21 luglio 2006
Aggiornamenti e focus
Poco ormone rischio anemia
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Tra le condizioni cliniche che possono affliggere l'età avanzata, soprattutto dopo i 65 anni, con riduzione della forza muscolare e della funzionalità motoria e quindi accelerato declino fisico con disabilità, c'è l'anemia, definita da una concentrazione di emoglobina (Hb) inferiore a 13 g/dl negli uomini e 12 nelle donne. Un'alterazione legata nell'anziano alla presenza d'insufficienza renale o epatica, malattie infiammatorie come l'artrite reumatoide, infezioni, malnutrizione calorico-proteica, deficit di vitamina B12 o folati, emorragie gastriche o intestinali, tumori, oltre che ad alcune terapie, ma non di rado anche senza causa evidente. All'elenco dei fattori causali o almeno con il ruolo di concausa, specie nei casi senza apparente spiegazione, potrebbero aggiungersi ora i bassi livelli di testosterone, l'ormone androgeno per eccellenza, con una diminuzione legata all'avanzare dell'età. L'ipotesi deriva da un team di ricercatori italiani e americani che hanno analizzato dati epidemiologici dello studio inCHIANTI, condotto appunto in Toscana.
I presupposti dai quali si sono mossi i ricercatori sono alcune evidenze di connessioni tra livelli di emoglobina e di testosterone. I primi, fino all'età dello sviluppo, sono uguali nei due sessi ma poi nei maschi aumentano insieme ai secondi, inoltre in quelli con pubertà ritardata sono simili ai valori pre-puberali e si normalizzano con la terapia con l'androgeno. Il testosterone stimolerebbe la produzione di globuli rossi, cioè l'eritropoiesi, negli adulti, in accordo con il fatto che gli uomini con ipogonadismo o in terapia anti-androgenica di frequente presentano anemia e che le malattie caratterizzate da aumento del testosterone o la terapia sostitutiva con l'ormone spesso incrementano le concentrazioni dell'Hb. E' quindi possibile che la diminuzione dell'androgeno con l'invecchiamento abbia ripercussioni negative per l'eritropoiesi e aumenti il rischio di anemia: un'ipotesi che a conoscenza degli autori non era ancora stata indagata direttamente, e che potrebbe avere importanti implicazioni cliniche, se verificata.
Lo studio ha considerato un campione di 905 anziani oltre i 65 anni, 396 uomini e 509 donne: 31 e 57 rispettivamente sono risultati già all'inizio anemici (altri 126 sono morti prima della visita dei tre anni di follow-up a tre anni e 80 sono usciti dal trial) e tra essi 20 casi maschili e 26 femminili senza cause evidenti. Questi ultimi specialmente e anche gli altri anemici avevano livelli minori di testosterone sia totale sia biodisponibile (non legato cioè alla globulina legante l'ormone sessuale o SHBG, che riduce la quota di ormone attivo); indipendentemente dall'età, la prevalenza dell'anemia cresceva progressivamente con il diminuire dei livelli di testosterone, totale e biodisponibile: gli uomini con le più basse concentrazioni di ormone avevano una probabilità di malattia 5,4 volte maggiore per il totale e 13 per il biodisponibile, le donne 2,1 per il totale e 3,4 per il biodisponibile, nei confronti statistici con le più alte concentrazioni ormonali. Tra i 274 uomini quelli con i più bassi livelli di entrambi i tipi di testosterone hanno mostrato un rischio significativamente maggiore di malattia, più marcato per l'ormone biodisponibile, nel confronto con i valori normali. Secondo gli autori la diminuzione dell'androgeno potrebbe aumentare la suscettibilità all'anemia, essere una concausa e non fattore sufficiente per lo sviluppo di questa condizione, che è multifattoriale nell'anziano; anche se i meccanismi attraverso i quali il testosterone stimola l'eritropoiesi sono ancora poco chiari. E sarebbe un elemento da prendere in considerazione specialmente quando si sono escluse altre possibili cause della malattia, o nei pazienti con deficit nutrizionali. D'altro canto gli effetti della terapia androgenica sostitutiva osservati rispetto a forza muscolare, densità minerale ossea, capacità fisiche e cognitive potrebbero essere mediati dall'incremento dell'Hb e questo fatto dovrebbe essere attentamente considerato.
Elettra Vecchia
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L'androgeno stimola l'eritropoiesi
I presupposti dai quali si sono mossi i ricercatori sono alcune evidenze di connessioni tra livelli di emoglobina e di testosterone. I primi, fino all'età dello sviluppo, sono uguali nei due sessi ma poi nei maschi aumentano insieme ai secondi, inoltre in quelli con pubertà ritardata sono simili ai valori pre-puberali e si normalizzano con la terapia con l'androgeno. Il testosterone stimolerebbe la produzione di globuli rossi, cioè l'eritropoiesi, negli adulti, in accordo con il fatto che gli uomini con ipogonadismo o in terapia anti-androgenica di frequente presentano anemia e che le malattie caratterizzate da aumento del testosterone o la terapia sostitutiva con l'ormone spesso incrementano le concentrazioni dell'Hb. E' quindi possibile che la diminuzione dell'androgeno con l'invecchiamento abbia ripercussioni negative per l'eritropoiesi e aumenti il rischio di anemia: un'ipotesi che a conoscenza degli autori non era ancora stata indagata direttamente, e che potrebbe avere importanti implicazioni cliniche, se verificata.
Possibile in assenza di causa evidente
Lo studio ha considerato un campione di 905 anziani oltre i 65 anni, 396 uomini e 509 donne: 31 e 57 rispettivamente sono risultati già all'inizio anemici (altri 126 sono morti prima della visita dei tre anni di follow-up a tre anni e 80 sono usciti dal trial) e tra essi 20 casi maschili e 26 femminili senza cause evidenti. Questi ultimi specialmente e anche gli altri anemici avevano livelli minori di testosterone sia totale sia biodisponibile (non legato cioè alla globulina legante l'ormone sessuale o SHBG, che riduce la quota di ormone attivo); indipendentemente dall'età, la prevalenza dell'anemia cresceva progressivamente con il diminuire dei livelli di testosterone, totale e biodisponibile: gli uomini con le più basse concentrazioni di ormone avevano una probabilità di malattia 5,4 volte maggiore per il totale e 13 per il biodisponibile, le donne 2,1 per il totale e 3,4 per il biodisponibile, nei confronti statistici con le più alte concentrazioni ormonali. Tra i 274 uomini quelli con i più bassi livelli di entrambi i tipi di testosterone hanno mostrato un rischio significativamente maggiore di malattia, più marcato per l'ormone biodisponibile, nel confronto con i valori normali. Secondo gli autori la diminuzione dell'androgeno potrebbe aumentare la suscettibilità all'anemia, essere una concausa e non fattore sufficiente per lo sviluppo di questa condizione, che è multifattoriale nell'anziano; anche se i meccanismi attraverso i quali il testosterone stimola l'eritropoiesi sono ancora poco chiari. E sarebbe un elemento da prendere in considerazione specialmente quando si sono escluse altre possibili cause della malattia, o nei pazienti con deficit nutrizionali. D'altro canto gli effetti della terapia androgenica sostitutiva osservati rispetto a forza muscolare, densità minerale ossea, capacità fisiche e cognitive potrebbero essere mediati dall'incremento dell'Hb e questo fatto dovrebbe essere attentamente considerato.
Elettra Vecchia
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