20 settembre 2002
Aggiornamenti e focus
Mamme tristi e un po' giù
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La malattia vera e propria si chiama depressione post-partum, ma negli Stati Uniti si parla di "baby blues" per indicare quell'insieme di piccole alterazioni dell'umore che seguono il lieto evento. Un fatto comune? Sembrerebbe di sì se, secondo i dati statunitensi, il baby blues riguarda più o meno il 70 per cento delle puerpere e solo il 20 per cento delle neomamme non ha sintomi di sorta. La depressione post-partum invece riguarderebbe 1 donna su dieci. Sembra un dato non da poco, ma recentemente è intervenuto uno studio britannico a peggiorare, in un certo senso, il quadro. Secondo questa indagine in realtà i sintomi depressivi sarebbero più frequenti durante la gravidanza che non dopo il parto. Va però notato che la percentuale di neomamme depresse, indicata da un po' tutte le fonti, (8-10%) è praticamente la stessa della prevalenza della depressione nella popolazione in generale. Di conseguenza, molti ritengono che la depressione post-partum non sia una forma in sé di disturbo psichico, ma che piuttosto il parto possa essere uno dei molti eventi scatenanti la malattia, o che possa esserlo la gravidanza, se si accettano le conclusioni dello studio britannico. Di fatto, non sembrerebbe più tanto vero che la gravidanza abbia una sorta di effetto protettivo, come invece si sosteneva.
Il baby blues, cioè il disturbo più comune, di solito esordisce due o tre giorni dopo il parto e la neomamma comincia ad avvertire ansia, umore triste e sensazione di instabilità. Tutto questo può accompagnarsi anche a una certa irritazione immotivata nei confronti del neonato, del coniuge o di eventuali altri figli. Tratti caratteristici sono poi il pianto senza ragione; le difficoltà a prendere sonno e a mangiare. Quasi sempre, poi, la madre si chiede se è in grado di prendersi cura nel modo giusto del bambino (quindi un sentimento di inadeguatezza) ed anche fare delle scelte diventa difficile.
Questi sintomi e comportamenti possono anche presentarsi in modo intermittente ma, di solito, questo disturbo dell'umore si risolve nell'arco di un paio di settimane al massimo. Senza necessità di alcun trattamento.
Diverso è il caso della depressione vera e propria. In un certo senso i sintomi sono gli stessi, ma quello che cambia è l'intensità, che quasi inevitabilmente si traduce in un'interferenza più o meno marcata con le proprie occupazioni, sia quelle legate al bambino sia le altre (per esempio, tenere in ordine i conti di casa).
Se è vero che la depressione post-partum può colpire a tutte le età e indipendentemente dal numero di figli già avuti, è vero che esistono alcune condizioni favorenti.
Le cause
Difficile come sempre indicare una causa precisa, tuttavia ci sono diversi fattori concorrenti. Per cominciare, quello ormonale, dal momento che dopo il parto sia gli ormoni sessuali (estrogeni) sia quelli prodotti dalla tiroide (che regolano per così dire la produzione di energia) subiscono un calo anche vistoso. Allo stesso modo entrano in gioco, come in tutte le forme depressive, i neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina).
Tuttavia non si possono trascurare gli aspetti emotivi. Gli specialisti ne sottolineano soprattutto tre, legati tutti all'idea che la donna ha di sé. Intanto c'è la trasformazione fisica, magari la perdita di una figura snella e attraente; poi vi è la sensazione di non essere più una persona libera (il bambino pone limiti anche forti alla mobilità); infine vi è la perdita della propria identità e la necessità di costruirne una nuova da donna a donna e mamma.
A completamento ci sono fattori pratici: le necessità dell'allattamento, per esempio, il più delle volte alterano il ritmo sonno-veglia della madre (e anche degli altri famigliari).
Prevenzione o quasi
Al di là del fatto che la puerpera deve cercare di fare attività fisica, sia pure tranquilla e progressiva, seguire una dieta adeguata e soprattutto poter contare sulla collaborazione del coniuge e degli altri famigliari, l'American College of Obstetrician and Gynecologists mette in guardia da tre "miti" che possono generare frustrazioni e, quindi, predisporre al disagio psicologico:
1° Fare la mamma è istintivo. Niente di più falso: è un'attività complessa che richiede l'apprendimento di molte tecniche e astuzie varie. Non deve essere un dramma se inizialmente si incontra qualche insuccesso.
2° Il bambino perfetto. Quasi tutte le mamme si fanno un ritratto ideale del nascituro, e se non coincide comincia la frustrazione, magari aggravata dal confronto con i figli di altri "così carini e buoni". E' un'illusione: ogni bambino ha una sua personalità che manifesta anche alla nascita, così come caratteristiche fisiche che possono essere di ostacolo alla neomamma (lo stomaco delicato, per esempio). Bisogna adattarsi al nuovo venuto pensando che il meglio deve ancora venire
3° Mamma è perfezione. E' ovvio che nessuno è perfetto, e comunque gli errori sono ammessi. Anche non provare inizialmente un eccezionale trasporto per il neonato è normale. L'affetto cresce con la confidenza e questo non significa essere una cattiva madre.
