18 giugno 2003
Aggiornamenti e focus
L'incredibile neuroeconomia
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Come si effettuano le scelte economiche? Secondo una ricerca pubblicata su Science le emozioni svolgerebbero un ruolo assai più determinante di quanto si potesse pensare. Lo studio, realizzato da ricercatori di Princeton, è uno dei primi esempi di una disciplina neonata ma già molto promettente: la neuroeconomia. Per misurare le basi neurali dei comportamenti economici i ricercatori hanno fatto ricorso ad un esperimento basato su un gioco, il gioco dell'ultimatum. Ma di che cosa si tratta?
I protagonisti sono due giocatori ai quali è data l'opportunità di dividere una somma di denaro. Uno dei due, il giocatore A, effettua la proposta, l'altro, B, può o meno accettarla. Se B accetta la proposta i soldi saranno divisi come proposto, ma se la rifiuta restano entrambi senza nulla e il gioco si chiude lì. D'istinto sembrerebbe immediato anche per i più ingenui che il soggetto A effettui la proposta più vantaggiosa per lui e che B la accetti comunque piuttosto che rimanere senza nulla. Ma non è così. A prescindere dalla somma in ballo la divisione proposta è il più delle volte equa. Non solo. Le offerte basse hanno il 50% circa di possibilità di essere rifiutate, dettaglio questo che dimostra come esistano circostanze nelle quali le persone sono motivate a rifiutare un guadagno economico. Ma perché succede questo? Escludendo che i giocatori non abbiano capito le regole del gioco o abbiano difficoltà a concettualizzare la partita giocata in un'unica mossa, è significativo il fatto che di fronte all'offerta iniqua, al rifiuto è spesso abbinata una reazione rabbiosa per un'offerta percepita come ingiusta. Ecco perché, sostengono i ricercatori, secondo un tipico meccanismo adatativo delle relazioni umane, le emozioni negative provocate dal trattamento iniquo possono portare ad un sacrificio mirato a punire il partner per l'affronto. Nel giocatore B si scatena così un conflitto tra motivi razionali (accettare) ed emotivi (rifiutare), cui corrispondono le aree cerebrali implicate nei meccanismi emotivi e razionali.
Per gettare luce sui processi neurali e psicologici alla base di questi comportamenti, 19 partecipanti allo studio sono stati sottoposti a risonanza magnetica per immagini, tutti con il ruolo di ricevente nel gioco dell'ultimatum. L'interesse dei ricercatori è stato focalizzato alle risposte neurali e comportamentali a offerte sia eque sia inique. L'ipotesi di partenza è stata che la proposta iniqua coinvolgesse strutture neurali coinvolte in processi sia emotivi sia cognitivi, e che l'entità dell'attivazione di queste strutture potesse spiegare la variabilità nella successiva decisione. I soggetti testati hanno giocato nel complesso 30 partite, 10 con un computer, 10 con un avversario e 10 di controllo, in cui l'unica richiesta era quella di premere un bottone per ricevere i soldi. La tendenza ha confermato l'andamento sperimentale del gioco dell'ultimatum, con una propensione maggiore a reazioni emotivamente più violente verso il rivale umano piuttosto che verso il computer. Secondo i ricercatori di Princeton le offerte più basse stimolano alcune aree del cervello legate alle emozioni negative, come l'insula anteriore, che è stata associata al disagio e al disgusto fisico. Quanto maggiore è l'attività di queste aree più è probabile che un senso innato di giustizia prevalga sul calcolo e l'offerta ingiusta venga rifiutata. D'altro canto la corteccia dorsolaterale prefrontale, che sembrerebbe presiedere i processi cognitivi, risulta attivata in modo spiccato di fronte all'accettazione della proposta economica.
Non sempre i modelli razionali elaborati dagli economisti corrispondono alla realtà, la neuroeconomia potrebbe, così, offrire nuove risposte all'inadeguatezza dei modelli. Anche perché - come conclude l'articolo di Science - in questi modelli non ci si può permettere di ignorare le emozioni, elemento essenziale per le scelte e le decisioni di ogni giorno.
Marco Malagutti
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Il gioco dell'ultimatum
I protagonisti sono due giocatori ai quali è data l'opportunità di dividere una somma di denaro. Uno dei due, il giocatore A, effettua la proposta, l'altro, B, può o meno accettarla. Se B accetta la proposta i soldi saranno divisi come proposto, ma se la rifiuta restano entrambi senza nulla e il gioco si chiude lì. D'istinto sembrerebbe immediato anche per i più ingenui che il soggetto A effettui la proposta più vantaggiosa per lui e che B la accetti comunque piuttosto che rimanere senza nulla. Ma non è così. A prescindere dalla somma in ballo la divisione proposta è il più delle volte equa. Non solo. Le offerte basse hanno il 50% circa di possibilità di essere rifiutate, dettaglio questo che dimostra come esistano circostanze nelle quali le persone sono motivate a rifiutare un guadagno economico. Ma perché succede questo? Escludendo che i giocatori non abbiano capito le regole del gioco o abbiano difficoltà a concettualizzare la partita giocata in un'unica mossa, è significativo il fatto che di fronte all'offerta iniqua, al rifiuto è spesso abbinata una reazione rabbiosa per un'offerta percepita come ingiusta. Ecco perché, sostengono i ricercatori, secondo un tipico meccanismo adatativo delle relazioni umane, le emozioni negative provocate dal trattamento iniquo possono portare ad un sacrificio mirato a punire il partner per l'affronto. Nel giocatore B si scatena così un conflitto tra motivi razionali (accettare) ed emotivi (rifiutare), cui corrispondono le aree cerebrali implicate nei meccanismi emotivi e razionali.
Le risposte del cervello
Per gettare luce sui processi neurali e psicologici alla base di questi comportamenti, 19 partecipanti allo studio sono stati sottoposti a risonanza magnetica per immagini, tutti con il ruolo di ricevente nel gioco dell'ultimatum. L'interesse dei ricercatori è stato focalizzato alle risposte neurali e comportamentali a offerte sia eque sia inique. L'ipotesi di partenza è stata che la proposta iniqua coinvolgesse strutture neurali coinvolte in processi sia emotivi sia cognitivi, e che l'entità dell'attivazione di queste strutture potesse spiegare la variabilità nella successiva decisione. I soggetti testati hanno giocato nel complesso 30 partite, 10 con un computer, 10 con un avversario e 10 di controllo, in cui l'unica richiesta era quella di premere un bottone per ricevere i soldi. La tendenza ha confermato l'andamento sperimentale del gioco dell'ultimatum, con una propensione maggiore a reazioni emotivamente più violente verso il rivale umano piuttosto che verso il computer. Secondo i ricercatori di Princeton le offerte più basse stimolano alcune aree del cervello legate alle emozioni negative, come l'insula anteriore, che è stata associata al disagio e al disgusto fisico. Quanto maggiore è l'attività di queste aree più è probabile che un senso innato di giustizia prevalga sul calcolo e l'offerta ingiusta venga rifiutata. D'altro canto la corteccia dorsolaterale prefrontale, che sembrerebbe presiedere i processi cognitivi, risulta attivata in modo spiccato di fronte all'accettazione della proposta economica.
Non sempre i modelli razionali elaborati dagli economisti corrispondono alla realtà, la neuroeconomia potrebbe, così, offrire nuove risposte all'inadeguatezza dei modelli. Anche perché - come conclude l'articolo di Science - in questi modelli non ci si può permettere di ignorare le emozioni, elemento essenziale per le scelte e le decisioni di ogni giorno.
Marco Malagutti
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