05 novembre 2004
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Se l'articolazione duole
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Per quanto abbia una componente infiammatoria sono in molti a sostenere che l'artrosi non sia neppure una malattia, ma una normale conseguenza dell'invecchiamento. In effetti, quando negli scavi archeologici si ritrovano scheletri, per attribuire un'età al momento della morte si esaminano le articolazioni. Tuttavia questo può valere per le forme lievi dell'artrosi, perché quando le manifestazioni sono gravi l'effetto può essere invalidante: negli Stati Uniti si stima che 100.000 persone almeno non siano in grado di spostarsi da sole dal letto al bagno a causa dell'artrosi al ginocchio.
Sostanzialmente è un disturbo della cartilagine delle articolazioni. Questo tessuto presenta caratteristiche di resistenza ed elasticità notevolissime, tuttavia deve sopportare l'attrito e le sollecitazioni imposte dal movimento dell'articolazione e dal carico cui questa è sottoposta. Con il passare del tempo è naturale che la cartilagine si deteriori, e che intervengano meccanismi di riparazione. La nuova cartilagine, però, non presenta a lungo andare le stesse caratteristiche di quella originaria. Per questo si producono ulcerazioni e viene messo allo scoperto l'osso sottostante che, a sua volta, viene esposto a un'azione distruttiva. In risposta alle sollecitazioni si sviluppano delle escrescenze, gli osteofiti, che aggravano anch'esse le difficoltà meccaniche dell'articolazione. La componente infiammatoria c'è ma è abbastanza secondaria e si manifesta principalmente nei casi più gravi sotto forma di sinovite o di infiammazione dei tendini.
La degenerazione della cartilagine è la conseguenza di due situazioni differenti: o il carico è eccessivo, per cui la cartilagine deve sopportare un'usura maggiore, oppure il carico è normale ma esiste una debolezza di partenza di cartilagine e osso. Il carico anormale può essere dovuto a diversi fattori, per esempio l'obesità, o anche a un cattivo "allineamento" dell'articolazione: l'80% dei casi di artrosi dell'anca si verifica in persone che avevano una sublussazione dell'anca.
Si distinguono due tipi di artrosi: quella idiopatica, che non è dovuta a un'altra causa apparente, e quella secondaria, cioè dovuta a un'altra condizione, per esempio la già citata sublussazione dell'anca, oppure malattie come un'eccessiva deposizione di calcio, oppure ancora un trauma: chi subisce una frattura quadrimalleolare, per esempio, andrà molto probabilmente incontro a problemi all'anca, chi ha sofferto di danni al menisco è più esposto all'artrosi del ginocchio
L'artrosi è senz'altro la malattia articolare più diffusa. Studi recenti riportano che dopo i 65 anni, è presente nel 60% degli uomini e nel 70% delle donne. Se però si guarda a una fascia d'età più giovane, si osserva che la prevalenza tra le donne con meno di 45 anni è del 3% e sale al 30% da 45 a 64 anni. Le donne risultano più colpite degli uomini, soprattutto per quanto riguarda le articolazioni delle falangi e del ginocchio.
Il dolore è il sintomo principale dell'artrosi. E' un dolore profondo, strettamente localizzato all'articolazione colpita. Solitamente il riposo giova, e anche quando si manifesta rigidità dopo il riposo non dura più di una ventina di minuti. Il dolore è dovuto all'azione sulle terminazioni nervose degli osteofiti, oppure alla compressione dei piccoli vasi sanguigni dell'osso immediatamente sottostante l'articolazione o per microfratture. Solo nei casi di artrosi più grave il dolore è dovuto, come nell'artrite reumatoide, a sinovite.
Fattori di rischio e prevenzione
L'obesità è sicuramente uno dei maggiori fatti di rischio perché aumenta il carico che le articolazioni sopportano, soprattutto anca e ginocchio. Lo sono anche i traumi ripetuti, soprattutto quelli dovuti all'attività lavorativa. Per esempio, occupazioni in cui ci si deve spesso inginocchiare o accovacciare (piastrellisti, idraulici eccetera). Anche l'uso del computer, per esempio l'impiego del mouse, può causare traumi ripetuti alle articolazioni di polso e spalla.
I grandi traumi (fratture del menisco, rotture dei legamenti) che possono compromettere la geometria dell'articolazione.
Ma il principale fattore di rischio resta l'età.
Se ci sono fattori di rischio esiste quindi anche la possibilità, entro certi limiti, di fare prevenzione. La misura preventiva più importante, probabilmente, è mantenere il peso forma, soprattutto se si è esposti a un'attività potenzialmente traumatica per le articolazioni che reggono il peso. Un'altra misura importante è lo screening dei neonati per individuare la displasia dell'anca (una deformazione congenita dell'assetto e dell'ossificazione dell'articolazione) che può essere facilmente corretta. Dove questa pratica viene effettuata, l'incidenza dell'artrosi dell'anca si riduce enormemente.
