04 aprile 2003
Aggiornamenti e focus, Speciale Tosse nel bambino
Microbi volanti
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Un colpo di tosse, uno starnuto e il pericolo è già nell'aria, viaggia su piccolissime gocce di saliva, entra nella bocca, atterra nelle vie respiratorie e, se riesce, comincia a darsi da fare procurando guai all'ospite ignaro. Il risultato, infatti, è una delle tante infezioni il cui contagio interessa, o comunque passa attraverso, il tratto respiratorio. Tutte le infezioni sono causate da agenti infettivi, microrganismi che possono trasmettersi, cioè diffondere da una persona all'altra, la via aerea è sicuramente la più facile da percorrere e permette di raggiungere il maggior numero di candidati ospiti.
Una volta trasmesso l'organismo può colonizzare l'ospite, proliferando sulla pelle, in una cavità o nelle viscere oppure infettarlo invadendo e moltiplicandosi nei tessuti oppure fare entrambe le cose. La colonizzazione è una fase necessaria nella sequenza degli eventi che portano all'infezione se l'agente infettivo è di natura batterica. Non sempre l'infezione è seguita da sintomi clinici ma quasi sempre è associata a una risposta immunitaria.
Escludendo dalla trattazione le infezioni ospedaliere, la cui diffusione e i cui effetti hanno implicazioni diverse, l'attenzione può essere focalizzata sugli agenti patogeni che scatenano infezioni a contagio comunitario, che interessano, quindi, famiglie, scuole, caserme, locali pubblici.
E' un batterio che difficilmente sopravvive all'aria o disperso nell'ambiente, tende invece come tutti i meningococchi a trasmettersi da un individuo all'altro per contatto fisico diretto, o per inalazione di goccioline in sospensione nell'aria che contengono i microrganismi vitali. Colonizza le vie respiratorie, penetra la mucosa, entra nella circolazione sanguigna e raggiunge il sistema nervoso centrale.
La disseminazione è favorita da starnuti e tosse provocati da altre infezioni delle vie respiratorie in corso. La colonizzazione e il contagio di nuovi ospiti si verifica in gruppi di persone che condividono spazi chiusi, come bambini in una scuola, membri di una famiglia, ma anche frequentatori di bar e locali pubblici. Non tutti gli ambienti, però, espongono agli stessi rischi: per esempio, se la malattia compare in una scuola il rischio che un altro studente si infetti varia dallo 0,04% nella scuola elementare al 2,5% nelle scuole superiori. Le differenze riflettono la sollecitudine degli interventi della sanità pubblica ma, poiché l'introduzione dello stesso ceppo patogeno in scuole diverse provoca tassi di diffusione diversi, è probabile che esistano fattori ancora non spiegati legati al batterio, all'ospite e all'ambiente. Uno studio ha anche osservato che la distanza tra i banchi all'interno della classe influisce sulla probabilità di diffusione della malattia.
Per quanto sia un batterio che si trova anche su oggetti inanimati e nell'immondizia, non è questa la via che segue per diffondersi e infettare, necessita infatti di contatto ravvicinato o inalazione di gocce di secrezioni. Colonizza e aggredisce la faringe provocando un'infiammazione locale a cui fa seguito una risposta immunitaria sistemica. La sua diffusione nelle famiglie è ben documentata: se un membro viene colonizzato dal patogeno il 10% della famiglia sarà contaminata, la percentuale sale al 25% se compare la faringite sintomatica, probabilmente a causa dell'aumento della virulenza del microrganismo; il 40% dei contagiati svilupperà i sintomi della faringite streptococcica.
Streptococcus pneumoniae
Le condizioni di colonizzazione e contagio sono molto simili allo S. pyogenes: gli ambulatori, i campi militari, i ripari per i senza-tetto e le prigioni sono gli ambienti in cui la diffusione del batterio è ben documentata.
Le potenzialità di un'epidemia di polmonite sono condizionate dal generale stato di salute della popolazione esposta e dallo stato immunitario. Ma la polmonite pneumococcica generalmente non è considerata contagiosa, in quanto le fasi che intercorrono tra la trasmissione e la malattia sono numerose. Il batterio aderisce a specifici recettori presenti sulle cellule dei mammiferi e colonizza preferibilmente l'area nasofaringea, senza indurre risposte infiammatorie, ma non riesce a penetrare nei tessuti in quanto l'ospite è protetto da anticorpi contro altri antigeni streptococcici precedentemente formatisi. La polmonite si manifesta quando il patogeno raggiunge i polmoni, o altri distretti in cui normalmente c'è una condizione di sterilità, eludendo i meccanismi di distruzione del batterio, annullati in genere da inquinamento, allergie, fumo di sigaretta e infezioni virali. Tuttavia pur raggiungendo gli alveoli polmonari vengono poi eliminati dalle cellule fagocitarie. Una catena di eventi, insomma, che rende la malattia non particolarmente facile da contrarre.
