21 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus
Nervi a fior di pelle
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La psiche, in un certo senso la parte più interna, e la pelle, in un certo senso quella più esterna, hanno un legame molto stretto. Infatti, mentre i detrattori della psicosomatica hanno avuto buon gioco a smentire, per esempio, il legame tra stato emotivo e ulcera, in campo dermatologico hanno vita più difficile.
Sono decenni che si dice che esiste un legame tra alcuni disturbi cutanei e disturbi psicologici, sia pure senza entrare in troppi dettagli esplicativi, ma oggi qualche ipotesi più dettagliata c'è.
Intanto i disturbi in cui psiche e pelle interagiscono hanno una loro disciplina, chiamata psicodermatologia. In psicodermatologia, però, si distinguono tre gruppi diversi di malattie.
Disturbi psicofisiologici: sono quelli le cui manifestazioni cutanee sono aggravate dallo stato emotivo del paziente oppure da eventi particolarmente stressanti.
Disturbi psichiatrici primari: si tratta di vere e proprie malattie psichiatriche in cui la pelle è al centro della manifestazioni. Sono eventi piuttosto rari presenti negli episodi di depressione grave o nelle psicosi: per esempio alcuni pazienti si autoinfliggono escoriazioni con le unghie o altro fino a generare un quadro chiamato dermatite fittizia, altri sono fermamente convinti di essere stati infestati da parassiti come i pidocchi. Infine si può citare la tricotillomania, cioè lo strapparsi i capelli, un tratto spesso riconoscibile nei disturbi ossessivi compulsivi. E' chiaro che qui il primo passo è la terapia psichiatrica, ma l'intervento del dermatologo è richiesto per rimediare ai danni autoinflitti e prevenire complicanze, per esempio infezioni.
Disturbi psichiatrici secondari: volendo, sono l'opposto dei primi, in quanto si tratta del disagio psichico indotto da malattie della pelle, specie quelle più deturpanti, oppure ritenute tali da chi ne soffre.
Il gruppo più interessante in questa sede è però il primo, cioè i disturbi che possono essere aggravati o comunque indotti dall'emotività e dallo stress. In questo gruppo rientrano diversi disturbi piuttosto comuni:
Quali spiegazioni? Quali conseguenze?
I meccanismi attraverso i quali la psiche agisce sulla cute, però, non sono stati proprio sviscerati. Le ipotesi sono diverse e una non esclude l'altra. Uno studio del 2001 pubblicato sugli Archives of Dermatology ha avanzato quella che gli autori ritengono la prova provata del legame tra stress e disfunzioni cutanee. I ricercatori hanno valutato a più riprese le caratteristiche di permeabilità della cute di un gruppo di studenti, riscontrando che quando questi si sentivano particolarmente sottoposti a stimoli ansiogeni, la cute reagiva in modo diverso, mostrando una maggiore permeabilità e, quindi, vulnerabilità soprattutto alle dermatosi a componente infiammatoria. Al contrario, in periodi poco stressanti (per esempio le vacanze) la funzionalità della cute ritornava normale. Peraltro, nella cavia si era dimostrato che anche somministrando sostanze tranquillanti (betabloccanti, per esempio) le funzioni di barriera cutanee si ristabilivano. La questione, però, non è chiusa.
Sta di fatto che nella pratica clinica questo aspetto ha un peso. Un recente studio tedesco, per esempio, segnala che più dell'8°% delle cliniche dermatologiche tiene in conto questi aspetti e, nel 5% dei casi, gli stessi dermatologi hanno anche una formazione psicologica o psichiatrica certificata. Che cosa significa, concretamente? Che può anche succedere che, di fronte a pazienti che non rispondono alla terapia dermatologica standard, e presentano il quadro dell'alessitimia oppure sono chiaramente sotto l'influenza di eventi della vita negativi, possa essere utile ricorrere o al supporto psicologico o anche a una terapia psicofarmacologica (ansiolitici, antidepressivi). Non c'è da sorprendersi: può essere la strada giusta per risolvere un problema che "a pelle" appare insolubile.
