Tra menisco e gonartrosi

06 dicembre 2007
Aggiornamenti e focus

Tra menisco e gonartrosi



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Dolore frequente e rigidità dopo il riposo, sintomi ben noti a chi soffre di artrosi, deterioramento della cartilagine che si lega all'aumentare dell'età. La tipica localizzazione al ginocchio si riscontra per esempio nel 6% degli americani tra i trent'anni e la mezza età e nell'11-15% degli ultra 65enni. A parte l'invecchiamento tra i fattori predisponenti ci sono di certo l'obesità e situazioni di maggior usura come per determinate attività sportive, ma si ritiene che il rischio aumenti anche per perdita di funzionalità dei menischi, i dischetti fibro-cartilaginei a forma di ferro di cavallo che fanno da cuscinetto tra il ginocchio e la tibia. Danni ai menischi si riscontrano di frequente alle risonanza magnetica nell' artrosi specialmente delle ginocchia, ma è ancora controverso se lesioni in questa sede siano predittive dello sviluppo del dolore nella mezza età o nella senescenza, oppure se lo causino direttamente. Nell'ottica di migliorare l'individuazione precoce dell'artrosi del ginocchio, con implicazioni per le strategie terapeutiche, un team di ricercatori avrebbe evidenziato che il danno meniscale è una caratteristica associata all'artrosi, ma indipendente dagli altri sintomi come dolore e rigidità.

Relazione con casi di evidenza di artrosi


Si tratta del Multicenter Osteoarthritis Study (MOST), uno studio prospettico relativo a più di tremila statunitensi dai 50 ai 70 anni, uomini e donne e bianchi e neri, con segni di gonartrosi o a rischio di svilupparla. La malattia è stata definita in base a presenza di dolore frequente, dolore alla palpazione o rigidità, con un'osservazione iniziale e una dopo 15 mesi. Sono stati identificati 110 casi con sintomi assenti all'inizio e presenti a 15 mesi, confrontati con 220 controlli scelti a caso tra quelli che inizialmente non avevano sintomi frequenti e non li hanno sviluppati in seguito, analizzandoli con la risonanza magnetica. Un danno meniscale, in una gradazione da 0 a 3 cioè da assenza fino a lacerazione, resezione o distruzione, è stato riscontrato all'esame iniziale nel 38% dei casi e nel 29% dei controlli; come atteso era più frequente per le ginocchia sottoposte a chirurgia o a traumi severi. Benché ci fosse una moderata associazione tra il punteggio dell'alterazione meniscale e la successiva insorgenza dei sintomi dolore e rigidità dopo l'aggiustamento per età, sesso e indice di massa corporea, il danno dei menischi è risultato presente principalmente e in modo più marcato nei casi di ginocchia con evidenza di artrosi. Considerando la compresenza di quest'ultima e facendo un'analisi stratificata, si è trovata un'associazione non indipendente tra danno meniscale e sviluppo di sintomi frequenti. Vale a dire che dalla mezza età in poi l'alterazione dei menischi e l'insorgenza successiva di dolore e rigidità dell'articolazione sono in relazione alla presenza dell'artrosi e non in un rapporto causale tra loro.

Considerare il danno dell'intera articolazione


Gli autori concludono che va fatta quindi attenzione a non interpretare erroneamente le lesioni meniscali come causa diretta di dolore, mentre possono essere responsabili altre caratteristiche dell'artrosi; d'altra parte bisogna indagare ulteriormente sul possibile ruolo di differenti tipi di danno e zone del menisco colpite. Questo sottolinea l'importanza di trattare l'artrosi come alterazione dell'articolazione nel suo insieme. Altre indicazioni sull'argomento le aveva fornite un recente studio longitudinale relativo a un centinaio di pazienti con gonartrosi, sui fattori di rischio associati a perdita di cartilagine e progressione della malattia. Sesso femminile, perdita di volume cartilagineo, spazio articolare ridotto e alterazione ossea erano i fattori di rischio basali, e la maggior perdita di volume a 24 mesi era associata con estrusione basale del menisco. Danno meniscale e alterazioni ossee sono apparse le caratteristiche più strettamente legate alla perdita del volume cartilagineo, con una correlazione tra questa e il peggioramento sintomatico a 24 mesi.

Elettra Vecchia



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