Maurizio Imperiali
Fonti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Come si manifesta
Il baby blues, cioè il disturbo più comune, di solito esordisce due o tre giorni dopo il parto e la neomamma comincia ad avvertire ansia, umore triste e sensazione di instabilità. Tutto questo può accompagnarsi anche a una certa irritazione immotivata nei confronti del neonato, del coniuge o di eventuali altri figli. Tratti caratteristici sono poi il pianto senza ragione; le difficoltà a prendere sonno e a mangiare. Quasi sempre, poi, la madre si chiede se è in grado di prendersi cura nel modo giusto del bambino (quindi un sentimento di inadeguatezza) ed anche fare delle scelte diventa difficile.
Questi sintomi e comportamenti possono anche presentarsi in modo intermittente ma, di solito, questo disturbo dell'umore si risolve nell'arco di un paio di settimane al massimo. Senza necessità di alcun trattamento.
La depressione è un'altra cosa
Diverso è il caso della depressione vera e propria. In un certo senso i sintomi sono gli stessi, ma quello che cambia è l'intensità, che quasi inevitabilmente si traduce in un'interferenza più o meno marcata con le proprie occupazioni, sia quelle legate al bambino sia le altre (per esempio, tenere in ordine i conti di casa).
Se è vero che la depressione post-partum può colpire a tutte le età e indipendentemente dal numero di figli già avuti, è vero che esistono alcune condizioni favorenti.
Le mamme più esposte sono:
- quelle prive di un supporto famigliare saldo (ragazze madri, vedove...)
- quelle che hanno subito eventi stressanti come la perdita di una persona amata, il cambio di città, una grave malattia in famiglia
- quelle che hanno già avuto disturbi psichiatrici (sia la depressione sia altri)
Le cause
Difficile come sempre indicare una causa precisa, tuttavia ci sono diversi fattori concorrenti. Per cominciare, quello ormonale, dal momento che dopo il parto sia gli ormoni sessuali (estrogeni) sia quelli prodotti dalla tiroide (che regolano per così dire la produzione di energia) subiscono un calo anche vistoso. Allo stesso modo entrano in gioco, come in tutte le forme depressive, i neurotrasmettitori (serotonina, noradrenalina).
Tuttavia non si possono trascurare gli aspetti emotivi. Gli specialisti ne sottolineano soprattutto tre, legati tutti all'idea che la donna ha di sé. Intanto c'è la trasformazione fisica, magari la perdita di una figura snella e attraente; poi vi è la sensazione di non essere più una persona libera (il bambino pone limiti anche forti alla mobilità); infine vi è la perdita della propria identità e la necessità di costruirne una nuova da donna a donna e mamma.
A completamento ci sono fattori pratici: le necessità dell'allattamento, per esempio, il più delle volte alterano il ritmo sonno-veglia della madre (e anche degli altri famigliari).
Prevenzione o quasi
Al di là del fatto che la puerpera deve cercare di fare attività fisica, sia pure tranquilla e progressiva, seguire una dieta adeguata e soprattutto poter contare sulla collaborazione del coniuge e degli altri famigliari, l'American College of Obstetrician and Gynecologists mette in guardia da tre "miti" che possono generare frustrazioni e, quindi, predisporre al disagio psicologico:
1° Fare la mamma è istintivo. Niente di più falso: è un'attività complessa che richiede l'apprendimento di molte tecniche e astuzie varie. Non deve essere un dramma se inizialmente si incontra qualche insuccesso.
2° Il bambino perfetto. Quasi tutte le mamme si fanno un ritratto ideale del nascituro, e se non coincide comincia la frustrazione, magari aggravata dal confronto con i figli di altri "così carini e buoni". E' un'illusione: ogni bambino ha una sua personalità che manifesta anche alla nascita, così come caratteristiche fisiche che possono essere di ostacolo alla neomamma (lo stomaco delicato, per esempio). Bisogna adattarsi al nuovo venuto pensando che il meglio deve ancora venire
3° Mamma è perfezione. E' ovvio che nessuno è perfetto, e comunque gli errori sono ammessi. Anche non provare inizialmente un eccezionale trasporto per il neonato è normale. L'affetto cresce con la confidenza e questo non significa essere una cattiva madre.
Maurizio Imperiali
Fonti
- Evans J, Heron J, Francomb H, Oke S, Golding J. Cohort study of depressed mood during pregnancy and after childbirth. BMJ 2001 Aug 4;323(7307):257-60
- Kendall RE, Wainwright S, Hailey A, Shannon B. The influence of childbirth on psychiatric morbidity. Psychol Med 1976; 6: 297-302
- Sinclair D, Murray L. Effects of postnatal depression on children's adjustment to school. Br J Psychiatry 1998; 172: 58-63
- Murray L, Sinclair D, Cooper P, Ducournau P, Turner P. The socioemotional development of 5 year olds with postnatally depressed mothers. J Child Psychol Psychiatry 1999; 40: 1259-1271
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