Maurizio Imperiali
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Sono decenni che si dice che esiste un legame tra alcuni disturbi cutanei e disturbi psicologici, sia pure senza entrare in troppi dettagli esplicativi, ma oggi qualche ipotesi più dettagliata c'è.
Una prima classificazione
Intanto i disturbi in cui psiche e pelle interagiscono hanno una loro disciplina, chiamata psicodermatologia. In psicodermatologia, però, si distinguono tre gruppi diversi di malattie.
Disturbi psicofisiologici: sono quelli le cui manifestazioni cutanee sono aggravate dallo stato emotivo del paziente oppure da eventi particolarmente stressanti.
Disturbi psichiatrici primari: si tratta di vere e proprie malattie psichiatriche in cui la pelle è al centro della manifestazioni. Sono eventi piuttosto rari presenti negli episodi di depressione grave o nelle psicosi: per esempio alcuni pazienti si autoinfliggono escoriazioni con le unghie o altro fino a generare un quadro chiamato dermatite fittizia, altri sono fermamente convinti di essere stati infestati da parassiti come i pidocchi. Infine si può citare la tricotillomania, cioè lo strapparsi i capelli, un tratto spesso riconoscibile nei disturbi ossessivi compulsivi. E' chiaro che qui il primo passo è la terapia psichiatrica, ma l'intervento del dermatologo è richiesto per rimediare ai danni autoinflitti e prevenire complicanze, per esempio infezioni.
Disturbi psichiatrici secondari: volendo, sono l'opposto dei primi, in quanto si tratta del disagio psichico indotto da malattie della pelle, specie quelle più deturpanti, oppure ritenute tali da chi ne soffre.
Psoriasi, alopecia e altro ancora
Il gruppo più interessante in questa sede è però il primo, cioè i disturbi che possono essere aggravati o comunque indotti dall'emotività e dallo stress. In questo gruppo rientrano diversi disturbi piuttosto comuni:
- Acne
- Alopecia aerata
- Dermatite atopica
- Psoriasi
- Porpora psicogena
- Dermatite seborroica
- Orticaria
Quali spiegazioni? Quali conseguenze?
I meccanismi attraverso i quali la psiche agisce sulla cute, però, non sono stati proprio sviscerati. Le ipotesi sono diverse e una non esclude l'altra. Uno studio del 2001 pubblicato sugli Archives of Dermatology ha avanzato quella che gli autori ritengono la prova provata del legame tra stress e disfunzioni cutanee. I ricercatori hanno valutato a più riprese le caratteristiche di permeabilità della cute di un gruppo di studenti, riscontrando che quando questi si sentivano particolarmente sottoposti a stimoli ansiogeni, la cute reagiva in modo diverso, mostrando una maggiore permeabilità e, quindi, vulnerabilità soprattutto alle dermatosi a componente infiammatoria. Al contrario, in periodi poco stressanti (per esempio le vacanze) la funzionalità della cute ritornava normale. Peraltro, nella cavia si era dimostrato che anche somministrando sostanze tranquillanti (betabloccanti, per esempio) le funzioni di barriera cutanee si ristabilivano. La questione, però, non è chiusa.
Sta di fatto che nella pratica clinica questo aspetto ha un peso. Un recente studio tedesco, per esempio, segnala che più dell'8°% delle cliniche dermatologiche tiene in conto questi aspetti e, nel 5% dei casi, gli stessi dermatologi hanno anche una formazione psicologica o psichiatrica certificata. Che cosa significa, concretamente? Che può anche succedere che, di fronte a pazienti che non rispondono alla terapia dermatologica standard, e presentano il quadro dell'alessitimia oppure sono chiaramente sotto l'influenza di eventi della vita negativi, possa essere utile ricorrere o al supporto psicologico o anche a una terapia psicofarmacologica (ansiolitici, antidepressivi). Non c'è da sorprendersi: può essere la strada giusta per risolvere un problema che "a pelle" appare insolubile.
Maurizio Imperiali
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