10 ottobre 2008
Aggiornamenti e focus
Tumori legati allo status
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Quando si parla del rischio tumorale si fa riferimento a fattori diversi, per esempio catalogati come endogeni o esogeni, oppure modificabili e non. Un'ottica interessante è anche quella delle caratteristiche socioeconomiche, che si connettono a diversi di questi fattori, che coinvolgono l'ambiente, lo stile di vita, l'accesso all'assistenza, la conoscenza dei comportamenti virtuosi, eccetera. L'incidenza di molti tumori può variare in base ai gruppi socioeconomici, e questo può essere perciò un osservatorio utile per individuare le cause delle disuguaglianze, soprattutto per attuare misure preventive più mirate, da quelle educative a quelle assistenziali. Un legame tra rischio oncologico e status socioeconomico si sarebbe evidenziato in particolare per alcune forme cancerose, come quelle della mammella, del polmone, della cervice o come il melanoma. Proprio le variazioni d'incidenza di questi tumori per gruppi socioeconomici sono oggetto di un'indagine condotta in Gran Bretagna, dove tali differenze sono emerse, così come in altri paesi.
Attraverso otto registri nazionali sui tumori si sono ricavati i dati sui casi diagnosticati dal 1998 al 2003 di cancro del seno, del polmone, della cervice uterina e di melanoma maligno; lo status socioeconomico è stato classificato per ciascun malato in base all'Indice di deprivazione multipla 2004, in pratica una misura dello svantaggio sociale. Si è poi condotta l'analisi incrociata anche per età e regione di residenza. Le incidenze più elevate in Inghilterra si sono riscontrate nei gruppi più disagiati sia per il tumore del polmone che per quello cervicale, mentre è apparso il contrario per il melanoma e per il ca mammario con il massimo tra i meno disagiati. La disuguaglianza maggiore tra i due estremi socioeconomici riguardava il cancro del polmone, negli uomini e nelle donne, soprattutto per i pazienti con meno di 65 anni alla diagnosi; similmente per quello cervicale l'incidenza più alta era tra i più svantaggiati, con variazioni consistenti al cambiare dello status. Per il tumore mammario l'incidenza era sì maggiore nei meno disagiati, ma con differenze modeste tra i gruppi socioeconomici; per il melanoma, infine, c'erano ampie variazioni con lo status e trend simili per uomini e donne. Sono apparse poi differenze regionali nel gradiente socioeconomico con un gap che diventava più ampio per esempio per ca polmonare e cervicale nel Nord del paese e per il melanoma nell'Est e nel Sud-Ovest. Per inciso Londra ha mostrato l'incidenza più bassa per tutti i gruppi di deprivazione, negli uomini e nelle donne. Indicativo soprattutto un calcolo: portando idealmente le incidenze dei quattro tumori a quelle più favorevoli in relazione allo status socioeconomico si sarebbero potuti prevenire il 36% dei cancri del polmone maschili e il 38% dei femminili, il 28% di quelli della cervice, il 7% di quelli mammari, il 27% dei melanomi maschili e il 29% dei femminili.
Le differenze socioeconomiche legate al rischio di tumore dovrebbero essere quindi d'interesse sia nel campo dell'educazione alla prevenzione sia in quello della pianificazione sanitaria, per lo sviluppo di programmi che puntino a ridurre le disuguaglianze in termini di salute. Diminuire le disuguaglianze richiede un'integrazione delle informazioni sui fattori di rischio, sulle incidenze e relative proiezioni: per esempio bisogna tener conto che le donne meno disagiate tendono ad avere meno figli e più tardi o a essere sovrappeso nel post-menopausa, fattori associati ad aumentato rischio di ca mammario; lo screening per il tumore della cervice è meno frequente tra le donne meno istruite; il fumo si lega allo status socioeconomico (è più precoce e frequente tra i lavoratori manuali) ed è anche la causa principale di cancro del polmone; il melanoma aumenta tra chi ha più opportunità di esposizione "ricreazionale" al sole. E interventi mirati di salute pubblica possono contribuire a ridurre disuguaglianze locali d'incidenza dei tumori. Diminuendo così il loro carico futuro.
Elettra Vecchia
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Ca di polmone e cervice nei più disagiati
Attraverso otto registri nazionali sui tumori si sono ricavati i dati sui casi diagnosticati dal 1998 al 2003 di cancro del seno, del polmone, della cervice uterina e di melanoma maligno; lo status socioeconomico è stato classificato per ciascun malato in base all'Indice di deprivazione multipla 2004, in pratica una misura dello svantaggio sociale. Si è poi condotta l'analisi incrociata anche per età e regione di residenza. Le incidenze più elevate in Inghilterra si sono riscontrate nei gruppi più disagiati sia per il tumore del polmone che per quello cervicale, mentre è apparso il contrario per il melanoma e per il ca mammario con il massimo tra i meno disagiati. La disuguaglianza maggiore tra i due estremi socioeconomici riguardava il cancro del polmone, negli uomini e nelle donne, soprattutto per i pazienti con meno di 65 anni alla diagnosi; similmente per quello cervicale l'incidenza più alta era tra i più svantaggiati, con variazioni consistenti al cambiare dello status. Per il tumore mammario l'incidenza era sì maggiore nei meno disagiati, ma con differenze modeste tra i gruppi socioeconomici; per il melanoma, infine, c'erano ampie variazioni con lo status e trend simili per uomini e donne. Sono apparse poi differenze regionali nel gradiente socioeconomico con un gap che diventava più ampio per esempio per ca polmonare e cervicale nel Nord del paese e per il melanoma nell'Est e nel Sud-Ovest. Per inciso Londra ha mostrato l'incidenza più bassa per tutti i gruppi di deprivazione, negli uomini e nelle donne. Indicativo soprattutto un calcolo: portando idealmente le incidenze dei quattro tumori a quelle più favorevoli in relazione allo status socioeconomico si sarebbero potuti prevenire il 36% dei cancri del polmone maschili e il 38% dei femminili, il 28% di quelli della cervice, il 7% di quelli mammari, il 27% dei melanomi maschili e il 29% dei femminili.
Seno e melanoma nei meno svantaggiati
Le differenze socioeconomiche legate al rischio di tumore dovrebbero essere quindi d'interesse sia nel campo dell'educazione alla prevenzione sia in quello della pianificazione sanitaria, per lo sviluppo di programmi che puntino a ridurre le disuguaglianze in termini di salute. Diminuire le disuguaglianze richiede un'integrazione delle informazioni sui fattori di rischio, sulle incidenze e relative proiezioni: per esempio bisogna tener conto che le donne meno disagiate tendono ad avere meno figli e più tardi o a essere sovrappeso nel post-menopausa, fattori associati ad aumentato rischio di ca mammario; lo screening per il tumore della cervice è meno frequente tra le donne meno istruite; il fumo si lega allo status socioeconomico (è più precoce e frequente tra i lavoratori manuali) ed è anche la causa principale di cancro del polmone; il melanoma aumenta tra chi ha più opportunità di esposizione "ricreazionale" al sole. E interventi mirati di salute pubblica possono contribuire a ridurre disuguaglianze locali d'incidenza dei tumori. Diminuendo così il loro carico futuro.
Elettra Vecchia
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