Ma prevenire questo tipo di infertilità si può. Intanto è fondamentale la pratica di sesso sicuro che riduce il rischio di malattie a trasmissione sessuale. Quindi uno screening alle donne in età riproduttiva per eventuali infezioni da chlamydia sembra utile nel ridurre la sua incidenza e quella dell'infiammazione pelvica. La gestione delle pazienti sottoposte ad aborto, infine, include una strategia per minimizzare il rischio di infiammazione pelvica post-abortiva.

Intervenire si può

A parte il caso dei tumori, la terapia dei disturbi ovulatori è solitamente medica, e va dalla somministrazione di gonadotropine umane a quella di ormoni tiroidei, a seconda della causa dello squilibrio ormonale in atto.
Per quel che concerne i danni tubarici, invece, oggi, grazie alle tecniche di endoscopia e microchirurgia, è possibile intervenire ristabilendo il corretto collegamento tra ovaio e utero. L'infertilità non è, infatti, una condanna senza appello, basti pensare che negli Stati Uniti l'80-90% di questi casi si risolve con normali terapie mediche o chirurgiche, mentre per un 5% è necessario il ricorso alle tecniche di fecondazione assistita. Percentuali che lasciano ben sperare.

Marco Malagutti



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