09 aprile 2009
Aggiornamenti e focus
Il Parkinson oltre il tremore
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Il morbo di Parkinson è conosciuto soprattutto per i sintomi che interessano la sfera della capacità motorie, tremore e difficoltà nei movimenti. Un fenomeno legato al ruolo della dopamina la cui produzione nel parkinsoniano viene azzerata, con la conseguente sofferenza della aree cerebrali sensibili all'ormone. Nel corso degli anni è stato, inoltre interessante notare come esistano analogie comportamentali ma anche fisiologiche tra giocatori d'azzardo compulsivi e malati di Parkinson sotto terapia con farmaci dopaminergici. Di questo aspetto si è parlato lo scorso 6 aprile a Roma nel corso del convegno intitolato "Malattia di Parkinson: problemi di movimento e non solo" organizzato dell'Associazione Italiana Parkinsoniani (AIP).
Una dei meccanismi in cui entra fisiologicamente la dopamina è quello del piacere. E' stato osservato che nel "malato di gioco" e nel paziente che assume dopamina, o meglio, il suo precursore L-dopa, esiste uno squilibrio verso comportamenti compulsivi nei riguardi di attività gratificanti, dal mangiare, al sesso, allo shopping passando appunto per il gioco d'azzardo. "Questi effetti collaterali alla terapia - ha spiegato Fabrizio Stocchi, neurologo presso l'IRCSS San Raffaele Pisana di Roma - non esordiscono violentemente e all'improvviso ma si fanno precedere da segnali che devono essere colti. Giocare d'azzardo, mangiare in modo compulsivo o anche molto più banalmente dedicarsi troppo a un hobby, denuncia, in una quota dei pazienti, alterazioni del comportamento correlabili all'assunzione di farmaci dopaminergici. In queste persone - ha chiarito Stocchi - i meccanismi del piacere sono continuamente stimolati a causa dell'azione continua del farmaco". E' quindi compito del neurologo, in collaborazione con i familiari del paziente, individuare i soggetti a rischio per prevenire l'innescarsi di comportamenti pericolosi per l'autocontrollo della persona.
Oggi la malattia colpisce in Italia circa il tre per mille della popolazione generale e circa l'un per cento di quella sopra i 65 anni. E' stato calcolato che il problema interessa circa 400.000 persone in questo momento in Italia e più di un milione in Europa. A differenza di quanto si crede comunemente, la malattia non è legata all'età avanzata, ma si assiste a una progressiva discesa dell'età di esordio dei sintomi. Nella metà dei casi la malattia si manifesta tra i 40 e 58 anni, e in un non trascurabile 25 per cento compare tra i 20 e 40 anni e solo nel restante 25 per cento dei pazienti i sintomi arrivano dopo i 60 anni. Il motivo di questa discesa non è chiaro, ma del resto non è nemmeno del tutto noto il meccanismo che innesca la degenerazione cerebrale responsabile della malattia. Alcuni studi non ancora confermati ad alto livello si sono concentrati sulla possibile relazione tra malattia di Parkinson e esposizione a sostanze inquinanti con cui oggi è più facile venire in contatto".
Gianluca Casponi
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L'azzardo è nella terapia
Una dei meccanismi in cui entra fisiologicamente la dopamina è quello del piacere. E' stato osservato che nel "malato di gioco" e nel paziente che assume dopamina, o meglio, il suo precursore L-dopa, esiste uno squilibrio verso comportamenti compulsivi nei riguardi di attività gratificanti, dal mangiare, al sesso, allo shopping passando appunto per il gioco d'azzardo. "Questi effetti collaterali alla terapia - ha spiegato Fabrizio Stocchi, neurologo presso l'IRCSS San Raffaele Pisana di Roma - non esordiscono violentemente e all'improvviso ma si fanno precedere da segnali che devono essere colti. Giocare d'azzardo, mangiare in modo compulsivo o anche molto più banalmente dedicarsi troppo a un hobby, denuncia, in una quota dei pazienti, alterazioni del comportamento correlabili all'assunzione di farmaci dopaminergici. In queste persone - ha chiarito Stocchi - i meccanismi del piacere sono continuamente stimolati a causa dell'azione continua del farmaco". E' quindi compito del neurologo, in collaborazione con i familiari del paziente, individuare i soggetti a rischio per prevenire l'innescarsi di comportamenti pericolosi per l'autocontrollo della persona.
Numeri pesanti
Oggi la malattia colpisce in Italia circa il tre per mille della popolazione generale e circa l'un per cento di quella sopra i 65 anni. E' stato calcolato che il problema interessa circa 400.000 persone in questo momento in Italia e più di un milione in Europa. A differenza di quanto si crede comunemente, la malattia non è legata all'età avanzata, ma si assiste a una progressiva discesa dell'età di esordio dei sintomi. Nella metà dei casi la malattia si manifesta tra i 40 e 58 anni, e in un non trascurabile 25 per cento compare tra i 20 e 40 anni e solo nel restante 25 per cento dei pazienti i sintomi arrivano dopo i 60 anni. Il motivo di questa discesa non è chiaro, ma del resto non è nemmeno del tutto noto il meccanismo che innesca la degenerazione cerebrale responsabile della malattia. Alcuni studi non ancora confermati ad alto livello si sono concentrati sulla possibile relazione tra malattia di Parkinson e esposizione a sostanze inquinanti con cui oggi è più facile venire in contatto".
Gianluca Casponi
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