La diagnosi
La diagnosi dell'artrosi si basa esclusivamente sull'esame clinico da parte del medico e, eventualmente, su indagini radiologiche che possano evidenziare o una riduzione dello spazio intrarticolare (l'articolazione si schiaccia, per così dire) o la formazione degli osteofiti. Va tenuto presente, però, che abbastanza raramente il dolore va di pari passo con le lesioni mostrate dalle lastre. Ci possono essere articolazioni molto danneggiate che non procurano dolore, o almeno non intenso, e viceversa.
La cura dell'artrosi
L'obiettivo principale della terapia è contrastare il dolore. Nella prima fase dell'artrosi, come si è detto, la componente infiammatoria del dolore non è presente, mancando altresì una manifestazione chiave come la sinovite, perciò i farmaci di prima scelta sono gli analgesici minori: paracetamolo; acido acetilsalicilico. Se questi non ottengono il risultato sperato, sono disponibili gli analgesici maggiori, da una parte e, dall'altra, gli antinfiammatori non steroidei o FANS. Tra i primi sono stati proposti destropropoxifene, codeina e derivati e, in casi eccezionali, pentazocina e buprenorfina. Tuttavia l'uso degli analgesici maggior richiede una grande cautela e vengono riservati ai casi più gravi di dolore invalidante.
Per questo è consigliabile, qualora ASA e paracetamolo provochino una bassa risposta, rivolgersi ai FANS che, assunti a dosaggio analgesico pieno, esplicano un'azione antidolorifica pari a quella ottenibile con 6-7 grammi al giorno di acido acetilsalicilico, in aggiunta a un aumento della mobilità articolare. Gli antinfiammatori non steroidei, peraltro sono il farmaco di prima scelta quando, invece, è presente l'infiammazione. Certamente, però, l'uso corretto dei FANS non è quello finalizzato alla cancellazione del dolore ma al suo contenimento, tenendo presente che all'occorrenza possono essere associati gli analgesici. Un recente studio condotto su casi di artrosi al ginocchio propone come terapia a lungo termine la glucosamina solfato. Dopo un trattamento di tre anni con il farmaco testato contro un placebo e un follow up di cinque il 70% pazienti intervistati (80% del campione iniziale) ha dichiarato un miglioramento dei sintomi e la non necessità di ricorrere all'intervento chirurgico per protesizzare il ginocchio.
In ogni caso, comunque, quando non è possibile consentire al paziente una vita normale attraverso i farmaci è necessario ricorrere alla chirurgia.
Maurizio Imperiali
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Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Che cos'è l'artrosi
Sostanzialmente è un disturbo della cartilagine delle articolazioni. Questo tessuto presenta caratteristiche di resistenza ed elasticità notevolissime, tuttavia deve sopportare l'attrito e le sollecitazioni imposte dal movimento dell'articolazione e dal carico cui questa è sottoposta. Con il passare del tempo è naturale che la cartilagine si deteriori, e che intervengano meccanismi di riparazione. La nuova cartilagine, però, non presenta a lungo andare le stesse caratteristiche di quella originaria. Per questo si producono ulcerazioni e viene messo allo scoperto l'osso sottostante che, a sua volta, viene esposto a un'azione distruttiva. In risposta alle sollecitazioni si sviluppano delle escrescenze, gli osteofiti, che aggravano anch'esse le difficoltà meccaniche dell'articolazione. La componente infiammatoria c'è ma è abbastanza secondaria e si manifesta principalmente nei casi più gravi sotto forma di sinovite o di infiammazione dei tendini.
Due tipi di artrosi
La degenerazione della cartilagine è la conseguenza di due situazioni differenti: o il carico è eccessivo, per cui la cartilagine deve sopportare un'usura maggiore, oppure il carico è normale ma esiste una debolezza di partenza di cartilagine e osso. Il carico anormale può essere dovuto a diversi fattori, per esempio l'obesità, o anche a un cattivo "allineamento" dell'articolazione: l'80% dei casi di artrosi dell'anca si verifica in persone che avevano una sublussazione dell'anca.
Si distinguono due tipi di artrosi: quella idiopatica, che non è dovuta a un'altra causa apparente, e quella secondaria, cioè dovuta a un'altra condizione, per esempio la già citata sublussazione dell'anca, oppure malattie come un'eccessiva deposizione di calcio, oppure ancora un trauma: chi subisce una frattura quadrimalleolare, per esempio, andrà molto probabilmente incontro a problemi all'anca, chi ha sofferto di danni al menisco è più esposto all'artrosi del ginocchio
L'artrosi è senz'altro la malattia articolare più diffusa. Studi recenti riportano che dopo i 65 anni, è presente nel 60% degli uomini e nel 70% delle donne. Se però si guarda a una fascia d'età più giovane, si osserva che la prevalenza tra le donne con meno di 45 anni è del 3% e sale al 30% da 45 a 64 anni. Le donne risultano più colpite degli uomini, soprattutto per quanto riguarda le articolazioni delle falangi e del ginocchio.