Mycobacterium tubercolosis
E' un batterio fortemente contagioso nelle comunità, si dissemina con un colpo di tosse di un paziente e rimane vitale nelle gocce di saliva; le più grandi cadono verso il basso in pochi secondi e non rappresentano una sorgente di contagio. Le gocce di media grandezza possono essere inalate ma rimangono intrappolate nelle vie respiratorie alte e i batteri vengono rimossi. Le gocce più piccole, invece, evaporano all'istante, diventando i cosiddetti "nuclei di goccioline" contenenti il patogeno vitale; questi stagnano nell'aria di luoghi chiusi finché non vengono eliminate dai sistemi di ventilazione.
Una volta inalati, i nuclei superano i meccanismi "trappola" e arrivano ai polmoni: è sufficiente un singolo batterio per iniziare l'infezione senza necessità di colonizzare l'ospite. Se la durata dell'esposizione è prolungata come, per esempio, nel caso di un lungo viaggio aereo il contagio è altamente probabile: dal 25 al 50% delle persone a stretto contatto con un malato rischiano di contrarre la tubercolosi. Se l'autista di uno scuolabus è malato, il 30% dei bambini che trasporta avranno il test cutaneo con tubercolina positivo, sono, cioè, infettati, il che non significa il presentarsi della malattia. Il rischio di contagio aumenta negli ambienti sigillati a riciclo d'aria: la presenza di un solo malato espone tutte le persone presenti a un uniforme rischio di contagio.
Virus influenzali
Per infettare bastano tre particelle virali, trasmesse per aerosol o contatto diretto, e quasi tutti gli infettati manifestano i sintomi influenzali che amplificano la probabilità di diffusione e contagio. Quando l'influenzato condivide con altri uno spazio chiuso, con poca aerazione o con il ricircolo dell'aria, dal 40 al 70% delle persone presenti manifesterà sintomi influenza nei successivi tre giorni. Il contagio varia con il livello di copertura immunitaria della popolazione determinata dalla presenza di anticorpi contro due antigeni virali. Antigeni, però, che possono andare incontro a variazioni se il virus muta, provocando epidemie e pandemie, se la mutazione è estesa (spostamento antigenico o antigenic shift). Se la mutazione è minore (deriva antigenica o antigenic drift) il virus incontrerà una popolazione parzialmente protetta e contagerà meno persone. Effetti simili si verificano quando, in una famiglia, diffonde un nuovo ceppo virale oppure uno simile a quelli degli anni precedenti: nel primo caso il 50% si ammala, nel secondo solo il 21%.
Adenovirus
Solo il 10% delle persone infette manifesta sintomi respiratori, ma il virus mostra una forte capacità di diffusione attribuibile all'elevata concentrazione di particelle infettive nella saliva e nelle secrezioni delle alte vie respiratorie (106-107 per ml). Tuttavia, il potenziale infettivo non è elevato in quanto il virus possiede antigeni stabili che inducono una risposta immunitaria duratura.
Virus respiratori sinciziali
Presentano una spiccata variabilità antigenica, quindi, potenzialmente potrebbero colpire il 100% della popolazione esposta; nei successivi contatti con il virus il contagio interesserebbe il 75% e poi il 65% ma non sarà mai contrastato da un'immunità specifica. La diffusione avviene attraverso grandi particelle di aerosol che raggiungono la mucosa nasale o la congiuntiva, ma il passaggio può avvenire anche attraverso le mani che hanno toccato oggetti contaminati, in quanto il virus sopravvive per ore su biancheria e superfici.
Rhinovirus
La suscettibilità a questo gruppo di virus dura tutta la vita: esistono più di 100 ceppi con deriva antigenica documentata, sopravvivono a un ampio intervallo di temperatura, alla disidratazione e sulle superfici di oggetti inanimati. L'introduzione di un rhinovirus in una famiglia assicura il contagio a due terzi dei membri, ma non è ancora chiaro se la trasmissione è affidata alle particelle di aerosol, al contatto diretto con il malato o agli oggetti contaminati.
Allarmismo o indifferenza?
Meglio la cautela, suggeriscono gli addetti ai lavori assumendo comportamenti necessari ed evitando quelli inutili. Se è corretto lavarsi le mani dopo aver salutato una persona con uno dei suddetti tipi di infezione virale, non è detto che la bollitura degli oggetti maneggiati eviti il contagio: ad eccezione dei rhinovirus e dei virus sinciziali, gli altri non sopravvivono sulle superfici e non sono presenti in elevate concentrazioni nella saliva. Non è consigliabile a persone non vaccinate andare al cinema durante un'epidemia di influenza; tuttavia, è possibile godersi una cena al ristorante anche se il cameriere è affetto da tubercolosi: il contagio per esposizione all'aerosol richiede tempi più lunghi di un menù completo.
