09 aprile 2004
Aggiornamenti e focus
Esaurimento di stagione
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Esaurimento, astenia, affaticamento. Sono termini di uso frequente. Ma mentre chi li usa sa benissimo a che cosa si riferisce, dal punto di vista medico le nozioni non sono così chiare. Infatti è difficile far corrispondere a questi termini un disturbo definito in modo chiaro. Inoltre c'è una variabilità notevole nel momento e nella natura delle manifestazioni cui ci si riferisce quando si dice di sentirsi "esauriti". Una condizione che peraltro riguarda in qualsiasi momento almeno una persona su 10.
Qualche anno fa, in Gran Bretagna un gruppo di ricerca ha voluto sondare i pazienti di 6 studi associati di medicina generale, chiedendogli di compilare un questionario su questo tema, così da capire almeno le dimensioni del fenomeno, o almeno della sua percezione. Non male il campione raccolto: più di 15000 risposte. Innanzitutto, sentirsi esauriti non dipende dall'età (il campione andava dai 18 ai 45 anni) ma piuttosto dal sesso: c'era infatti una prevalenza femminile e questo indipendentemente dal fatto che le donne siano più soggette a disturbi dell'umore come la depressione. Il campione si era espresso anche su quelle che a suo avviso erano le cause di questa stanchezza. In larga maggioranza sono stati indicati fattori psicosociali (40,1%), seguiti dai fattori soltanto psicologici con il 16,7% (ansia, depressione), da quelli fisici come l'anemia o un recente intervento chirurgico (14,7%) e quelle ambientali, soprattutto l'inquinamento e le condizioni meteorologiche.
E' nozione abbastanza fondata che i cambiamenti stagionali esercitino un'influenza su alcuni disturbi psichiatrici che hanno anche un effetto affaticante: difatti esiste il disturbo affettivo stagionale, che però ha un picco in inverno, probabilmente a causa delle minori ore di luce. In effetti è proprio la luce uno dei principali regolatori dell'orologio biologico, attraverso l'azione di un ormone ipofisario, l'arcinota melatonina, che in sostanza dà il la a tutti i ritmi circadiani, a cominciare da quello tra veglia e sonno. La melatonina infatti dice all'organismo quando è il momento di "smettere di lavorare" e passare al riposo. La luce solare ha normalmente l'effetto di inibire la secrezione di melatonina, quindi in chi già ha un deficit nel funzionamento di questo orologio biologico, l'arrivo delle giornate più lunghe può determinare disturbi del sonno, irritabilità, affaticamento. La modificazione dei ritmi biologici avviene automaticamente, ma cambiamenti repentini, come quelli che possono presentarsi aggiungendo agli effetti dell'ora legale (la luce sparisce più tardi) quelli di un clima particolarmente nuvoloso possono rendere più arduo l'adattamento. Inoltre, se la bella stagione coincide con l'aumento dell'insolazione, porta con sé altri fenomeni, per esempio la fioritura e le allergie. Studi hanno dimostrato che la stagione dei pollini coincide nei pazienti affetti da rinite allergica con un abbassamento del tono dell'umore e una perdita di motivazione, anche in assenza di stress psicofisici. La spiegazione è che le reazioni immunologiche determinino cambiamenti biochimici che influiscono anche sul sistema nervoso centrale.
