12 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus
Il cuore si fa prendere dal panico
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Si affievolisce sempre di più il confine tra la malattia della mente e la malattia del corpo al punto che una può rappresentare un fattore di rischio o una conseguenza dell'altra. E' stato più volte dimostrato il sottile legame tra la depressione ed eventi cardiaci e continuano ad avere conferme ipotesi, quanto meno epidemiologiche, di una relazione tra sintomi psichiatrici e cardiologici.
Un altro terreno di indagini in questa direzione è l'ansia e il suo ruolo nei nuovi casi di patologie cardiovascolari. Ma i dati sono relativamente pochi: in alcuni casi si è osservato un aumento del rischio fino a sei volte, di morte improvvisa in presenza di un elevato grado di ansia fobica; nelle donne lo stesso disturbo è associato a un aumento del rischio di patologia coronarica fatale in 12 anni di monitoraggio. Quando l'ansia fobica, cioè la paura irragionevole che si prova in determinate circostanze (luoghi chiusi, altezze, solitudine, folla) compare in modo improvviso e sporadico e accompagnata da un senso di profondo malessere e altri sintomi cognitivi, si è in presenza di un attacco di panico, tecnicamente ansia parossistica episodica. La concomitanza di questo profilo psicologico con dolore al torace ischemico e non, compariva in un gruppo di donne in post-menopausa arruolate nello studio Myocardial Ischemia and Migraine Study (MIMS): delle oltre tremila partecipanti, il 18% aveva avuto attacchi di panico nei precedenti sei mesi, e nel 10% dei casi comparivano anche i due tipi di dolore toracico. A ben guardare, nella sintomatologia dell'attacco esistono sintomi legati al sistema nervoso autonomo che esulano, almeno apparentemente, dagli aspetti psicologici e cognitivi: palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia, sudorazione, tremori dispnea, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, parestesie, brividi o vampate di calore.
Ma a prescindere dal fatto che la relazione sia di causa-effetto, ciò che si osserva è un'associazione di eventi: le donne del MIMS che avevano avuto almeno un attacco di panico nei precedenti sei mesi andavano incontro a un rischio triplo di un attacco di cuore o ictus nei successivi cinque anni. C'è anche da aggiungere che queste donne avevano maggiori probabilità di essere più esposte a fattori di rischio cardiovascolari come abitudine al fumo, un elevato indice di massa corporea, diabete, ipertensione e sintomi depressivi. Ma a parità di questi fattori, l'attacco di panico rimaneva fattore di rischio indipendente e, secondo gli autori, poteva essere tranquillamente aggiunto alla lista degli stati emotivi e dei sintomi psichiatrici correlati a un eccesso di rischio cardiovascolare.
Nel tentativo di spiegare il meccanismo alla base dell'associazione gli autori hanno pensato agli effetti cardiovascolari negativi dell'ansia: rabbia, ansia e umore depresso possono scatenare un'ischemia coronarica acuta. Altri studi hanno già dimostrato che stati emotivi negativi sono associati a un'attivazione elevata delle piastrine e a una reattività emodinamica alterata, nonché un possibile effetto scatenante di aritmie cardiache. Ma per ora sono solo ipotesi che non spostano nulla perchè l'associazione resta. Anche senza sapere perchè è meglio stare calmi.
Simona Zazzetta
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Sintomi comuni
Un altro terreno di indagini in questa direzione è l'ansia e il suo ruolo nei nuovi casi di patologie cardiovascolari. Ma i dati sono relativamente pochi: in alcuni casi si è osservato un aumento del rischio fino a sei volte, di morte improvvisa in presenza di un elevato grado di ansia fobica; nelle donne lo stesso disturbo è associato a un aumento del rischio di patologia coronarica fatale in 12 anni di monitoraggio. Quando l'ansia fobica, cioè la paura irragionevole che si prova in determinate circostanze (luoghi chiusi, altezze, solitudine, folla) compare in modo improvviso e sporadico e accompagnata da un senso di profondo malessere e altri sintomi cognitivi, si è in presenza di un attacco di panico, tecnicamente ansia parossistica episodica. La concomitanza di questo profilo psicologico con dolore al torace ischemico e non, compariva in un gruppo di donne in post-menopausa arruolate nello studio Myocardial Ischemia and Migraine Study (MIMS): delle oltre tremila partecipanti, il 18% aveva avuto attacchi di panico nei precedenti sei mesi, e nel 10% dei casi comparivano anche i due tipi di dolore toracico. A ben guardare, nella sintomatologia dell'attacco esistono sintomi legati al sistema nervoso autonomo che esulano, almeno apparentemente, dagli aspetti psicologici e cognitivi: palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia, sudorazione, tremori dispnea, dolore o fastidio al petto, nausea o disturbi addominali, sensazione di sbandamento, di instabilità, di testa leggera o di svenimento, parestesie, brividi o vampate di calore.
L'ansia colpisce le donne
Ma a prescindere dal fatto che la relazione sia di causa-effetto, ciò che si osserva è un'associazione di eventi: le donne del MIMS che avevano avuto almeno un attacco di panico nei precedenti sei mesi andavano incontro a un rischio triplo di un attacco di cuore o ictus nei successivi cinque anni. C'è anche da aggiungere che queste donne avevano maggiori probabilità di essere più esposte a fattori di rischio cardiovascolari come abitudine al fumo, un elevato indice di massa corporea, diabete, ipertensione e sintomi depressivi. Ma a parità di questi fattori, l'attacco di panico rimaneva fattore di rischio indipendente e, secondo gli autori, poteva essere tranquillamente aggiunto alla lista degli stati emotivi e dei sintomi psichiatrici correlati a un eccesso di rischio cardiovascolare.
Nel tentativo di spiegare il meccanismo alla base dell'associazione gli autori hanno pensato agli effetti cardiovascolari negativi dell'ansia: rabbia, ansia e umore depresso possono scatenare un'ischemia coronarica acuta. Altri studi hanno già dimostrato che stati emotivi negativi sono associati a un'attivazione elevata delle piastrine e a una reattività emodinamica alterata, nonché un possibile effetto scatenante di aritmie cardiache. Ma per ora sono solo ipotesi che non spostano nulla perchè l'associazione resta. Anche senza sapere perchè è meglio stare calmi.
Simona Zazzetta
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