Simona Zazzetta
In evidenza:
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Una volta trasmesso l'organismo può colonizzare l'ospite, proliferando sulla pelle, in una cavità o nelle viscere oppure infettarlo invadendo e moltiplicandosi nei tessuti oppure fare entrambe le cose. La colonizzazione è una fase necessaria nella sequenza degli eventi che portano all'infezione se l'agente infettivo è di natura batterica. Non sempre l'infezione è seguita da sintomi clinici ma quasi sempre è associata a una risposta immunitaria.
Escludendo dalla trattazione le infezioni ospedaliere, la cui diffusione e i cui effetti hanno implicazioni diverse, l'attenzione può essere focalizzata sugli agenti patogeni che scatenano infezioni a contagio comunitario, che interessano, quindi, famiglie, scuole, caserme, locali pubblici.
Neisseria meningitidis
E' un batterio che difficilmente sopravvive all'aria o disperso nell'ambiente, tende invece come tutti i meningococchi a trasmettersi da un individuo all'altro per contatto fisico diretto, o per inalazione di goccioline in sospensione nell'aria che contengono i microrganismi vitali. Colonizza le vie respiratorie, penetra la mucosa, entra nella circolazione sanguigna e raggiunge il sistema nervoso centrale.
La disseminazione è favorita da starnuti e tosse provocati da altre infezioni delle vie respiratorie in corso. La colonizzazione e il contagio di nuovi ospiti si verifica in gruppi di persone che condividono spazi chiusi, come bambini in una scuola, membri di una famiglia, ma anche frequentatori di bar e locali pubblici. Non tutti gli ambienti, però, espongono agli stessi rischi: per esempio, se la malattia compare in una scuola il rischio che un altro studente si infetti varia dallo 0,04% nella scuola elementare al 2,5% nelle scuole superiori. Le differenze riflettono la sollecitudine degli interventi della sanità pubblica ma, poiché l'introduzione dello stesso ceppo patogeno in scuole diverse provoca tassi di diffusione diversi, è probabile che esistano fattori ancora non spiegati legati al batterio, all'ospite e all'ambiente. Uno studio ha anche osservato che la distanza tra i banchi all'interno della classe influisce sulla probabilità di diffusione della malattia.
Streptococcus pyogenes
Per quanto sia un batterio che si trova anche su oggetti inanimati e nell'immondizia, non è questa la via che segue per diffondersi e infettare, necessita infatti di contatto ravvicinato o inalazione di gocce di secrezioni. Colonizza e aggredisce la faringe provocando un'infiammazione locale a cui fa seguito una risposta immunitaria sistemica. La sua diffusione nelle famiglie è ben documentata: se un membro viene colonizzato dal patogeno il 10% della famiglia sarà contaminata, la percentuale sale al 25% se compare la faringite sintomatica, probabilmente a causa dell'aumento della virulenza del microrganismo; il 40% dei contagiati svilupperà i sintomi della faringite streptococcica.
Streptococcus pneumoniae
Le condizioni di colonizzazione e contagio sono molto simili allo S. pyogenes: gli ambulatori, i campi militari, i ripari per i senza-tetto e le prigioni sono gli ambienti in cui la diffusione del batterio è ben documentata.
Le potenzialità di un'epidemia di polmonite sono condizionate dal generale stato di salute della popolazione esposta e dallo stato immunitario. Ma la polmonite pneumococcica generalmente non è considerata contagiosa, in quanto le fasi che intercorrono tra la trasmissione e la malattia sono numerose. Il batterio aderisce a specifici recettori presenti sulle cellule dei mammiferi e colonizza preferibilmente l'area nasofaringea, senza indurre risposte infiammatorie, ma non riesce a penetrare nei tessuti in quanto l'ospite è protetto da anticorpi contro altri antigeni streptococcici precedentemente formatisi. La polmonite si manifesta quando il patogeno raggiunge i polmoni, o altri distretti in cui normalmente c'è una condizione di sterilità, eludendo i meccanismi di distruzione del batterio, annullati in genere da inquinamento, allergie, fumo di sigaretta e infezioni virali. Tuttavia pur raggiungendo gli alveoli polmonari vengono poi eliminati dalle cellule fagocitarie. Una catena di eventi, insomma, che rende la malattia non particolarmente facile da contrarre.