Quale che sia la ragione della sensazione di affaticamento, esistono alcune regole base per affrontare queste situazioni. La prima, consigliata anche a chi soffre di condizioni gravi come la sindrome da affaticamento cronico è svolgere attività fisica regolarmente. Moderata nello sforzo, magari, ma abbastanza costante. L'altro aspetto è quello nutrizionale. Chi si sente esaurito tende a rifugiarsi in alimenti energetici "pronti" come gli zuccheri semplici dei dolciumi. E' sbagliato perché questo tipo di alimentazione provoca picchi nella secrezione di insulina e, quindi, un ulteriore stress per il metabolismo: meglio privilegiare i carboidrati complessi (amidi, frutta, verdura). L'altro aspetto importante è il sonno, se possibile si dovrebbe, nella fase di adattamento al nuovo ritmo, andare a letto sempre alla stessa ora. E poi, ridurre lo stress, cercando di organizzare le giornate in modo da evere gli impegni più importanti nelle ore in cui ci si sente più vigorosi.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Qualche anno fa, in Gran Bretagna un gruppo di ricerca ha voluto sondare i pazienti di 6 studi associati di medicina generale, chiedendogli di compilare un questionario su questo tema, così da capire almeno le dimensioni del fenomeno, o almeno della sua percezione. Non male il campione raccolto: più di 15000 risposte. Innanzitutto, sentirsi esauriti non dipende dall'età (il campione andava dai 18 ai 45 anni) ma piuttosto dal sesso: c'era infatti una prevalenza femminile e questo indipendentemente dal fatto che le donne siano più soggette a disturbi dell'umore come la depressione. Il campione si era espresso anche su quelle che a suo avviso erano le cause di questa stanchezza. In larga maggioranza sono stati indicati fattori psicosociali (40,1%), seguiti dai fattori soltanto psicologici con il 16,7% (ansia, depressione), da quelli fisici come l'anemia o un recente intervento chirurgico (14,7%) e quelle ambientali, soprattutto l'inquinamento e le condizioni meteorologiche.
Ma la primavera che c'entra?
E' nozione abbastanza fondata che i cambiamenti stagionali esercitino un'influenza su alcuni disturbi psichiatrici che hanno anche un effetto affaticante: difatti esiste il disturbo affettivo stagionale, che però ha un picco in inverno, probabilmente a causa delle minori ore di luce. In effetti è proprio la luce uno dei principali regolatori dell'orologio biologico, attraverso l'azione di un ormone ipofisario, l'arcinota melatonina, che in sostanza dà il la a tutti i ritmi circadiani, a cominciare da quello tra veglia e sonno. La melatonina infatti dice all'organismo quando è il momento di "smettere di lavorare" e passare al riposo. La luce solare ha normalmente l'effetto di inibire la secrezione di melatonina, quindi in chi già ha un deficit nel funzionamento di questo orologio biologico, l'arrivo delle giornate più lunghe può determinare disturbi del sonno, irritabilità, affaticamento. La modificazione dei ritmi biologici avviene automaticamente, ma cambiamenti repentini, come quelli che possono presentarsi aggiungendo agli effetti dell'ora legale (la luce sparisce più tardi) quelli di un clima particolarmente nuvoloso possono rendere più arduo l'adattamento. Inoltre, se la bella stagione coincide con l'aumento dell'insolazione, porta con sé altri fenomeni, per esempio la fioritura e le allergie. Studi hanno dimostrato che la stagione dei pollini coincide nei pazienti affetti da rinite allergica con un abbassamento del tono dell'umore e una perdita di motivazione, anche in assenza di stress psicofisici. La spiegazione è che le reazioni immunologiche determinino cambiamenti biochimici che influiscono anche sul sistema nervoso centrale.
Regole semplici
Quale che sia la ragione della sensazione di affaticamento, esistono alcune regole base per affrontare queste situazioni. La prima, consigliata anche a chi soffre di condizioni gravi come la sindrome da affaticamento cronico è svolgere attività fisica regolarmente. Moderata nello sforzo, magari, ma abbastanza costante. L'altro aspetto è quello nutrizionale. Chi si sente esaurito tende a rifugiarsi in alimenti energetici "pronti" come gli zuccheri semplici dei dolciumi. E' sbagliato perché questo tipo di alimentazione provoca picchi nella secrezione di insulina e, quindi, un ulteriore stress per il metabolismo: meglio privilegiare i carboidrati complessi (amidi, frutta, verdura). L'altro aspetto importante è il sonno, se possibile si dovrebbe, nella fase di adattamento al nuovo ritmo, andare a letto sempre alla stessa ora. E poi, ridurre lo stress, cercando di organizzare le giornate in modo da evere gli impegni più importanti nelle ore in cui ci si sente più vigorosi.
Maurizio Imperiali
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