24 febbraio 2007
Aggiornamenti e focus
Più densità più rischio
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Che la diagnosi precoce sia fondamentale per una migliore prognosi per le donne affette da tumore al seno è un dato ormai assodato. E i numeri lo confermano. Secondo i dati del quinto rapporto dell'Ons (Osservatorio nazionale screening) sull'attuazione e la partecipazione ai programmi per la diagnosi precoce dei più diffusi tipi di cancro, la mammografia ha ormai una copertura del 76,4% in tutta la penisola. Non solo. Nel 2005 oltre i tre quarti delle donne fra i 50 e i 69 anni, dunque a rischio, risultano inserite in un programma di screening per il tumore al seno. Sulla stessa lunghezza d'onda i numeri dell'Istat, secondo i quali, considerando soltanto le donne di 50-64 anni, la maggior parte (66%) ha fatto sia il pap test sia la mammografia. Dati incoraggianti. Ma anche le statistiche internazionali confermano questo trend. Un commento pubblicato sul British Medical Journal sottolinea che dal 2004 il tumore del seno è diventata la forma più comunemente diagnosticata nei paesi dell'Unione Europea. E nel 2006 i 429900 nuovi casi rappresentavano il 14% di tutti i nuovi casi di tumore. Le ragioni dell'aumentata incidenza vengono attribuite alla migliore capacità di intervenire in uno stadio precoce. Eppure la mortalità per la malattia continua a crescere, probabilmente in ragione dell'invecchiamento della popolazione. Ma tornando agli elementi predittivi uno che sta guadagnando in importanza è la densità del seno, che secondo i più recenti studi è importante almeno quanto l'età, la menopausa e le storie di malattia in famiglia. Lo ribadisce anche uno studio pubblicato dal New England Journal of Medicine, secondo il quale un'estesa densità mammografica è fortemente associata al rischio di tumore della mammella.
Il ruolo della densità mammografia è stato per la prima volta identificato nel 1970. Le pionieristiche osservazioni dell'epoca, come illustra un editoriale che accompagna lo studio, sono state confermate in 42 studi successivi, la maggior parte dei quali ha identificato un suo ruolo rispetto al rischio di tumore. Le donne con la maggiore densità mammografica hanno un rischio maggiore, da quattro a sei volte, rispetto alle coetanee con un valore più basso. Solo l'età e le mutazioni genetiche che rendono suscettibili alla malattia (BRCA1 e BRCA2) hanno un ruolo maggiore nel determinare il rischio. Ma che cos'è la densità mammografica? E' la misura di quanto il mammografo riesce a vedere chiaramente i tessuti. Alcuni, come quelli della ghiandola mammaria, sono densi e appaiono bianchi all'esame con i raggi X, il che rende più difficile individuare un tumore, anch'esso di colore bianco nella mammografia. Ma nonostante la difficoltà diagnostica per le donne con maggiore densità e meno materia grassa il pericolo è maggiore.
Lo conferma lo studio del New England finalizzato a definire l'influenza della densità sul rischio in relazione al metodo utilizzato per l'individuazione del tumore. I ricercatori hanno condotto tre studi caso-controllo, in popolazioni di donne sottoposte a screening, per un totale di 1112 coppie caso-controllo. E hanno, quindi, esaminato l'associazione tra percentuale misurata di densità nelle mammografie eseguite e rischio di sviluppare tumore della mammella, in funzione del metodo di individuazione del tumore, del tempo trascorso dall'inizio dello screening e dell'età. I risultati hanno confermato le attese. Le donne con maggiore densità hanno presentato un maggior rischio di tumore della mammella. In più il rischio aumentato si è mantenuto tale per almeno otto anni dopo l'ingresso nello studio e si è mantenuto maggiore a prescindere dall'età. Questa conclusione non implica che lo screening debba essere effettuato più frequentemente. Non è, infatti, dimostrato che questo influenzi il tasso di tumori rilevato.
Marco Malagutti
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Densità cioè?
Il ruolo della densità mammografia è stato per la prima volta identificato nel 1970. Le pionieristiche osservazioni dell'epoca, come illustra un editoriale che accompagna lo studio, sono state confermate in 42 studi successivi, la maggior parte dei quali ha identificato un suo ruolo rispetto al rischio di tumore. Le donne con la maggiore densità mammografica hanno un rischio maggiore, da quattro a sei volte, rispetto alle coetanee con un valore più basso. Solo l'età e le mutazioni genetiche che rendono suscettibili alla malattia (BRCA1 e BRCA2) hanno un ruolo maggiore nel determinare il rischio. Ma che cos'è la densità mammografica? E' la misura di quanto il mammografo riesce a vedere chiaramente i tessuti. Alcuni, come quelli della ghiandola mammaria, sono densi e appaiono bianchi all'esame con i raggi X, il che rende più difficile individuare un tumore, anch'esso di colore bianco nella mammografia. Ma nonostante la difficoltà diagnostica per le donne con maggiore densità e meno materia grassa il pericolo è maggiore.
Lo studio del New England
Lo conferma lo studio del New England finalizzato a definire l'influenza della densità sul rischio in relazione al metodo utilizzato per l'individuazione del tumore. I ricercatori hanno condotto tre studi caso-controllo, in popolazioni di donne sottoposte a screening, per un totale di 1112 coppie caso-controllo. E hanno, quindi, esaminato l'associazione tra percentuale misurata di densità nelle mammografie eseguite e rischio di sviluppare tumore della mammella, in funzione del metodo di individuazione del tumore, del tempo trascorso dall'inizio dello screening e dell'età. I risultati hanno confermato le attese. Le donne con maggiore densità hanno presentato un maggior rischio di tumore della mammella. In più il rischio aumentato si è mantenuto tale per almeno otto anni dopo l'ingresso nello studio e si è mantenuto maggiore a prescindere dall'età. Questa conclusione non implica che lo screening debba essere effettuato più frequentemente. Non è, infatti, dimostrato che questo influenzi il tasso di tumori rilevato.
Marco Malagutti
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