Ne basta uno

13 luglio 2007
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Ne basta uno



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Sottoporsi a un ciclo di fecondazione assistita prevede un bombardamento ormonale che amplifica i processi naturali di ovulazione. L'obiettivo è avere la certezza che l'ovulazione si verifichi, possibilmente per produrre molti ovuli, per superare l'inefficienza delle procedure di laboratorio e generare diversi embrioni da impiantare nell'utero. Il tutto secondo regole stabilite da leggi e regolamentazioni che ogni paese si è dato. In molti paesi europei, diversamente dall'Italia, oltre a non esserci un limite prestabilito al numero di embrioni da formare e da trasferire, esiste anche la possibilità di congelarli per attendere il momento più favorevole per una più probabile gravidanza. In Olanda per esempio è previsto, ed ora è in studio la possibilità di procedere con un protocollo per la fecondazione in vitro diverso da quello standard, che i ricercatori definiscono mild, cioè leggero.

Protocollo light


L'intento è di superare alcuni inconvenienti che un trattamento ormonale comporta alle donne che vi si sottopongono. Di norma alle pazienti viene somministrato un agonista dell'ormone che rilascia le gonadotropine (GnRH) secondo un protocollo di lunga durata. Ma con una procedura di stimolazione ovarica di impatto minore si può somministrare un antagonista del GnRH solo nella fase follicolare medio-tardiva grazie al quale si ottiene la crescita di diversi follicoli dominanti adatti per la fertilizzazione in vitro. Sebbene ci sia una potenziale riduzione dell'efficacia, una stimolazione più leggera riduce anche i fastidiosi disturbi di una stimolazione più potente che agisce desensibilizzando l'ipofisi. Con la procedura testata inoltre si trasferiva un solo embrione di buona qualità, con la possibilità di congelare gli altri, invece di due come previsto nella procedura tradizionale. La scelta riduce la probabilità di incorrere in gravidanze multiple notoriamente associate a l'incremento di mortalità e morbilità, che rappresentano le maggiori complicanze associate alla fecondazione in vitro. L'impianto di un solo embrione apparentemente diminuisce le possibilità di successo ma la crioconservazione sopperisce a questo rischio permettendo di ripetere il ciclo di fertilizzazione. Non a caso un numero crescente di centri del Nord Europa hanno adottato questo protocollo.

Leggero anche nei costi


I ricercatori olandesi delle università di Rotterdam e di Utrecht hanno voluto verificare se nello stesso periodo di tempo, il trattamento più leggero fosse in grado di dar luogo a gravidanze portate a termine, limitando fastidi alla donna, spese alla coppia e gravidanze multiple. Circa 400 donne sono state avviate a uno dei due percorsi terapeutici e il campione è stato tenuto in osservazione per un anno. Il dato atteso e confermato è che la proporzione per coppia di gravidanze multiple era 0,5% con il sistema mild e 13,1% con quello standard e la probabilità di abortire era pressoché simile (15% circa). Il tutto avveniva a parità di grado di "fastidi", infatti nonostante le donne in terapia leggera dovessero ripetere più volte il ciclo di trattamento non mostravano più ansia o depressione per il ricovero di quanto non accadesse tra le donne in terapia standard. Stesso risultato anche per la depressione in generale e disturbi del sonno. Il dato è stato verificato in donne con meno di 38 anni, e il vantaggio di valutare l'efficacia nell'arco di un anno e non del singolo ciclo fornisce una valutazione più ampia anche in termini economici. Infatti, la possibilità di una stimolazione ovarica più breve e la riduzione delle gravidanze multiple riduce i costi. A conti fatti i ricercatori hanno quantificato il risparmio in circa 2400 euro a favore di quello più leggero.

Simona Zazzetta



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