21 luglio 2004
Aggiornamenti e focus
Troppa TV fa male
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Secondo molti scienziati la teledipendenza diventerà un problema di salute pubblica nel prossimo futuro. Certo lo studio pubblicato su Lancet contribuisce, dal momento che secondo l'indagine della rivista il destino dei piccoli teledipendenti è quello di diventare obesi, fumatori e con il colesterolo alto. Non tranquillizzano nemmeno i dati italiani, visto che secondo l'Osservatorio sui Diritti dei Minori il 71% dei bambini, fra i 6 e i 10 anni, ha dichiarato di rimanere davanti al piccolo schermo orientativamente 6 ore al giorno. E per di più anche se si trovano nei luoghi di vacanza. Decisamente troppe. In particolare se si pensa che sono ore tolte alla socializzazione primaria e dunque potenzialmente responsabili di fenomeni come l'isolamento o altri simili. Ma al di là della sfera psicosociale lo studio neozelandese invita a riflettere sui possibili danni fisici.
Il fenomeno - sottolinea l'editoriale di Lancet - è iniziato negli anni '50. Con l'introduzione dei primi programmi per bambini la televisione è diventato il principale passatempo infantile, perlomeno nel mondo occidentale. Un bambino americano medio guarda la televisione per 5 ore di media ogni giorno, eccedendo abbondantemente il tempo dedicato all'attività fisica. Una vera e propria rivoluzione culturale che ha avuto ricadute sulla psiche infantile di cui gli esperti di salute mentale da tempo si occupano, con particolare riferimento alla violenza assorbita dalla Tv. E il fisico? Il primo grande studio in materia è stato pubblicato nel 1985, da lì in poi sono state almeno una cinquantina le pubblicazioni. Studi epidemiologici hanno evidenziato una associazione tra le ore passate davanti alla Tv e la misura dell'obesità, una associazione spesso più forte di qualsiasi altro fattore di rischio. Tre le possibili cause identificate: l'assenza di attività fisica, intanto, poi l'abbassamento dei livelli metabolici o il peggioramento della dieta fortemente condizionata dalle pubblicità televisive. Il principale indiziato è sempre stato quest'ultimo aspetto, considerata la quantità di denaro spesa per pubblicizzare prodotti tanto calorici quanto golosi. Un condizionamento a catena che va dai bambini ai genitori e che aumenta in modo spropositato l'intake energetico giornaliero. Lo studio neozelandese si è invece soffermato sulla salute in generale con risultati ancor più sorprendenti.
Sono stati presi in considerazione 1000 bambini nati tra il 1972 e il 1973 ed è stato tracciato il loro itinerario televisivo a intervalli regolari fino al raggiungimento del 26esimo anno di età. Ogni due o tre anni gli scienziati neozelandesi hanno verificato il numero di ore passate dal campione davanti al piccolo schermo, e misurato altezza, peso, stato generale di salute e abitudini di vita. I bambini abituati a vedere di più la TV tra i 5 e i 15 anni hanno evidenziato le maggiori probabilità di essere in soprappeso, avere problemi respiratori e cardiaci, avere il colesterolo alto e l'abitudine al fumo molto precoce. I piccoli teledipendenti cresciuti soffrivano nel 17% dei casi di problemi di peso e vizio delle bionde e nel 15% dei casi di colesterolo alto e problemi cardiovascolari. Al di là dei possibili limiti dello studio - osserva l'editoriale - il quadro che emerge è quello di una società in cui i genitori sono costretti a trascorrere molte ore fuori casa per lavoro, occasioni nelle quali è difficile controllare il tempo trascorso dai bambini davanti alla TV. Sarebbero necessari, per rimediare, cambiamenti socioeconomici che non sembrerebbero all'orizzonte. Nel frattempo qualcosa si potrebbe fare sul fronte delle pubblicità di cibo dirette ai più piccoli. Una cosa su cui riflettere in un'epoca in cui l'obesità infantile ha raggiunto livelli critici. E se non si vuole andare incontro a un'altra generazione di obesi si è ancora in tempo per intervenire.
Marco Malagutti
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Tutto comincia negli anni '50
Il fenomeno - sottolinea l'editoriale di Lancet - è iniziato negli anni '50. Con l'introduzione dei primi programmi per bambini la televisione è diventato il principale passatempo infantile, perlomeno nel mondo occidentale. Un bambino americano medio guarda la televisione per 5 ore di media ogni giorno, eccedendo abbondantemente il tempo dedicato all'attività fisica. Una vera e propria rivoluzione culturale che ha avuto ricadute sulla psiche infantile di cui gli esperti di salute mentale da tempo si occupano, con particolare riferimento alla violenza assorbita dalla Tv. E il fisico? Il primo grande studio in materia è stato pubblicato nel 1985, da lì in poi sono state almeno una cinquantina le pubblicazioni. Studi epidemiologici hanno evidenziato una associazione tra le ore passate davanti alla Tv e la misura dell'obesità, una associazione spesso più forte di qualsiasi altro fattore di rischio. Tre le possibili cause identificate: l'assenza di attività fisica, intanto, poi l'abbassamento dei livelli metabolici o il peggioramento della dieta fortemente condizionata dalle pubblicità televisive. Il principale indiziato è sempre stato quest'ultimo aspetto, considerata la quantità di denaro spesa per pubblicizzare prodotti tanto calorici quanto golosi. Un condizionamento a catena che va dai bambini ai genitori e che aumenta in modo spropositato l'intake energetico giornaliero. Lo studio neozelandese si è invece soffermato sulla salute in generale con risultati ancor più sorprendenti.
Teledipendenti e tabagisti
Sono stati presi in considerazione 1000 bambini nati tra il 1972 e il 1973 ed è stato tracciato il loro itinerario televisivo a intervalli regolari fino al raggiungimento del 26esimo anno di età. Ogni due o tre anni gli scienziati neozelandesi hanno verificato il numero di ore passate dal campione davanti al piccolo schermo, e misurato altezza, peso, stato generale di salute e abitudini di vita. I bambini abituati a vedere di più la TV tra i 5 e i 15 anni hanno evidenziato le maggiori probabilità di essere in soprappeso, avere problemi respiratori e cardiaci, avere il colesterolo alto e l'abitudine al fumo molto precoce. I piccoli teledipendenti cresciuti soffrivano nel 17% dei casi di problemi di peso e vizio delle bionde e nel 15% dei casi di colesterolo alto e problemi cardiovascolari. Al di là dei possibili limiti dello studio - osserva l'editoriale - il quadro che emerge è quello di una società in cui i genitori sono costretti a trascorrere molte ore fuori casa per lavoro, occasioni nelle quali è difficile controllare il tempo trascorso dai bambini davanti alla TV. Sarebbero necessari, per rimediare, cambiamenti socioeconomici che non sembrerebbero all'orizzonte. Nel frattempo qualcosa si potrebbe fare sul fronte delle pubblicità di cibo dirette ai più piccoli. Una cosa su cui riflettere in un'epoca in cui l'obesità infantile ha raggiunto livelli critici. E se non si vuole andare incontro a un'altra generazione di obesi si è ancora in tempo per intervenire.
Marco Malagutti
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