Più casi, decessi stabili

04 maggio 2007
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Più casi, decessi stabili



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Anche quest’anno ritorna lo Skin Cancer Day, iniziativa nata con il nobile scopo di educare la popolazione sul pericolo rappresentato dai tumori della cute, sulle misure di prevenzione primaria, sulla diagnosi precoce e sulle cure. E a giudicare dalle opinioni degli esperti convenuti nella conferenza stampa milanese di presentazione dell’evento si tratta di una giornata fondamentale. L’incidenza del melanoma, infatti, negli ultimi anni è aumentata in modo considerevole e la malattia ha una significativa rilevanza sociale in virtù del suo elevato indice di mortalità. Bando ai facili allarmismi, però, il melanoma può essere guarito, purché lo si scopra precocemente. E l’obiettivo dello Skin Cancer Day è proprio quello di facilitare il contatto fra specialisti e pazienti, facilitando di conseguenza, attraverso lo screening, l’individuazione del melanoma in uno stadio iniziale. Per questo sabato 5 maggio oltre 100 centri dermatologici apriranno al pubblico e offriranno visite gratis agli over 40

L’incidenza cresce


A supporto dell’importanza degli screening periodici, i dermatologi convenuti all’evento milanese, sbandierano cifre che in Italia non fanno che crescere. Dagli 8-10 casi l’anno ogni 100 mila abitanti degli anni ’80 si è passati, infatti, ai 18-20 casi sui 100 mila di oggi, con un numero di morti pari a 950 nel 1982, a 1250 nel ’92 e a 1482 nel 2002. Non solo. L’incidenza della malattia aumenta del 4-5% l’anno e raddoppia ogni 10 anni. Il picco di comparsa del tumore della pelle si colloca tra i 30 e i 60 anni, con dati simili tra uomini e donne, anche se nei maschi la patologia compare per lo più al tronco, mentre nelle femmine negli arti inferiori. In più le donne hanno percentuali di sopravvivenza fino a due volte superiori. Ma il fatto su cui gli esperti insistono, in primis Alberto Giannetti, presidente della Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e malattie sessualmente trasmesse) e dell’Accademia europea di dermatologia, è la diagnosi precoce. Se si interviene, ribadisce Giannetti, quando il melanoma è ancora sottile, cioè ai primi stadi, dopo cinque anni le percentuali di sopravvivenza sono pari al 90% e arrivano al 100% nelle donne, mentre agendo su lesioni di un certo spessore, il dato scende scende al 40% nei maschi e al 65% nelle femmine. E che guarire si possa, del resto, lo ha confermato un recente studio pubblicato da Cancer, secondo il quale la situazione è significativamente migliorata rispetto a venti o trent’anni fa. E non solo grazie alla diagnosi precoce.

Guarire si può


Gli esperti hanno esaminato i dati di sopravvivenza relativi a 4791 pazienti colpiti da melanoma cutaneo, suddivisi in due gruppi: quelli diagnosticati per la prima volta tra il 1976 e il 1989 e quelli diagnosticati tra il 1990 e il 2001. La sopravvivenza è aumentata col passare del tempo dall’80% all’88,6%, ma la tendenza positiva si è mantenuta anche in caso di malattia metastatica. Come dire che la diagnosi precoce da sola non basta. D’altro canto se è vero che l’incidenza della patologia è in aumento, la mortalità si è stabilizzata. Che cosa significa? Che la popolazione ha una maggiore sensibilità verso i rischi in agguato, dicono gli esperti, e quindi si interviene prima. Ma uno studio, pubblicato nel 2005 dal BMJ, offre un’altra chiave di lettura. L’epidemia, dice lo studio, non è di melanoma, ma di diagnosi di melanoma. Si tende cioè a definire tale qualunque alterazione della pelle che non necessariamente degenera, ma anzi spesso resta silente. Uno studio che inevitabilmente ha sollevato polemiche. Ciò non toglie che, come ogni Skin Cancer Day è occasione per ribadire, la salute della pelle va monitorata costantemente e che l’abuso di tintarella può essere nocivo. Ma senza drammatizzare.

Marco Malagutti



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