07 luglio 2006
Aggiornamenti e focus
Adipe deprimente
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L’obesità, ormai è noto, è uno dei principali problemi di salute pubblica. E la sua prevalenza ne è una conferma, negli Stati Uniti, infatti, si è passati dal 23% del 1990 al 31% del 2000. Un aumento statisticamente significativo che dal punto di vista epidemiologico è trasversale, riguarda cioè indistintamente uomini, donne e tutte le età e i gruppi etnici. In più si tratta di una condizione frequentemente associata ad altre patologie, dal diabete alle malattie cardiovascolari, ed è cosi che si spiega il ruolo dell’obesità nel declino dell’aspettativa di vita statunitense. Ma esiste un ruolo della malattia anche rispetto a problemi psichiatrici? Secondo una ricerca pubblicata dagli Archives of General Psychiatry per gli obesi non sarebbero in agguato solo problemi cardiovascolari, bensì anche disturbi psicologici come ansia e malinconia. Gli esperti del Group Health Cooperative di Seattle, peraltro, hanno riscontrato anche un ruolo protettivo della malattia rispetto all’abuso di sostanze stupefacenti e alcoliche.
Non si tratta di una novità. Già precedenti ricerche, come premettono gli autori, avevano evidenziato come l’obesità possa essere associata a disturbi dell’umore. Una relazione che sembrerebbe riguardare la popolazione femminile in particolare. E il rapporto è generalmente bidirezionale cioè una situazione depressiva può preludere alla successiva malattia, ma è vero anche il contrario, cioè l’obeso si deprime più facilmente. La stessa simmetria esisterebbe anche nella risoluzione delle patologie cioè una significativa perdita di peso determina una riduzione della depressione e viceversa. Mancano, però, aggiungono i ricercatori, i dati epidemiologici, ecco perché hanno cercato di ovviare a questa lacuna. Due le domande che si sono posti: qual è l’associazione tra obesità e molti tra i più comuni disturbi mentali? Come queste associazioni variano in virtù del gruppo sociodemografico di appartenenza? Per verificarlo hanno intervistato 9125 adulti in tutto il paese, dei quali 2330 sono risultati obesi o gravemente obesi. All’interno di questo sottogruppo, in maniera equivalente sia tra gli uomini sia tra le donne, c’era una sensibile prevalenza di disturbi psicologici e, al contrario, una bassa quantità di persone con problemi di dipendenze. Più precisamente il rischio di malattie come ansia e malumore costante aumenta del 25% negli individui obesi, mentre quello di abuso di sostanze diminuisce del 25%. Sul perché esista questa relazione le ipotesi sono varie. Secondo una corrente di pensiero, appetito e aumento di peso sono sintomi comuni di depressione e in più la stessa depressione può determinare una ridotta attività fisica. E anche i medicinali che si utilizzano per regolare l’umore possono indurre l’aumento di peso. D’altro canto è vero che lo stigma associato all’obesità può avere effetti depressivi e la riduzione dell’attività fisica provocata dal peso aumenta il rischio di depressione. Ma tra le due correnti di pensiero emerge una terza via che è sia ambientale sia biologica. Secondo la ricerca statunitense tutte le ipotesi hanno fondamento, ma non era obiettivo dello studio definire questi dettagli. Lo stesso dicasi per il discorso relativo al ridotto abuso di sostanze tra gli obesi. Urgono perciò ulteriori studi nei quali vengano esplorati in particolare le influenze sociali e culturali, in modo da chiarire quale sia la direzione del rapporto di causa-effetto tra obesità e problemi psicologici.
Marco Malagutti
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Più depressioni meno dipendenze
Non si tratta di una novità. Già precedenti ricerche, come premettono gli autori, avevano evidenziato come l’obesità possa essere associata a disturbi dell’umore. Una relazione che sembrerebbe riguardare la popolazione femminile in particolare. E il rapporto è generalmente bidirezionale cioè una situazione depressiva può preludere alla successiva malattia, ma è vero anche il contrario, cioè l’obeso si deprime più facilmente. La stessa simmetria esisterebbe anche nella risoluzione delle patologie cioè una significativa perdita di peso determina una riduzione della depressione e viceversa. Mancano, però, aggiungono i ricercatori, i dati epidemiologici, ecco perché hanno cercato di ovviare a questa lacuna. Due le domande che si sono posti: qual è l’associazione tra obesità e molti tra i più comuni disturbi mentali? Come queste associazioni variano in virtù del gruppo sociodemografico di appartenenza? Per verificarlo hanno intervistato 9125 adulti in tutto il paese, dei quali 2330 sono risultati obesi o gravemente obesi. All’interno di questo sottogruppo, in maniera equivalente sia tra gli uomini sia tra le donne, c’era una sensibile prevalenza di disturbi psicologici e, al contrario, una bassa quantità di persone con problemi di dipendenze. Più precisamente il rischio di malattie come ansia e malumore costante aumenta del 25% negli individui obesi, mentre quello di abuso di sostanze diminuisce del 25%. Sul perché esista questa relazione le ipotesi sono varie. Secondo una corrente di pensiero, appetito e aumento di peso sono sintomi comuni di depressione e in più la stessa depressione può determinare una ridotta attività fisica. E anche i medicinali che si utilizzano per regolare l’umore possono indurre l’aumento di peso. D’altro canto è vero che lo stigma associato all’obesità può avere effetti depressivi e la riduzione dell’attività fisica provocata dal peso aumenta il rischio di depressione. Ma tra le due correnti di pensiero emerge una terza via che è sia ambientale sia biologica. Secondo la ricerca statunitense tutte le ipotesi hanno fondamento, ma non era obiettivo dello studio definire questi dettagli. Lo stesso dicasi per il discorso relativo al ridotto abuso di sostanze tra gli obesi. Urgono perciò ulteriori studi nei quali vengano esplorati in particolare le influenze sociali e culturali, in modo da chiarire quale sia la direzione del rapporto di causa-effetto tra obesità e problemi psicologici.
Marco Malagutti
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