Mycobacterium tubercolosis
E' un batterio fortemente contagioso nelle comunità, si dissemina con un colpo di tosse di un paziente e rimane vitale nelle gocce di saliva; le più grandi cadono verso il basso in pochi secondi e non rappresentano una sorgente di contagio. Le gocce di media grandezza possono essere inalate ma rimangono intrappolate nelle vie respiratorie alte e i batteri vengono rimossi. Le gocce più piccole, invece, evaporano all'istante, diventando i cosiddetti "nuclei di goccioline" contenenti il patogeno vitale; questi stagnano nell'aria di luoghi chiusi finché non vengono eliminate dai sistemi di ventilazione.
Una volta inalati, i nuclei superano i meccanismi "trappola" e arrivano ai polmoni: è sufficiente un singolo batterio per iniziare l'infezione senza necessità di colonizzare l'ospite. Se la durata dell'esposizione è prolungata come, per esempio, nel caso di un lungo viaggio aereo il contagio è altamente probabile: dal 25 al 50% delle persone a stretto contatto con un malato rischiano di contrarre la tubercolosi. Se l'autista di uno scuolabus è malato, il 30% dei bambini che trasporta avranno il test cutaneo con tubercolina positivo, sono, cioè, infettati, il che non significa il presentarsi della malattia. Il rischio di contagio aumenta negli ambienti sigillati a riciclo d'aria: la presenza di un solo malato espone tutte le persone presenti a un uniforme rischio di contagio.
Virus influenzali
Per infettare bastano tre particelle virali, trasmesse per aerosol o contatto diretto, e quasi tutti gli infettati manifestano i sintomi influenzali che amplificano la probabilità di diffusione e contagio. Quando l'influenzato condivide con altri uno spazio chiuso, con poca aerazione o con il ricircolo dell'aria, dal 40 al 70% delle persone presenti manifesterà sintomi influenza nei successivi tre giorni. Il contagio varia con il livello di copertura immunitaria della popolazione determinata dalla presenza di anticorpi contro due antigeni virali. Antigeni, però, che possono andare incontro a variazioni se il virus muta, provocando epidemie e pandemie, se la mutazione è estesa (spostamento antigenico o antigenic shift). Se la mutazione è minore (deriva antigenica o antigenic drift) il virus incontrerà una popolazione parzialmente protetta e contagerà meno persone. Effetti simili si verificano quando, in una famiglia, diffonde un nuovo ceppo virale oppure uno simile a quelli degli anni precedenti: nel primo caso il 50% si ammala, nel secondo solo il 21%.
Adenovirus
Solo il 10% delle persone infette manifesta sintomi respiratori, ma il virus mostra una forte capacità di diffusione attribuibile all'elevata concentrazione di particelle infettive nella saliva e nelle secrezioni delle alte vie respiratorie (106-107 per ml). Tuttavia, il potenziale infettivo non è elevato in quanto il virus possiede antigeni stabili che inducono una risposta immunitaria duratura.
Virus respiratori sinciziali
Presentano una spiccata variabilità antigenica, quindi, potenzialmente potrebbero colpire il 100% della popolazione esposta; nei successivi contatti con il virus il contagio interesserebbe il 75% e poi il 65% ma non sarà mai contrastato da un'immunità specifica. La diffusione avviene attraverso grandi particelle di aerosol che raggiungono la mucosa nasale o la congiuntiva, ma il passaggio può avvenire anche attraverso le mani che hanno toccato oggetti contaminati, in quanto il virus sopravvive per ore su biancheria e superfici.
Rhinovirus
La suscettibilità a questo gruppo di virus dura tutta la vita: esistono più di 100 ceppi con deriva antigenica documentata, sopravvivono a un ampio intervallo di temperatura, alla disidratazione e sulle superfici di oggetti inanimati. L'introduzione di un rhinovirus in una famiglia assicura il contagio a due terzi dei membri, ma non è ancora chiaro se la trasmissione è affidata alle particelle di aerosol, al contatto diretto con il malato o agli oggetti contaminati.
Allarmismo o indifferenza?
Meglio la cautela, suggeriscono gli addetti ai lavori assumendo comportamenti necessari ed evitando quelli inutili. Se è corretto lavarsi le mani dopo aver salutato una persona con uno dei suddetti tipi di infezione virale, non è detto che la bollitura degli oggetti maneggiati eviti il contagio: ad eccezione dei rhinovirus e dei virus sinciziali, gli altri non sopravvivono sulle superfici e non sono presenti in elevate concentrazioni nella saliva. Non è consigliabile a persone non vaccinate andare al cinema durante un'epidemia di influenza; tuttavia, è possibile godersi una cena al ristorante anche se il cameriere è affetto da tubercolosi: il contagio per esposizione all'aerosol richiede tempi più lunghi di un menù completo.
Simona Zazzetta
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