16 febbraio 2005
Aggiornamenti e focus
La gravida eviti gatti e giardinaggio
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La toxoplasmosi è una malattia arcinota, di cui si sa praticamente tutto. Causata da un protozoo, il Toxoplasma gondii, è capace di causare il più delle volte una malattia blanda e autolimitante, un po' sul modello della mononucleosi, ma può anche avere conseguenze molto gravi, a carico del cervello e del fegato, per esempio, soprattutto quando colpisce pazienti immunodepressi o quando a essere infettato è il feto. Infatti il parassita può essere trasmesso per via transplacentare con relativa facilità, sempre che la gestante sia in fase di infezione attiva. Per questo il cosiddetto toxotest rientra tra le indagini consigliate per le gravide. Se dal test risulta che in precedenza non c'è stato contatto con il parassita, la donna in attesa è esposta al rischio di infezione acuta e, quindi, alla trasmissione al nascituro.
Di qui la necessità di evitare alcuni comportamenti pericolosi. Premessa necessaria, però, è che se molti animali possono essere colpiti dal toxoplasma, l'unico ospite definitivo è il gatto, perché solo nell'epitelio intestinale di questo animale il toxoplasma può completare il suo ciclo riproduttivo. Di conseguenza, si raccomanda alle gravide di non entrare in contatto con i gatti durante la gravidanza e di evitare di pulire la lettiera dell'animale. Nel caso il gatto di casa sia esente dalla malattia, poi, è bene tenerlo in casa, per evitare che possa contrarre l'infezione nelle sue scorribande. Un altro aspetto importante è evitare di mangiare carni poco cotte (come si è detto non è il gatto il solo portatore) e di evitare anche i lavori di giardinaggio o comunque occupazioni che facciano entrare in contatto con il suolo. Se proprio si devono trapiantare le primule, meglio usare i guanti di gomma.
Perché occuparsi di questa malattia così nota? Perché negli Stati Uniti, ma non solo, si mette in questione la necessità dello screening sierologico per le donne che abbiano intenzione di concepire e/o per quelle in attesa. Così, uno studio è andato a controllare le cartelle cliniche di 131 donne che hanno partorito bambini affetti da toxoplasmosi congenita, rivolgendo a loro domande ad-hoc. Il primo risultato è che il 75% delle intervistate poteva ricordare almeno un'occasione di contagio, cioè almeno uno dei comportamenti rischiosi esposti prima; in particolare, il 39% ricordava di avere avuto contatti con la lettiera del gatto. Il 48%, poi, ricordava di aver riportato durante la gravidanza, sintomi che potevano essere quelli di una toxoplasmosi acuta. Infine, solo l'8% del campione aveva eseguito il test specifico. L'indicazione che viene dallo studio è abbastanza semplice: il test serve, così come serve anche ricordare le misure di prevenzione.
Sveva Prati
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Occupazioni da evitare
Di qui la necessità di evitare alcuni comportamenti pericolosi. Premessa necessaria, però, è che se molti animali possono essere colpiti dal toxoplasma, l'unico ospite definitivo è il gatto, perché solo nell'epitelio intestinale di questo animale il toxoplasma può completare il suo ciclo riproduttivo. Di conseguenza, si raccomanda alle gravide di non entrare in contatto con i gatti durante la gravidanza e di evitare di pulire la lettiera dell'animale. Nel caso il gatto di casa sia esente dalla malattia, poi, è bene tenerlo in casa, per evitare che possa contrarre l'infezione nelle sue scorribande. Un altro aspetto importante è evitare di mangiare carni poco cotte (come si è detto non è il gatto il solo portatore) e di evitare anche i lavori di giardinaggio o comunque occupazioni che facciano entrare in contatto con il suolo. Se proprio si devono trapiantare le primule, meglio usare i guanti di gomma.
Molto meglio fare il test
Perché occuparsi di questa malattia così nota? Perché negli Stati Uniti, ma non solo, si mette in questione la necessità dello screening sierologico per le donne che abbiano intenzione di concepire e/o per quelle in attesa. Così, uno studio è andato a controllare le cartelle cliniche di 131 donne che hanno partorito bambini affetti da toxoplasmosi congenita, rivolgendo a loro domande ad-hoc. Il primo risultato è che il 75% delle intervistate poteva ricordare almeno un'occasione di contagio, cioè almeno uno dei comportamenti rischiosi esposti prima; in particolare, il 39% ricordava di avere avuto contatti con la lettiera del gatto. Il 48%, poi, ricordava di aver riportato durante la gravidanza, sintomi che potevano essere quelli di una toxoplasmosi acuta. Infine, solo l'8% del campione aveva eseguito il test specifico. L'indicazione che viene dallo studio è abbastanza semplice: il test serve, così come serve anche ricordare le misure di prevenzione.
Sveva Prati
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