09 febbraio 2005
Aggiornamenti e focus
Troppi ovuli in gioco
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Circa il 10% delle coppie che intendono avere un figlio non ci riescono entro il primo anno di tentativi, alimentando il crescente numero di quelle che si rivolgono a centri specializzati per trattare l'infertilità. Generalmente non vengono individuate cause precise, come amenorrea, azoospermia, occlusioni tubariche, ma si parla per lo più di infertilità o subfertilità inspiegabile (idiopatica): i test danno risultati normali e il mancato concepimento sembra quindi dovuto a una questione di probabilità.
Tutti i metodi usati nella procreazione medicalmente assistita hanno un passaggio in comune. Poiché l'obiettivo è aumentare le probabilità di incontro tra i gameti, è necessario assicurare che questi ci siano, almeno nel ciclo in cui si interviene, cosa non sempre garantita anche da un ovaio fisiologicamente sano. L'approccio più usato è l'iperstimolazione ovarica, in questo modo si ha la certezza (offerta dal controllo ecografico) di avere almeno un ovulo da fertilizzare, se non di più, secondo la tecnica scelta. In realtà se la donna stimolata ha cicli mestruali anovulatori, più che di iperstimolazione si tratta di una vera e propria induzione ovarica. Se poi segue la fertilizzazione in vitro è possibile esercitare il controllo sul possibile numero di embrioni impiantati ma in ogni caso, sempre per aumentare le probabilità di successo, sono più di uno, di solito tre. La conseguenza immediata, tra le altre, di questo calcolo probabilistico è anche l'aumento delle probabilità di gravidanze multiple. Il regime a basse dosi di gonadotropine per ottenere una risposta ovarica comporta un aumento tra il 5 e il 20% del tasso di gravidanze multiple, con l'iperstimolazione la percentuale aumenta.
La mortalità e le complicanze perinatali delle gravidanze multiple, hanno reso non più accettabile tale rischio. E' assolutamente necessario che le coppie vengano informate su tale eventuale circostanza, e se possibile tentare di posticipare il più possibile il tentativo se esistono ragionevoli probabilità di un concepimento spontaneo. Se poi sono stati individuati i motivi della subfertilità, la strategia di prima linea deve essere orientata a cercare di risolverli.
Ma il problema principale resta comunque la fallibilità delle tecniche di procreazione assistita: la difficoltà svanirebbe, per esempio, migliorando gli esiti della fertilizzazione in vitro con trasferimento di un singolo embrione.
Simona Zazzetta
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Iperstimolazione e induzione
Tutti i metodi usati nella procreazione medicalmente assistita hanno un passaggio in comune. Poiché l'obiettivo è aumentare le probabilità di incontro tra i gameti, è necessario assicurare che questi ci siano, almeno nel ciclo in cui si interviene, cosa non sempre garantita anche da un ovaio fisiologicamente sano. L'approccio più usato è l'iperstimolazione ovarica, in questo modo si ha la certezza (offerta dal controllo ecografico) di avere almeno un ovulo da fertilizzare, se non di più, secondo la tecnica scelta. In realtà se la donna stimolata ha cicli mestruali anovulatori, più che di iperstimolazione si tratta di una vera e propria induzione ovarica. Se poi segue la fertilizzazione in vitro è possibile esercitare il controllo sul possibile numero di embrioni impiantati ma in ogni caso, sempre per aumentare le probabilità di successo, sono più di uno, di solito tre. La conseguenza immediata, tra le altre, di questo calcolo probabilistico è anche l'aumento delle probabilità di gravidanze multiple. Il regime a basse dosi di gonadotropine per ottenere una risposta ovarica comporta un aumento tra il 5 e il 20% del tasso di gravidanze multiple, con l'iperstimolazione la percentuale aumenta.
Le altre strade possibili
La mortalità e le complicanze perinatali delle gravidanze multiple, hanno reso non più accettabile tale rischio. E' assolutamente necessario che le coppie vengano informate su tale eventuale circostanza, e se possibile tentare di posticipare il più possibile il tentativo se esistono ragionevoli probabilità di un concepimento spontaneo. Se poi sono stati individuati i motivi della subfertilità, la strategia di prima linea deve essere orientata a cercare di risolverli.
Ma il problema principale resta comunque la fallibilità delle tecniche di procreazione assistita: la difficoltà svanirebbe, per esempio, migliorando gli esiti della fertilizzazione in vitro con trasferimento di un singolo embrione.
Simona Zazzetta
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