L'attesa è la miglior prevenzione

28 settembre 2005
Aggiornamenti e focus

L'attesa è la miglior prevenzione



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Il ricorso al parto cesareo aumenta in tutti i paesi industrializzati e buona parte di questo aumento è dovuto a ragioni non mediche. Per esempio, molte, soprattutto in ambito anglosassone, vedono nel cesareo la soluzione per partorire al momento opportuno. Un fenomeno evidentemente così diffuso che l'Istituto britannico che si occupa dell'appropriatezza delle prestazioni sanitarie (il National Institute for Clinical Excellence o NICE), ha ritenuto giusto specificare che "la richiesta da parte della donna non costituisce di per sé un'indicazione clinica". In effetti, il cesareo d'elezione, anche se la procedura è diventata senz'altro sempre più sicura, non è esente da inconvenienti per il feto.

Stress da parto programmato


Per esempio, nei parti cesarei condotti attorno alla 37° settimana, è abbastanza frequente che il neonato accusi stress respiratori, che a loro volta richiedono il ricovero in reparto o addirittura nell'Unità di cure intensive. Di solito non si tratta di situazioni che mettono in pericolo la vita, ma se si contano aspetti come l'allontanamento dalla madre e la possibilità di conseguenze a lungo termine è evidente che sarebbe meglio evitare questa situazione. Esiste però una possibile prevenzione dello stress respiratorio, di norma usata quando si prevede che la nascita avverrà prematuramente, attorno alla 34° settimana. Si tratta di praticare alla gravida un singolo ciclo di due iniezioni di uno steroide, il betametasone, nelle 48 ore precedenti il parto. Questa misura si è rivelata sufficiente a prevenire un buon numero di complicazioni respiratorie nei prematuri, ma non era mai stata messa alla prova in caso di parto cesareo programmato a 37-38 settimane di gravidanza. La lacuna è stata colmata da uno studio britannico, che ha coinvolto circa un migliaio di donne afferenti a una decina di maternità del Regno Unito. Il campione è stato suddiviso in due gruppi, a uno dei quali è stato somministrato il betametasone e all'altro no. La valutazione è stata condotta non solo in base al numero di bambini poi ricoverati per stress respiratorio, ma anche in base alla gravità e all'intensità delle cure richieste. Effettivamente, tra i nati dal gruppo cui è stato somministrato lo steroide, soltanto 11 hanno presentato complicazioni respiratorie, mentre nell'altro gruppo sono stati 24, differenza statisticamente significativa.

Il vantaggio del farmaco cala col tempo


Una differenza altrettanto significativa c'era nel numero di bambini sottoposti a ventilazione, cioè con uno stress respiratorio tale da richiedere la somministrazione di ossigeno. Insomma, il betametasone funziona anche in caso di cesareo programmato. Senonché, il vantaggio della terapia diminuisce con l'aumentare delle settimane di gestazione: è massimo a 37 e si riduce poi per sparire dopo le 39 settimane. In altre parole, al di là dell'efficacia del farmaco, basta attendere la 39° settimana per vedere ridursi i rischi per il neonato. Ma il bilancio, secondo un editoriale che accompagnava lo studio, pubblicato dal British Medical Journal, non è comunque in pareggio. Infatti, la somministrazione di betametasone non è esente da effetti collaterali. E' vero che la pericolosità dello steroide è provata per cicli di somministrazione ripetuti, tuttavia anche il ciclo singolo ha, in uno studio, dimostrato di aumentare la resistenza insulinica, col che non si può escludere che, in età matura, questo possa aumentare il rischio di diabete. In pratica, l'editorialista tiene a precisare una cosa apparentemente ovvia: che basta aspettare per non correre rischi in più, per quanto ridotti.

Maurizio Imperiali



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