11 maggio 2007
Aggiornamenti e focus
Dopo il trauma, lo stress
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La straordinaria portata e l'impatto traumatico dell'11 settembre sulla popolazione statunitense, e non solo, sono indiscutibili. E non mancano gli studi che ne hanno documentato gli effetti a breve termine sulla salute psicologica. E quella fisica? Che un evento stressante possa precipitare dei meccanismi biologici con i rischi che ne conseguono è cosa nota e la salute cardiovascolare è la prima ad andarci di mezzo. Del resto, nelle settimane seguenti alla data, le percentuali di eventi cardiovascolari sono aumentate significativamente nella zona di New York. Ma persino in Florida sono stati fatti rilievi analoghi: come a dire che non è necessaria un'esposizione diretta per il nascere dello stress post-traumatico. E' questa la premessa di uno studio statunitense, pubblicato sugli Archives of General Psychiatry, che ha cercato di definire il rischio di avere una diagnosi di malattia cardiovascolare, nei tre anni seguenti all'11 settembre 2001, su soggetti che fossero stati esposti anche solo alle immagini televisive di quel disastro. I risultati sono stati piuttosto sorprendenti visto che per molti il rischio si è rivelato elevato anche negli anni seguenti.
La gran parte dei soggetti sottoposti allo studio non sono stati direttamente esposti all'evento, premettono i ricercatori, eppure hanno manifestato frequentemente reazioni di stress acuto con susseguenti problemi di cuore. Un dato che deve far riflettere in particolare sulla modalità di comunicazione di simili eventi. Ma al di là delle considerazioni sociologiche, secondo i ricercatori, l'identificazione precoce di sintomi legati allo stress potrebbe favorire l'identificazione dei soggetti più esposti al rischio cardiovascolare nel corso degli anni. Lo studio longitudinale ha preso in esame, perciò, 2592 soggetti per i tre anni successivi all'attacco terrorista. Tutti i partecipanti allo studio hanno risposto a un questionario sulle loro condizioni di salute mentale e fisica prima dell'11 settembre. Di questi solo il 3,6% era stato direttamente esposto agli attacchi, perché testimone oculare o per aver avuto un congiunto al Pentagono o nel World Trade Center al momento dell'attacco. Il 63,2% dei soggetti, invece, aveva seguito l'evento con la televisione e il rimanente 33,2%, invece, non aveva seguito alcuna copertura del fatto tramite i mezzi di comunicazione. I ricercatori hanno catalogato come stress acuto la presenza di sintomi di stress post-traumatico (PSTD) entro pochi giorni dall'attacco terroristico. Quali? Mancanza di riposo, sentirsi sull'orlo, difficoltà a dormire, pensieri continui e invasivi su eventuali attacchi. Sulla base di questa definizione il 10,7% dei partecipanti allo studio hanno manifestato una risposta di stress acuto. Ebbene, anche tenendo conto della salute mentale e cardiovascolare dei soggetti prima degli attacchi, le persone che hanno avuto risposte di stress acuto, hanno evidenziato il 53% in più di probabilità di patire un attacco cardiaco, un ictus, fenomeni ipertensivi o qualsiasi altro episodio legato a cuore e vasi nei tre anni successivi. Un rischio che va scendendo nel tempo, ma che si mantiene comunque alto. Ecco perché, concludono i ricercatori, i medici, quelli in prima linea soprattutto, non dovrebbero sottovalutare le manifestazioni di stress dei pazienti, in particolare per le conseguenze che possono avere. E non è da escludere qualche tipo di intervento nell'immediato dopo un evento traumatico, dal biofeedback ad altre tecniche antistress. Un fatto che vale ancor più per la popolazione americana che non è abituata alla quotidianità della violenza terrorista come altre parti del pianeta. E in quelle realtà, altro che stress!
Marco Malagutti
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Basta la tv
La gran parte dei soggetti sottoposti allo studio non sono stati direttamente esposti all'evento, premettono i ricercatori, eppure hanno manifestato frequentemente reazioni di stress acuto con susseguenti problemi di cuore. Un dato che deve far riflettere in particolare sulla modalità di comunicazione di simili eventi. Ma al di là delle considerazioni sociologiche, secondo i ricercatori, l'identificazione precoce di sintomi legati allo stress potrebbe favorire l'identificazione dei soggetti più esposti al rischio cardiovascolare nel corso degli anni. Lo studio longitudinale ha preso in esame, perciò, 2592 soggetti per i tre anni successivi all'attacco terrorista. Tutti i partecipanti allo studio hanno risposto a un questionario sulle loro condizioni di salute mentale e fisica prima dell'11 settembre. Di questi solo il 3,6% era stato direttamente esposto agli attacchi, perché testimone oculare o per aver avuto un congiunto al Pentagono o nel World Trade Center al momento dell'attacco. Il 63,2% dei soggetti, invece, aveva seguito l'evento con la televisione e il rimanente 33,2%, invece, non aveva seguito alcuna copertura del fatto tramite i mezzi di comunicazione. I ricercatori hanno catalogato come stress acuto la presenza di sintomi di stress post-traumatico (PSTD) entro pochi giorni dall'attacco terroristico. Quali? Mancanza di riposo, sentirsi sull'orlo, difficoltà a dormire, pensieri continui e invasivi su eventuali attacchi. Sulla base di questa definizione il 10,7% dei partecipanti allo studio hanno manifestato una risposta di stress acuto. Ebbene, anche tenendo conto della salute mentale e cardiovascolare dei soggetti prima degli attacchi, le persone che hanno avuto risposte di stress acuto, hanno evidenziato il 53% in più di probabilità di patire un attacco cardiaco, un ictus, fenomeni ipertensivi o qualsiasi altro episodio legato a cuore e vasi nei tre anni successivi. Un rischio che va scendendo nel tempo, ma che si mantiene comunque alto. Ecco perché, concludono i ricercatori, i medici, quelli in prima linea soprattutto, non dovrebbero sottovalutare le manifestazioni di stress dei pazienti, in particolare per le conseguenze che possono avere. E non è da escludere qualche tipo di intervento nell'immediato dopo un evento traumatico, dal biofeedback ad altre tecniche antistress. Un fatto che vale ancor più per la popolazione americana che non è abituata alla quotidianità della violenza terrorista come altre parti del pianeta. E in quelle realtà, altro che stress!
Marco Malagutti
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