Il dolore è il sintomo principale dell'artrosi. E' un dolore profondo, strettamente localizzato all'articolazione colpita. Solitamente il riposo giova, e anche quando si manifesta rigidità dopo il riposo non dura più di una ventina di minuti. Il dolore è dovuto all'azione sulle terminazioni nervose degli osteofiti, oppure alla compressione dei piccoli vasi sanguigni dell'osso immediatamente sottostante l'articolazione o per microfratture. Solo nei casi di artrosi più grave il dolore è dovuto, come nell'artrite reumatoide, a sinovite.
Fattori di rischio e prevenzione
L'obesità è sicuramente uno dei maggiori fatti di rischio perché aumenta il carico che le articolazioni sopportano, soprattutto anca e ginocchio. Lo sono anche i traumi ripetuti, soprattutto quelli dovuti all'attività lavorativa. Per esempio, occupazioni in cui ci si deve spesso inginocchiare o accovacciare (piastrellisti, idraulici eccetera). Anche l'uso del computer, per esempio l'impiego del mouse, può causare traumi ripetuti alle articolazioni di polso e spalla.
I grandi traumi (fratture del menisco, rotture dei legamenti) che possono compromettere la geometria dell'articolazione.
Ma il principale fattore di rischio resta l'età.
Se ci sono fattori di rischio esiste quindi anche la possibilità, entro certi limiti, di fare prevenzione. La misura preventiva più importante, probabilmente, è mantenere il peso forma, soprattutto se si è esposti a un'attività potenzialmente traumatica per le articolazioni che reggono il peso. Un'altra misura importante è lo screening dei neonati per individuare la displasia dell'anca (una deformazione congenita dell'assetto e dell'ossificazione dell'articolazione) che può essere facilmente corretta. Dove questa pratica viene effettuata, l'incidenza dell'artrosi dell'anca si riduce enormemente.
La diagnosi
La diagnosi dell'artrosi si basa esclusivamente sull'esame clinico da parte del medico e, eventualmente, su indagini radiologiche che possano evidenziare o una riduzione dello spazio intrarticolare (l'articolazione si schiaccia, per così dire) o la formazione degli osteofiti. Va tenuto presente, però, che abbastanza raramente il dolore va di pari passo con le lesioni mostrate dalle lastre. Ci possono essere articolazioni molto danneggiate che non procurano dolore, o almeno non intenso, e viceversa.
La cura dell'artrosi
L'obiettivo principale della terapia è contrastare il dolore. Nella prima fase dell'artrosi, come si è detto, la componente infiammatoria del dolore non è presente, mancando altresì una manifestazione chiave come la sinovite, perciò i farmaci di prima scelta sono gli analgesici minori: paracetamolo; acido acetilsalicilico. Se questi non ottengono il risultato sperato, sono disponibili gli analgesici maggiori, da una parte e, dall'altra, gli antinfiammatori non steroidei o FANS. Tra i primi sono stati proposti destropropoxifene, codeina e derivati e, in casi eccezionali, pentazocina e buprenorfina. Tuttavia l'uso degli analgesici maggior richiede una grande cautela e vengono riservati ai casi più gravi di dolore invalidante.
Per questo è consigliabile, qualora ASA e paracetamolo provochino una bassa risposta, rivolgersi ai FANS che, assunti a dosaggio analgesico pieno, esplicano un'azione antidolorifica pari a quella ottenibile con 6-7 grammi al giorno di acido acetilsalicilico, in aggiunta a un aumento della mobilità articolare. Gli antinfiammatori non steroidei, peraltro sono il farmaco di prima scelta quando, invece, è presente l'infiammazione. Certamente, però, l'uso corretto dei FANS non è quello finalizzato alla cancellazione del dolore ma al suo contenimento, tenendo presente che all'occorrenza possono essere associati gli analgesici. Un recente studio condotto su casi di artrosi al ginocchio propone come terapia a lungo termine la glucosamina solfato. Dopo un trattamento di tre anni con il farmaco testato contro un placebo e un follow up di cinque il 70% pazienti intervistati (80% del campione iniziale) ha dichiarato un miglioramento dei sintomi e la non necessità di ricorrere all'intervento chirurgico per protesizzare il ginocchio.
In ogni caso, comunque, quando non è possibile consentire al paziente una vita normale attraverso i farmaci è necessario ricorrere alla chirurgia.
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