12 dicembre 2003
Aggiornamenti e focus
Troppo stress fa male al cervello
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Alzheimer e stress sono correlati? L'ipotesi piuttosto suggestiva non ha mai trovato una chiara spiegazione scientifica, ma già dalla metà degli anni '80 si è sviluppato un filone di ricerca, a seguito di evidenze sperimentali nel ratto, tendente a dimostrare un ruolo dello stress cronico nei meccanismi neurodegenerativi. Il presupposto è che anomalie della risposta di stress, per esposizione cronica a sollecitazioni esterne, conducano al danno di alcune aree cerebrali fondamentali per i processi cognitivi, in primo luogo l'ippocampo. Del resto è stato da tempo dimostrato che situazioni stressanti protratte (imprigionamento, torture, mansioni pericolose) possono essere seguite dallo sviluppo di disturbi della sfera emotiva e cognitiva. Ora uno studio di Neurology ha aggiunto ulteriori evidenze a sostegno di questa ipotesi.
Si tratta di uno studio clinicopatologico longitudinale condotto su un gruppo di anziani appartenenti al clero cattolico, suore, preti e frati, utilizzando i dati del Religious Orders Study. I religiosi, infatti, si sottopongono a valutazioni cliniche annuali, nelle quali viene valutata la funzione cognitiva, con particolare riferimento alla malattia di Alzheimer. Nella ricerca in questione è stato considerato in questi soggetti un parametro definito come propensione allo stress che indica una condizione di nevrosi. In particolare i ricercatori hanno misurato questa propensione, usando una specifica scala di valutazione in un campione di 797 persone con uno o più esami annuali per Alzheimer e demenza. Dopodiché su oltre il 90% dei partecipanti deceduti è stato effettuato un esame post-mortem finalizzato a definire il livello di neurodegenerazione. Dei 141 soggetti sottoposti ad autopsia nei cinque anni di follow-up, 57 rientravano, prima della morte, nei criteri di probabile Alzheimer. Quanto allo stress...
I risultati sono stati sorprendenti, come sottolinea l'editoriale di accompagnamento allo studio. L'associazione tra stress e Alzheimer esiste, ma dai dati autoptici emerge come non sia tanto con la patologia in sé (placche e grovigli neurofibrillari), quanto con le manifestazioni eclatanti di demenza. Ossia non basta aver rilevato la malattia post-mortem, ma per trovare un'associazione con lo stress è necessario che la malattia si sia manifestata con segni evidenti in vita. Le ragioni di una simile connessione ancora sfuggono, anche se l'ipotesi della cascata dei glucocorticoidi (gli ormoni che l'organismo produce in risposta a ogni genere di aggressioni) con i suoi effetti sui neuroni dell'ippocampo, cioè l'ipotesi di partenza, resta la principale candidata. Sono da considerare, però, anche malattie strettamente associate, su tutte la depressione. E proprio lo stato depressivo potrebbe - come ipotizzano gli stessi ricercatori- essere uno degli elementi confondenti nello studio, influenzando l'associazione tra stress e demenza. Così come resta da approfondire la relazione di causalità tra i due eventi. Quello che è certo - conclude l'editoriale - è che la particolare esposizione allo stress può essere un fattore predittivo dell'Alzheimer, una nuova suggestiva correlazione tra psichiatria e neurologia.
Marco Malagutti
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Lo studio
Si tratta di uno studio clinicopatologico longitudinale condotto su un gruppo di anziani appartenenti al clero cattolico, suore, preti e frati, utilizzando i dati del Religious Orders Study. I religiosi, infatti, si sottopongono a valutazioni cliniche annuali, nelle quali viene valutata la funzione cognitiva, con particolare riferimento alla malattia di Alzheimer. Nella ricerca in questione è stato considerato in questi soggetti un parametro definito come propensione allo stress che indica una condizione di nevrosi. In particolare i ricercatori hanno misurato questa propensione, usando una specifica scala di valutazione in un campione di 797 persone con uno o più esami annuali per Alzheimer e demenza. Dopodiché su oltre il 90% dei partecipanti deceduti è stato effettuato un esame post-mortem finalizzato a definire il livello di neurodegenerazione. Dei 141 soggetti sottoposti ad autopsia nei cinque anni di follow-up, 57 rientravano, prima della morte, nei criteri di probabile Alzheimer. Quanto allo stress...
Il ruolo dello stress
I risultati sono stati sorprendenti, come sottolinea l'editoriale di accompagnamento allo studio. L'associazione tra stress e Alzheimer esiste, ma dai dati autoptici emerge come non sia tanto con la patologia in sé (placche e grovigli neurofibrillari), quanto con le manifestazioni eclatanti di demenza. Ossia non basta aver rilevato la malattia post-mortem, ma per trovare un'associazione con lo stress è necessario che la malattia si sia manifestata con segni evidenti in vita. Le ragioni di una simile connessione ancora sfuggono, anche se l'ipotesi della cascata dei glucocorticoidi (gli ormoni che l'organismo produce in risposta a ogni genere di aggressioni) con i suoi effetti sui neuroni dell'ippocampo, cioè l'ipotesi di partenza, resta la principale candidata. Sono da considerare, però, anche malattie strettamente associate, su tutte la depressione. E proprio lo stato depressivo potrebbe - come ipotizzano gli stessi ricercatori- essere uno degli elementi confondenti nello studio, influenzando l'associazione tra stress e demenza. Così come resta da approfondire la relazione di causalità tra i due eventi. Quello che è certo - conclude l'editoriale - è che la particolare esposizione allo stress può essere un fattore predittivo dell'Alzheimer, una nuova suggestiva correlazione tra psichiatria e neurologia.
Marco Malagutti
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